Giovedì 25 Aprile 2024

Eurovision, vince la Svezia: le pagelle della finale

Marco Mengoni da brividi, la Croazia è travolgente

Marco Mengoni all'Eurovision Song Contest 2023

Marco Mengoni all'Eurovision Song Contest 2023

Le pagelle della finale dell’Eurovision Song Contest 2023 incoronano Marco Mengoni.

1. Austria: Teya & Salena - Who The Hell Is Edgar?: voto Polase. Mi aspettavo una performance più energica da loro due, invece sono risultate un po’ impacciate nella coreografia e nulla più. Edgar Allan Poe avrebbe saputo fare molto meglio.

2. Portogallo: Mimicat - Ai Coração: voto Broadway. Ha dichiarato di aver scritto la canzone in cinque minuti. E se le è venuta così bene, chissà cosa può fare in un quarto d'ora. Lei canta, balla, ma soprattutto ha personalità. 

3. Svizzera: Remo Forrer - Watergun: voto Kolors. Sembra uno Stash impegnato. Impegnato a cantare, un po’ meno nella coreografia. Nella quale risultata un pelo impacciato. Ecco, diciamo pure che sembra stia raccogliendo del riso. Anche no. La sua voce è talmente profonda

4. Polonia: Blanka - Solo: voto Pop. La canzone è carina, il tema ormai non fa più scalpore, però non lascia nulla. Lei balla decisamente bene. Solo a guardarla mi si è slogata una caviglia.

5. Serbia: Luke Black - Samo Mi Se Spava: voto Svegliatelo. Medesima performance della semifinale. Ribadisco che non avrebbe meritato la finale. Anche in questo caso si lascia sopraffare da coreografia e scenografia e deve faticare per cercare di emergere. 

6. Francia: La Zarra - Évidemment: voto Lustrini. Ma proprio in modo quasi fastidioso. Diciamo che ha voluto fare la diva, sul solco di altre dive francesi. Ecco, no. Per il resto, bella canzone, orecchiabile, entra in testa e poi lei ha classe. Ecco, eleganza non particolarmente. L’outfit ricorda quello di Ursula della Sirenetta.

7. Cipro: Andrew Lambrou - Break A Broken Heart: voto Tormentone. Io già so il ritornello a memoria. Lui è un bono che neanche vi dico e per questo, vi avviso, il mio voto potrebbe essere influenzato. L’ho già detto che è bono? Sì, ma è anche bravo. Femminist*, maschilist*, ist* e bast* state calmi: era una battuta. A me la canzone è piaciuta.

8. Spagna: Blanca Paloma - Eaea: voto Emozioni già vissute. Quando mi sono rotta il mignolo del piede sinistro contro il divano. Ho emesso le stesse vocali. E anche nello stesso ordine. Il flamenco è sacro, per carità. Però il contesto giusto probabilmente non è quello dell’Eurovision.

9. Svezia: Loreen - Tattoo: voto Stretching. La sua coreografia è la routine mattutina, il risveglio muscolare di chiunque. Con gli artigli che indossa, però, rischia di fare come la mia gatta che tira i fili rimanendo impigliata. Ah la canzone? Bravi gli Abba, faranno strada.

10. Albania: Albina & Familja Kelmendi - Duje: voto Cigni di Balaka. Al Bano in confronto sussurra ed è molto meno teatrale. Lei urla in maniera sguaiata. Insisto: perché la finale a loro e non ai Piqued Jacks di San Marino? Qualcuno me lo spiega?

11. Italia: Marco Mengoni - Due Vite: voto Cantami la vita. Sono di parte, lo so. Ma io ascolto ‘Due vite’ dal primo giorno del Festival di Sanremo e non ho mai smesso. Il popolo dell’Eurovision non ti capisce, Marcolino. Ma noi (plurale majestatis) ti vogliamo un gran bene. Sei molto meglio di una Loreen qualsiasi. Ecco i Let 3 della Croazia ti potrebbero superare, ma solo se al tavolo con noi c’è qualche gin tonic. Noi cuore tantissimo Marco. 

12. Estonia: Alika - Bridges: voto Adele. Nel senso proprio della vicina di casa tarocca della cantante Adele. Urla, si sbraccia, ma il risultato che ottiene è farmi abbassare il volume della tv.

13. Finlandia: Käärijä - Cha Cha Cha: voto Dategli un coprispalle e vi solleverà il mondo. Dai su, confessatelo: avete ballato anche voi. E soprattutto sapete già ‘Cha cha cha’ (perlomeno il ritornello). I suoi occhi spiritati indagano nella tv di qualsiasi spettatore come neanche un rilevatore Auditel. Io, comunque, ho già imparato la coreografia. Gioco aperitivo.

