La diagnosi di tumore rischia di creare una popolazione di serie B, che subisce pregiudizi negativi nel lavoro e nella vita di relazione, troppo spesso ci dimentichiamo che di cancro si guarisce, sempre più spesso, e in tanti altri casi il tumore si cronicizza, senza evolvere in maniera sfavorevole, consentendo quindi una buona qualità di vita. Sulla base di queste premesse Fondazione AIOM ha lanciato la prima campagna di comunicazione per richiedere una legge per il diritto all’oblio in oncologia.

 

Discriminazioni

Si contano tre milioni e seicentomila malati di tumore in Italia, all’incirca uno su tre di questi guarisce. Purtroppo, molte persone che hanno vinto la battaglia continuano a subire discriminazioni, come se la malattia fosse ancora incombente come una spada di damocle, quindi riferiscono difficoltà in vari contesti, ad esempio se richiedono mutui e assicurazioni, oppure possono incontrare ostacoli a vario livello, nelle istruttorie finalizzate all’adozione di minori, come pure nelle selezioni per posti di responsabilità nei luoghi di lavoro.

 

Recidive

La norma sul diritto all’oblio in oncologia permetterà, una volta sancita, di poter omettere di dichiarare la propria condizione di malattia. Semplicemente il fatto di riferire al colloquio di dover continuare le terapie e i controlli per prevenire recidive diventa motivo di (immotivato) giudizio sfavorevole. La campagna, partita a gennaio, ha già dato straordinari risultati, con una raccolta firme che ha visto un grande numero di adesioni e nuove importanti attività in programma da qui all’estate.

 

Ministero

Le raccomandazioni in tema di diritto all’oblio sono state enunciate nel corso di una conferenza stampa in forma ibrida presso l’Auditorium del Ministero della Salute. Sono intervenuti Giordano Beretta, Saverio Cinieri, Antonella Campana, Monica Forchetta e Ornella Campanella.