Venerdì 11 Luglio 2025

Tananai: ‘Bella Madonnina’ e il tour, tra ricordi milanesi e sogni globali

Inter, Parigi e il pubblico: il cantautore si racconta a Soundcheck tra calcio, concerti e autenticità

Sono flash, suggestioni, ricordi, che “brilet de luntan” quelli racchiusi da Tananai in “Bella Madonnina”, singolo estivo che racconta tra un concerto e l’altro nello studio di Soundcheck, il format musicale disponibile sul sito web e sui social del nostro giornale.

“Dopo una ballad come ‘Alibi’ volevo qualcosa di spensierato” ammette il cantautore di Cologno Monzese, al secolo Alberto Cotta Ramusino, trent’anni. “Pure la produzione un po’ ballerina del brano ha lo spirito con cui voglio affrontare l’estate, divertendomi senza dover spaccare necessariamente tutto”. Basta incrociare rime svagate come quella di “voulez-vous” con “ragù” per capire cosa intenda.

Il brano racconta una notte in bianco vissuta da ragazzo

“Una mattina, all’alba, mi sono ritrovato solo in Piazza Duomo. Non sapevo dove fossero finiti i miei amici, avevo il telefono scarico e le tasche vuote. Così, aspettando la riapertura della metro, ho ingannato il tempo parlando con gli spazzini… e con la Madonnina”.

E cosa ha detto, di grazia, a Nostra Signora?

“Non ricordo. Le avrò chiesto la ricetta del ragù…”.

Per citare i Baustelle di “Charlie fa surf” avrebbe potuto usare “skate” o “mazza da baseball”, invece ha preferito “Paroxetina”, un antidepressivo. Perché?

“Per far rima con ‘Madonnina’. Sono un grande fan della scrittura di Francesco Bianconi e mi è sembrato divertente omaggiarlo usando quel riferimento lì”.

Di chi altro è grande fan? “Di Cesare Cremonini. Sono stato al suo ultimo concerto e m’è piaciuto tantissimo. Ma apprezzo molto pure Blanco, che è mio amico, così come Jovanotti e Biagio Antonacci”.

Il brano non è accompagnato da un videoclip vero e proprio, ma da riprese di Tokyo col testo della canzone in sovrimpressione, tipo karaoke

“Nei video ero venuto proprio male, così ho pensato: togliamo me e teniamo il resto. Volendo offrire con quella clip una testimonianza delle mie esperienze degli ultimi mesi non potevo certo prescindere dal viaggio in Giappone”.

A proposito di trasferte importanti, a febbraio è stato pure alle Nazioni Unite, dove ha parlato ad una platea di duemila ragazzi

“Sono stato invitato dal Global Citizens Model United Nations. Ho accettato al volo e mi sono precipitato a New York prima che al Palazzo di vetro s’accorgessero d’aver fatto una cavolata. Debbo dire che parlare di futuro a così tanti giovani e giovanissimi mi ha molto responsabilizzato. Anche se, ad essere sinceri, l’ho fatto più per lasciarmi ispirare dalla situazione che per dire qualcosa di strabiliante”.

Alla fine, l’esperienza qualche idea gliel’ha fatta venire?

“Sì. Tutte le volte che esci da casa (e a maggior ragione se vai dall’altra parte del mondo) è difficile che non ti rimanga qualcosa addosso”.

Tutto è nato dall’ultimo posto a Sanremo più invidiato degli anni Duemila. Visto quel che è successo dopo, non sarà stato facile mantenere la barra a dritta

“Mi piacciono le persone che ho attorno così come le canzoni che scrivo e ho capito subito di non dover cambiare il modo di relazionarmi con la gente né di fare musica. Lo sbaglio più grosso sarebbe stato pensare di poter ricavare da quanto accaduto una formula per provare replicare quella fortunata combinazione di fattori all’infinito”.

A Sanremo ha portato prima “Sesso occasionale” e poi “Tango”. Dice il proverbio che non c’è due senza tre

“Inutile parlare del Festival senza avere il pezzo giusto da parte. E al momento non c’è”.

Intanto è in tour fino a settembre, con tappe l’11 luglio al Ferrara Summer Festival, il 18 al Nosound Fest di Servigliano, il 13 agosto all’Arena della Versilia di Cinquale e il 5 settembre all’Ippodromo Snai San Siro di Milano

“Quella che viene ai concerti è la mia gente. Quindi non sono spaventato, ma solo emozionato. In autunno abbiamo fatto i palazzetti qui in Italia, poi i club all’estero, e mi sono reso conto che le dimensioni del posto in cui canto non contano. Contano sono solo le facce di quelli che hai davanti. E l’unico modo per non deluderti è rimanere sempre te stesso”.

Un pubblico che l’ha sorpresa?

“Quello parigino. Lo facevo più snob e invece a La Machine du Moulin Rouge mi sono ritrovato immerso da un grande affetto”.

Per trasmettere positività, bisogna andare in scena felici. Sotto questo profilo se invece di partire il 19 giugno il tour fosse partito l’1 sarebbe stato un problema

“Non so di cosa parla… e non lo voglio sapere”.

Già rimossa la débâcle Inter-PSG?

“Penso che il giorno dopo la finale di Monaco sul palco avrei potuto cantare solo le canzoni tristi del mio repertorio, quindi, niente ‘Sesso occasionale’ o ‘Bella Madonnina’, ma ballate strappacuore. Comunque, è sbagliato dire di essersi gustati il viaggio solo una volta raggiunto l’obiettivo. Il viaggio è bello a prescindere. E noi l’avventura della Champions ce lo siamo goduta comunque”.