
Marco Lisei, avvocato bolognese e senatore di Fratelli d'Italia, ha presentato un emendamento per combattere lo spoofing
Bologna, 29 giugno 2025 – Telemarketing selvaggio e spoofing sono al centro dell’emendamento al Ddl Semplificazioni presentato dal senatore di FdI Marco Lisei. Il politico e avvocato bolognese si è posto l’obiettivo “di dare un segnale a quel mondo e a chi si sente vessato continuamente da chiamate che ormai sono diventate insostenibili”.
La premessa: comprensione per il comparto, “ma la tutela del lavoro non può diventare una giustificazione per consentire che gli operatori abusino di un’attività che è molto, troppo invasiva”. Il settore – dalle ultime stime – dà lavoro a 80mila operatori. E combattere lo spoofing significa aiutare i call center legali, che sono tra le prime vittime di queste truffe.

Che cos’è lo spoofing
Lo spoofing (in inglese, inganno) “consente alla parte chiamante, alla rete di origine e/o alla rete di transito di manipolare le informazioni contenute nel campo Cli (Calling line identification) con l’intenzione di ingannare la parte chiamata inducendola a pensare che la telefonata abbia avuto origine da un’altra persona, entità o comunque da altra linea”. Così Agcom nell’allegato alla delibera 106/25 del 19 maggio, che da agosto prevede il blocco sui numeri fissi falsi, quello sui cellulari scatterà da novembre. Insomma, ci sarà qualcuno che butterà giù la chiamata al posto nostro.
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I 5 punti dell’emendamento Lisei
L’emendamento Lisei è diviso in cinque punti, e si propone di arrivare a una “semplificazione di obblighi in capo al gestore di telefonia per garantire la sicurezza degli utenti”. I gestori, mette al primo punto il senatore di Fratelli d’Italia, “sono tenuti a garantire l’autenticità dei numeri (...) attraverso dispositivi di autenticazione che confermino l’autenticità delle chiamate e dei messaggi”. Al quinto e ultimo punto si sottolinea che “sono tenuti a bloccare o interrompere le chiamate internazionali con Cli nazionale eccetto nei casi di roaming internazionale”. E proprio il roaming rende più complicata tecnicamente la possibilità di mettere un filtro ai numeri di cellulare fasulli, il blocco infatti dovrebbe scattare a novembre.
Call center: le parole della Cisl
Ma, cambiando prospettiva, qual è lo stato di salute del comparto call center? “Da sempre la situazione è complessa – è la premessa di Alessandro Faraoni, segretario nazionale Fistel Cisl -. Perché sono legati a commesse delle grandi aziende, il tema ricorrente è quello del massimo ribasso. E purtroppo non tutti applicano correttamente il nostro contratto. Stiamo lavorando per mettere in sicurezza questo mondo. Stiamo facendo progetti, in Calabria abbiamo salvaguardato il posto per mille persone, con un intervento congiunto di Regione, sindacati e aziende. Stiamo quindi cercando di ristabilizzare la troppa precarietà che ancora c’è nei call center, ma è un lavoro complesso e difficile”. Per il segretario nazionale Fistel il settore rappresenta la parte più debole del comparto Tlc (Telecomunicazioni).
"Il problema dei contratti capestro”
Faraoni ricorda che “c’è stato bisogno, ad esempio, di mettere in campo la solidarietà, per salvaguardare l’occupazione. Un sacrificio per tutti, ma almeno nessuno perde il posto. Ed è un nostro dovere trovare soluzioni. Purtroppo, qualche volta, il male ce lo facciamo da soli. Perché, come accennavo, non tutte le aziende sono virtuose, alcune fanno il massimo ribasso ma con contratti differenti, quindi creano dumping, per noi questo diventa un grosso problema. E su questo stiamo spingendo. Le grandi aziende private rispondono all’appello, e pretendono che chi lavora con loro applichi il contratto Tcl. Il problema più grosso è nel pubblico. E’ lì che spesso si accettano contratti capestro”.