Roma, 29 luglio 2025 – "Ho inviato tutto io a Corona, Martina mi aveva mandato il materiale pochi secondi prima sul mio telefono e poi mi aveva dato il consenso di inoltrargliele". Il pr milanese Federico Monzino ammette in un’intervista a Repubblica.it quello che ieri smentiva sdegnato: avere reso pubblico lo scambio di chat e audio fra la modella Martina Ceretti e Raoul Bova, un lungo corteggiamento fatto di centinaia di messaggi coronato da una presunta notte d’amore in un hotel di lusso. L’idea, spiega, era di fare diventare famosa l‘amica: "Cosa che lei desiderava. Io ho fatto solo da tramite. Il materiale non è stato rubato, ma condiviso volontariamente".

Lei è stata ascoltata in Procura e ha spiegato di avere fatto tutto in buona fede, senza secondi fini. E comunque l’ex fotografo dei vip ha subito sparato il gossip dell’estate su Falsissimo. Monzino continua a negare di avere ricattato l’attore (cosa su cui i pm non sono convinti): "Non so chi sia l’autore del messaggio anonimo a Bova, giuro".
I contenuti su Instagram di Federico Monzino ora sono diventati a pagamento, una vetrina da 850mila follower dove l’imprenditore ventinovenne racconta le esperienze elitarie di ragazzo privilegiato. E se proprio sul social ha fatto in tempo a "prendere le distanze dall’inchiesta" in cui la procura di Roma procede contro ignoti con l’ipotesi di tentata estorsione, adesso racconta il ripensamento: "Martina si è resa conto dell’impatto che tutto questo avrebbe potuto avere sulla sua immagine. Così mi ha chiesto di fermare tutto. Io ho rispettato la sua volontà e da quel momento ho fatto il possibile perché quelle chat non venissero pubblicate".

Ha chiesto anche lei a Corona di lasciare perdere, ma ormai "era fuori controllo". Era stato Raoul Bova a denunciare i messaggi partiti dal numero di quello che sembra un prestanome.
Il primo Whatsapp risale all’11 luglio: "Non è il caso che venga fuori uno scandalo sui giornali, no? Per il tuo matrimonio, per la tua immagine, per il tuo presente e futuro lavoro. Altro che don Matteo... ho dei contenuti che ti farebbero molto male".
Il senso del messaggio era chiaro, anche se mancava una richiesta esplicita di denaro. "Comunque io posso non fare accadere tutto ciò... se mi vieni incontro blocchiamo tutto e rimane privato". David Leggi, il legale di Raoul Bova, è sconfortato: "Si è attivata una macchina infernale che non guarda in faccia a nessuno, persone e figli. È un nuovo Far West".