Roma, 28 giugno 2025 - Guido Scorza, avvocato, componente del Garante privacy. La delibera dell’Agcom risolverà il problema del telemarketing selvaggio legato allo spoofing?
Un sospiro, al telefono. “Fatta la legge, trovato l’inganno. Questo si dice da ben prima che fossimo investiti dalla rivoluzione tecnologica. E questo vale evidentemente ancora di più, oggi. Non credo, per essere obiettivo, che questa delibera risolva il problema dello spoofing e neppure quello del telemarketing. Altrimenti creiamo di nuovo una falsa aspettativa”.

Quindi sotto l’ombrellone i nostri cellulari continueranno a squillare per questo tipo di telefonate?
“Intanto ricordiamo che la novità si realizzerà in due tempi, ad agosto saranno bloccate le chiamate provenienti da falsi numeri fissi, a novembre quelle dei cellulari. Credo che nella fase iniziale di queste nuove regole registreremo un calo significativo dello spoofing. Ci vorrà del tempo perché chi lo applica riesca a riorganizzarsi, tecnologicamente. E credo che questo sia senza dubbio un contributo importante nel contrasto allo spam telefonico. Che però resterà. Quindi sì, il nostro telefonino continuerà a squillare. L’auspicio è che lo faccia meno. E che ci si possa riappropriare della libertà di rispondere senza essere terrorizzati che dall’altra parte ci sia qualcuno deciso a venderci qualcosa che non vogliamo comprare”.
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Il telemarketing selvaggio è sempre più apparentato con le truffe telefoniche.
“C’è una linea di confine da tracciare tra il telemarketing che abusa del numero di telefono ma vuol veicolare un’offerta commerciale reale e il fenomeno delle truffe”.
Però i due piani si intrecciano.
“Perché per me telemarketing pirata che uso una lista di contatti ‘proibiti’, è indifferente veicolare offerte commerciali vere o fraudolente, quindi faccio l’uno e l’altro”.
Quindi il nodo…
“Il nodo resta la società che fa call center in maniera illegale. A un certo punto, da qualche parte, ci sono centinaia di persone, un sistema organizzato per fare telefonate. Il soggetto che fa delle chiamate la sua attività d’impresa, può veicolare quella con la quale qualcuno prova a vendere un contratto per energia o quella con offerta fraudolenta. Il suo business è garantire al cliente di raggiungere un certo numero di utenti in un dato dato, è su questo che guadagna”.
Il Garante privacy si ferma prima della truffa.
“Per noi l’illecito è già l’aver usato un certo numero di telefono. Quindi la fattispecie del fraudolento è in sostanza sovrapponibile al telermarketing selvaggio, l’aver provato a vendermi qualcosa che non volevo comprare, anche se questo non è una truffa. Noi alla fine guardiamo semplicemente se chi ha fatto quella chiamata potesse o non potesse farla, potesse raccogliere o no quei numeri di telefono”.
Intanto il settore dei call center, fonte sindacale, denuncia difficoltà.
“Tra le cause, una è sicuramente il crescente ricorso a strumenti automatizzati di chiamata, con l’Ia generativa oggi servono meno operatori e più chatbot. Quindi, verosimilmente, i più grandi tra i call center si stanno organizzando in questo modo. Un chatbot vocale, soprattutto in Italia, costa sicuramente meno di un dipendente, pur non trattato benissimo”.
Quindi avremo sempre più macchine?
“Il call center è un operatore telefonico con il quale nel corso degli anni ci siamo abituati a fare veramente di tutto. Ci conferma un’operazione bancaria, prova a venderci un servizio o ci propone telefonate di intrattenimento. Non credo che questa sarà una regola generale. Ci sono certe attività destinate a sopravvivere più a lungo nel tempo. Ma se devo sapere quanta energia consumi e proporti l’offerta più conveniente, già oggi, senza aspettare domani, credo che un chatbot vocale possa essere particolarmente performante. Non penso che ci imbarazzeremo a sentire una voce meno umana”.