
Pensioni, via agli incentivi per chi rimanda l'uscita
Roma, 16 giugno 2025 – L’Inps dà finalmente il via libera alla circolare che permette di ritardare il pensionamento e di ottenere in busta paga i contributi a carico del lavoratore che sarebbero dovuti finire all’ente previdenziale. E’ la carta introdotta dalla manovra per il 2025 che ha puntato decisamente sugli incentivi per far rinviare volontariamente l’uscita e favorire la permanenza al lavoro per i lavoratori che nel corso dell’anno conseguano la possibilità di lasciare l’attività. L’obiettivo dichiarato è far salire l’età effettiva di pensionamento che oggi è intorno ai 64 anni: vediamo, nello specifico, quella che si configura come l’agevolazione principale a favore dei ritardatari della pensione. Parliamo del cosiddetto bonus Maroni rivisto e ampliato, dal nome dell’ex Ministro del Lavoro, Roberto Maroni, che lo introdusse agli inizi degli anni Duemila.
Il bonus Maroni: che cosa è
Si tratta di un incentivo a rimanere al lavoro invece di andare in pensione consistente nella possibilità di rinunciare all’accredito contributivo della quota dei contributi a proprio carico che è pari a poco meno del 10 per cento. La somma in questione, versata dal datore di lavoro all’Inps, non viene persa. Anzi. Si trasforma in un bonus retributivo che viene corrisposto dal datore di lavoro direttamente in busta paga al lavoratore, il quale potrà contare di fatto su un aumento di stipendio di circa il 10 per cento. La prima novità prevista dalla manovra per il 2025, per rendere l’operazione più appetibile, è quella di trasformare la quota aggiuntiva di stipendio in una somma interamente detassata.
I destinatari
A differenza dell’anno in corso, per il quale il bonus Maroni poteva e può essere utilizzato solo dai lavoratori che rinunciavano o che rinunciano a andare in pensione con Quota 103, la formula per l’anno prossimo include, oltre ai lavoratori che matureranno i requisiti di 62 anni e 41 anni di contributi al 31 dicembre 2025, anche quelli che matureranno i requisiti contributivi di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne entro il 31 dicembre 2025.
Decorrenza del bonus
A seguito dell'esercizio della facoltà – si legge nel provvedimento dell’Inps – a decorrere dalla prima scadenza utile per il pensionamento prevista dalla normativa vigente, viene meno ogni obbligo di versamento contributivo da parte del datore di lavoro della quota a carico del lavoratore, e la somma corrispondente alla stessa è corrisposta interamente al lavoratore. In particolare, per i soggetti che maturano 41 anni di anzianità contributiva e 62 anni di età negli anni 2024 e 2025, il trattamento pensionistico decorre trascorsi i seguenti termini: - sette mesi dalla data di maturazione dei requisiti, per i lavoratori dipendenti da datori di lavoro diversi dalle pubbliche Amministrazioni e i lavoratori autonomi; - nove mesi dalla maturazione dei requisiti, per i lavoratori dipendenti delle pubbliche Amministrazioni.