Cosa succede se la Groenlandia si scioglie

Il manto ghiacciato che ricopre gran parte della Groenlandia si scioglie, liberando nell'atmosfera tonnellate di metano che alimentano l'effetto serra. Lo rivela uno studio a cura di un team della University of Bristol, che su Nature spiega come l'attività biologica subglaciale influisca sui cambiamenti climatici molto più di quanto si pensasse fino a oggi. C'È, MA NON SI VEDE La squadra guidata da Jemma Wadham, direttrice del Bristol's Cabot Institute for the Environment ha condotto un'indagine sul posto lunga tre mesi, campionando le acque di disgelo che nel corso dei mesi estivi si raccolgono in un grande bacino idrografico della Groenlandia. Usufruendo di un moderno sistema di sensori, gli scienziati hanno esaminato la quantità di metano che si libera con il flusso idrico, calcolando che nel solo sito dove hanno condotto la misurazione sono state trasportate sei tonnellate di metano, l'equivalente di quanto prodotto da 100 mucche. DAL GHIACCIO ALL'ARIA Secondo i ricercatori, i dati raccolti dimostrano che gran parte del gas prodotto sotto la calotta della Groenlandia si discioglie in acqua prima di trasformarsi in CO2, un destino naturale che ne ridurrebbe il potenziale di riscaldamento globale. Sebbene anche l'anidride carbonica faccia parte dei gas serra, il rilascio di metano nell'atmosfera è in proporzione ancora più rischioso, in quanto ha una capacità quasi trenta volte più alta di trattenere il calore. DA DOVE ARRIVA TUTTO QUESTO METANO? L'ipotesi è che sotto la calotta glaciale della Groenlandia proliferi un vasto ecosistema microbico, che produce metano sfruttando il poco ossigeno e l'abbondanza di carbonio. Le nuove osservazioni suggeriscono che le riserve di gas siano abbondanti e che soprattutto possano avere un impatto diretto sul global warming. Dando vita a un potenziale circolo vizioso: più metano nell'atmosfera; conseguente aumento delle temperature; ulteriore scioglimento dei ghiacci; nuovo metano che finisce nell'atmosfera. E così a seguire.