Mercoledì 24 Aprile 2024

Jobs act, la Corte Costituzionale: "Illegittimo su indennità di licenziamento"

I giudici intervengono nella parte non modificata dal 'Decreto Dignità': il calcolo dell'indennità in ragione della sola anzianità di servizio è "contrario ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con gli articoli 4 e 35 della Costituzione"

Corte Costituzionale, toghe, ermellini: foto generica (Imagoeconomica)

Corte Costituzionale, toghe, ermellini: foto generica (Imagoeconomica)

Roma, 26 settembre 2018 - Mentre il Jobs act è stato in pratica 'rottamato' dal governo giallo-verde, la Corte Costituzionale ha dichiarato "illegittimo" uno dei suoi temi di base, ovvero il criterio di determinazione dell'indennità spettante al lavoratore ingiustificatamente licenziato introdotto. 

In particolare, si legge in una nota, la Consulta "ha dichiarato illegittimo l'articolo 3, comma 1, del Decreto legislativo n.23/2015 sul contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, nella parte (non modificata dal successivo Decreto legge n.87/2018, cosiddetto "Decreto dignità") che determina in modo rigido l'indennità spettante al lavoratore ingiustificatamente licenziato.  La previsione di "un'indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore è, secondo la Corte, contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione". Tutte le altre questioni "relative ai licenziamenti sono state dichiarate inammissibili o infondate". La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.

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In sostanza la Consulta boccia la parte del Jobs Act sui licenziamenti illegittimi in cui si afferma che "il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro alla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un'indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale di importo pari a due mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a quattro e non superiore a ventiquattro mensilità". Questa parte, precisa la Corte costituzionale non è stata modificata neanche dal recente Decreto dignità che ha modificato il quantum degli indennizzi ma non il meccanismo di determinazione dell'indennità spettante al lavoratore ingiustificatamente licenziato.

DL DIGNITA_32909237_081031
DL DIGNITA_32909237_081031

A sollevare le questioni davanti alla Consulta, che ieri le ha esaminate dopo un'udienza pubblica, era stata la sezione lavoro del tribunale di Roma: con il suo atto di rimessione alla Corte, il giudice della Capitale avanzava dubbi su diversi punti del 'Jobs Act'. In particolare, secondo il tribunale, il contrasto con la Costituzione non veniva ravvisato nell'eliminazione della tutela reintegratoria - salvi i casi in cui questa è stata prevista - e dell'integrale monetizzazione della garanzia offerta al lavoratore, quanto in ragione della disciplina concreta dell'indennità risarcitoria, destinata a sostituire il risarcimento in forma specifica, e della sua quantificazione.