Negli ultimi anni la Real World Evidence, ovvero la riuscita di una terapia, praticità e vantaggi nel mondo reale, ha assunto un ruolo sempre più rilevante. Nelle fasi di sviluppo del farmaco si fa riferimento agli studi clinici randomizzati, ma l’esperienza sul campo fa la differenza.

 

Tumori e malattie rare

La Real World Evidence (RWE) offre svariate opportunità in campo oncologico, così come in altre aree della medicina. I dati di vita reale consentono di focalizzarsi su popolazioni normalmente poco indagate, come nel caso di alcune malattie rare e tumori rari. Un altro aspetto interessante è legato al profilo di sicurezza del farmaco da studiare, in modo da ottenere maggiori informazioni sul profilo di tollerabilità in una popolazione più eterogenea e a volte anche più fragile, come negli anziani, specialmente nell’ambito delle patologie rare e oncologiche.

 

Ricerca e sviluppo

“La nostra visione – ha dichiarato Barbara Capaccetti, direttore medico, vicepresidente Pfizer in Italia – è quella di seguire passo dopo passo ognuno dei nostri farmaci, con l’obiettivo di accelerare in modo mirato lo sviluppo, garantire che il farmaco giusto arrivi al paziente giusto al momento giusto. Se impiegata in modo coerente e rigoroso, secondo gli esperti, la real world potrebbe accompagnare l’evoluzione della medicina personalizzata, ottimizzando la spesa farmaceutica e diventando uno strumento di governance (regole e procedure che riguardano l’effettiva distribuzione di una terapia).

 

Dispositivi indossabili

“In Pfizer abbiamo percepito l’esigenza di concentrarci sull’intero ciclo di vita di ogni singolo farmaco, esplorando metodi all’avanguardia – conclude la dottoressa Capaccetti – metodi capaci di generare dati, ad esempio, da dispositivi indossabili, risorse che possono permetterci di ottimizzare l’esperienza del paziente per migliorarne la qualità della vita, integrando eventuali dati incompleti o assenti nei trial”.