L’artrite reumatoide è oggi una malattia potenzialmente gestibile, anche se ancora troppo spesso viene sottovalutata, fino alla comparsa delle lesioni più gravi. Una diagnosi tempestiva è, invece, fondamentale per contrastare la progressione, consentendo la remissione clinica, che significa controllo, riduzione o scomparsa dei sintomi in un’elevata percentuale di casi.

Per sensibilizzare i pazienti sull’importanza della remissione dell’artrite reumatoide, migliorando la qualità di vita di chi ne è affetto, è nata la campagna promossa con il patrocinio di ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus). L’iniziativa, declinazione italiana della campagna globale “Talk over RA”, ha l’obiettivo di promuovere la collaborazione e il dialogo tra il paziente e lo specialista reumatologo.

“Con questa iniziativa di informazione consolidiamo il nostro impegno in reumatologia a favore delle persone con artrite reumatoide – ha dichiarato Fabrizio Greco, amministratore delegato di AbbVie Italia, nel promuovere la campagna -. La nostra esperienza in immunologia ci consente di sviluppare le terapie più innovative per il trattamento di queste patologie. Ogni giorno rinnoviamo il nostro impegno al fianco dei pazienti e della comunità scientifica con l’obiettivo comune di fornire il miglior supporto, soprattutto in questo momento complesso a causa dell’emergenza Covid-19″.

“La remissione clinica dell’artrite reumatoide è un traguardo possibile – ha aggiunto il professor Luigi Sinigaglia, Past President Società Italiana di Reumatologia (SIR) – si tratta di una patologia che può essere curata e tenuta sotto controllo, e ora persino fermata prima che porti alla progressiva perdita di funzioni fondamentali che comportano, negli anni, l’invalidità dei pazienti. Noi specialisti reumatologi abbiamo a disposizione cure efficaci, messe a punto negli ultimi 15-20 anni, che possono consentire, in un’elevata percentuale di casi, la remissione completa dell’artrite reumatoide, che significa permettere al paziente di fare una vita normale. Il problema resta, però, la diagnosi precoce che, nel nostro Paese, può avvenire anche uno o due anni dopo la comparsa dei primi sintomi. Oggi riusciamo a raggiungere la remissione nel 50-60% dei pazienti se la malattia viene diagnosticata tempestivamente, ovvero entro un anno dalla comparsa dei primi sintomi.

Il traguardo della remissione è condizionato da una stretta collaborazione fra paziente e medico, volto a condividere il percorso di cura.  Roberto Gerli, Presidente Società Italiana di Reumatologia (SIR) ha sottolineato che le linee guida nazionali e internazionali sul trattamento dell’artrite reumatoide hanno cominciato a nominare la remissione solo negli ultimi anni, solo cioè da quando si sono resi disponibili farmaci di efficacia tale da poterla raggiungere. “La prognosi della malattia è decisamente migliorata a partire dagli anni ’80 – ha spiegato il medico – ma enormi progressi sono stati fatti negli ultimi 20 anni. Siamo passati dal sollievo sintomatico al rallentamento, o alla prevenzione, di ulteriori danni radiologici, fino alla possibilità di ottenere la remissione. Oggi, l’innovazione terapeutica continua a fornire opzioni in grado di cambiare l’evoluzione dell’artrite reumatoide. Parliamo di nuovi farmaci biotecnologici e JAK inibitori, molto efficaci e ben tollerati, che saranno sempre più in prima linea per il trattamento precoce di questa patologia volto a raggiungere l’obiettivo della remissione clinica. Oltre ad un armamentario terapeutico sempre più ricco, noi clinici abbiamo anche a disposizione strumenti diagnostici multidisciplinari e molto sofisticati, dalle tecniche di imaging ai test di laboratorio, per mettere a punto terapie sempre più precoci e tailor-made”.

Alessandro Malpelo

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