Domenica 6 Luglio 2025
RITA BARTOLOMEI
Inchieste

Crimini seriali, la poliziotta: “Sulle tracce di uno stupratore, ecco come smascherarlo”

Pamela Franconieri, vice questore dello Sco: “Ai processi si portano i fatti. Le basi delle indagini sono sopralluoghi, ascolto delle vittime, riscontri scientifici”. Domingo Magliocca, esperto di geographic profiling: “Che cos’è il punto di ancoraggio del reo e come si fanno parlare i luoghi del reato”

Serial killer italiani: le storie di Donato Bilancia, Gianfranco Stevanin e Luigi Chiatti

Serial killer italiani: le storie di Donato Bilancia, Gianfranco Stevanin e Luigi Chiatti

Roma, 21 giugno 2025 – Serial killer italiani, ma quanti sono? Dal 1801 al 2021 Ruben De Luca – psicologo, criminologo e scrittore – ne ha contati 233. Numero superiore di oltre 4 volte alla voce di Wikipedia, che elenca 52 nomi. Da Andrea Arrigoni a Gaspare Zinnanti. Si torna indietro fino al XVIII secolo con Giovanna Bonanno, “la vecchia dell’aceto”.

Pamela Franconieri, vice questore dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato
Pamela Franconieri, vice questore dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato

Donato Bilancia, Luigi Chiatti, Gianfranco Stevanin tra i nomi più noti. Il ‘mostro di Firenze’ invece non c’è – è isolato in una sottocategoria a parte - anche se quella definizione (anche Mostro, con la maiuscola) è ben rappresentata, da Modena a Udine. L’elenco generale è da aggiornare con Vasile Frumuzache, il killer delle escort, a Prato.

L’argomento è scientifico, una branca della criminologia. Ma è affollato di suggestioni, che troppe volte non consentono di capire davvero. Invece “ai processi si portano i fatti”, ama ricordare Pamela Franconieri, vice questore dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.

Serial killer italiani: le storie di Donato Bilancia, Gianfranco Stevanin e Luigi Chiatti
Serial killer italiani: le storie di Donato Bilancia, Gianfranco Stevanin e Luigi Chiatti

La poliziotta e i criminali seriali

Ma come si entra nella mente di un criminale seriale, dagli omicidi agli stupri? “In Italia non c’è una tradizione di criminal profiling o profilazione, come accade ad esempio negli Stati Uniti – chiarisce l’investigatrice -. Le nostre indagini, anche sui delitti seriali, sostanzialmente sono sempre portate avanti con lo stesso metodo. E non è che non sia efficace”.

Il violentatore seriale

Il vice questore ha in mente un caso, perché come fai a dimenticare certe storie? Ecco, sembra ieri quando ha raccolto la denuncia per “una violenza sessuale molto grave, a Roma. C’è sempre un determinato modus operandi dell’autore di un delitto, contano le cose che fa e che dice, qual è, diciamo, il suo approccio”. Bisogna ricordare i dettagli, cercare le assonanze, farle parlare. Ascoltare con attenzione le parole della vittima, le sue descrizioni. Così succede che “a distanza di tempo, in tutt’altra zona, molto lontana, un mio ispettore prende un’altra denuncia. La leggo e mi sembra la mia, mi dico, non è possibile”. Finisce che “da questo spunto, analizzando altri casi in Italia, siamo arrivati a trovare un filo conduttore. Quindi non siamo partiti dal profilo dell’autore ma da una serie di dati oggettivi. E questo vale anche nelle investigazioni sugli omicidi. Azioni che hanno un prima, un dopo e un durante. Quando si analizza bene questo, è possibile trovare assonanze oggettive con altre situazioni del genere. Quindi rispetto ai fatti, non al profilo criminale”.

Dai sopralluoghi ai riscontri scientifici

Mentre il criminal profiling traccia prima di tutto un ritratto psicologico. “Ma noi non usiamo quella tecnica – ribadisce la poliziotta -. Facciamo indagini con un approccio importante dal punto di vista del sopralluogo, della ricostruzione del contesto relazionale della vittima o del presunto autore di reato, sui riscontri di natura tecnico scientifica, merceologica, balistica…”.

Serial killer e corsa contro il tempo

Quando c’è “la percezione che sia la stessa mano a uccidere, è chiaro che è una corsa contro il tempo. Le indagini sugli omicidi devono essere necessariamente molto veloci. Ma quando si ha la percezione che possa non essere il primo caso, chiaro che lì ti senti proprio il pericolo che possa accadere un’altra volta e metti in campo tutto quello che è possibile”.

Domingo Magliocca, esperto di geographic profiling: quanto contano i luoghi sulla scena del crimine
Domingo Magliocca, esperto di geographic profiling: quanto contano i luoghi sulla scena del crimine

Sulla scena geografica del crimine

Ed ha invece una professionalità ‘all’americana’ Domingo Magliocca, laurea in Criminologia a Bologna, analista che fornisce “supporto strategico-operativo in geographic profiling analysis” sui crimini seriali. Un lavoro complesso, che richiede competenze specifiche. Spiega: “Analizzo i luoghi, non solo della scena del crimine dove è stata rinvenuta la vittima, ma di tutti quei siti connessi all’evento stesso, indizi geografici utili a ricostruire come si muove l’autore di un reato. Servono a capire il punto di ancoraggio, in altre parole la residenza o il luogo di lavoro. Perché ogni autore di crimine seriale ha un suo punto di ancoraggio attorno al quale tende a distribuire la sua attività criminosa”.

A questo link le info sul geographic profiling

Come far parlare i luoghi

Così il luogo diventa un mezzo per individuare il colpevole, “cioè per stabilire che in un certa area c’è il punto di ancoraggio del reo, che è poi l’obiettivo del profiling geografico”. Una “tecnica investigativa che trova il suo fondamento nella criminologia ambientale che studia proprio questo rapporto. In caso di omicidio distinguiamo il luogo dove è avvenuto il primo contatto tra la vittima e l’autore di reato, quelli dove è stata rinvenuta l’arma del delitto o dove è stato abbandonato il cadavere. Alla fine, ogni sito è un indizio geografico”.