14. Repubblica Ceca: Vesna - My Sister's Crown: voto Bene, brave ma basta. Sono carine, brave. Però, lasciatemelo dire, noiosine. La mia personalissima speranza è che le trecce delle ragazze sul palco siano extension, perché le fanno roteare talmente velocemente da rischiare in caso contrario danni permanenti al cuoio capelluto. 

15. Australia: Voyager - Promise: voto Come li vedi su Amazon vs come arrivano a casa. Purtroppo l’impossibilità di usare effetti vocali si fa sentire e il brano è molto meno forte rispetto a quello che risulta essere su Spotify. In streaming li riascolterei più volte, così un paio bastano. Peccato. L’inserto in stile ‘666 The number of the Beast’ è anche apprezzabile.

16. Belgio: Gustaph - Because Of You: voto E anche stavolta una sudata ce la siamo fatta. Il Boy George della zumba ci fa ballare. Anche in questo caso l’intonazione non è sempre perfetta, ma che c’importa? Siamo impegnati a tirare su i glutei e farci venire degli addominali d’acciaio con questa canzone.

17. Armenia: Brunette - Future Lover: voto Test. Sul palco Brunette arriva vestita da Pocahontas e non se ne capisce il motivo, così come è ignoto il motivo che la spinge a un tratto a mollare tutto per fare una coreografia. Se si riesce a superare la prima parte della canzone resistendo agli sbadigli, si è a cavallo. A proposito di Pocahontas, in effetti.

18. Moldavia: Pasha Parfeni - Soarele si Luna: voto Guru. Io me lo vedo come uno Sherpa che ci guida per le foreste sulle montagne. A me ricorda una sorta di Tarkan – ve lo ricordate il cantante turco di ‘Simarik’, poi tradotta in ‘Kiss Kiss’? -, con qualche caratteristica di Aragorn del Signore degli Anelli. Insomma, un po’ un personaggio mitologico. Come è la sua performance

19. Ucraina: Tvorchi - Heart of Steel: voto Corso di canto. Su Spotify li ascolti e ti sembrano molto forti. Poi togli gli effetti vocali e sono normalissimi. Peccato. 

20. Norvegia: Alessandra - Queen of Kings: voto Cogli la prima mela. Lei ha già annunciato un concerto in Italia, alla Santeria di Milano. Così giusto per mettere le mani avanti e dire che comunque questo Eurovision Song Contest le ha già detto tutto. Ricorda molto da vicino Angelo Branduardi. Incrociato con il ‘Trono di Spade’.

21. Germania: Lord of the Lost - Blood & Glitter: voto Va bene, ma non ti arrabbiare. Il cantante ha un outfit che lo fa sembrare un mix fra Madonna ai tempi di ‘Material girl’ e il mostro del film ‘Legend’. L’atmosfera è total red, lui a un certo punto urla così forte da scuotermi talmente tanto che mi sento in colpa anche per non aver buttato la spazzatura oggi che era il mio turno. 

22. Lituania: Monika Linkyté - Stay: voto Singeeee. Mi esalto sempre quando chiunque a un concerto urla ‘Singeeee'. E Monika lo fa. Dieci punti in più a prescindere. La canzone però sembra una sorta di ‘L’Europa siamo noi’ di Crisitna D’Avena. Bella, ma non fa sussultare.

23. Israele: Noa Kirel - Unicorn: voto Non me ne capacito. La coreografia a fine brano è qualcosa che non si augura. Una parentesi del tutto slegata rispetto al resto della canzone. Canzone che, in sè, è anche decisamente orecchiabile.

24. Slovenia: Joker Out - Carpe Diem: voto Austin Powers. Loro sono vestiti come in uno dei film di Austin Powers, la canzone è carina e orecchiabile, ma oltre il ballo di fine anno non vanno.

25. Croazia: Let 3 - Mama Sc!: voto Premio della critica, la mia. Salgono sul palco con un outfit fra il Moulin Rouge e Parco Sempione. Ma dove li trovate artisti del genere? Io li voglio tutti sul mio comodino.

26. Regno Unito: Mae Muller – I wrote a song: voto Era meglio Sam Ryder. Viene accolta dalla Liverpool Arena come fosse Celine Dion. Non lo è. La canzone è carina, lei la canta anche benino. Niente di più.

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