e Nicola Palma
La lunga e rumorosa contestazione nei primi minuti. Altri blitz estemporanei lungo il percorso, sempre al grido di "Fuori i sionisti". E poi il tentativo di sfondare le transenne per avvicinarsi al palco e il raid improvviso con calci e pugni di un gruppo di ragazzi di origine nordafricana al passaggio della Brigata ebraica, con un uomo ferito di striscio al gomito sinistro e dieci indagati, compresi tre minorenni. Alta tensione al corteo nazionale del 25 aprile, andato in scena ieri a Milano per celebrare il 79° anniversario della Liberazione dal regime nazifascista. Stessa tensione registrata in mattinata a Porta San Paolo a Roma, dove la polizia ha faticato a tenere a distanza esponenti della Brigata ebraica e dei pro-Palestina, tra esplosioni di petardi e lancio di sassi.
Che sarebbe stata una giornata complicata sul fronte sicurezza all’ombra della Madonnina si era capito già il giorno prima, quando il movimento dei giovani palestinesi ha annunciato che avrebbe disertato la manifestazione dell’Anpi (100mila i partecipanti), preferendo riunirsi in presidio in Duomo un’ora prima della partenza da Porta Venezia. Fin troppo chiara la strategia: conquistare le prime file, saturare la piazza di bandiere e boicottare gli interventi con fischi e urla. In realtà, i primi grattacapi per chi gestisce l’ordine pubblico arrivano già all’inizio: alcune decine di pro-Gaza si posizionano a una cinquantina di metri dalla testa del corteo e cominciano a gridare slogan: "Israele fascista, Stato terrorista".
Il serpentone si muove in orario, alle 14.20: ad aprirlo ci sono i gonfaloni istituzionali, con il sindaco Giuseppe Sala e altri amministratori locali. La Brigata ebraica, inizialmente nelle prime file, resta ferma, protetta dalla scorta dei City Angels. Dopo mezz’ora, anche lo spezzone che sventola i vessilli con la stella di David si muove, preceduto dal gruppo della comunità ebraica arrivato senza simboli dopo le polemiche sulla frase ‘Cessate il fuoco ovunque’ scelta dall’associazione partigiani.
È il momento più problematico: i contestatori, tenuti a distanza da un cordone di poliziotti, danno dei "nazisti" persino a coloro che issano i cartelli coi nomi dei campi di sterminio. Passato il primo scoglio e superata un’altra mini-contestazione a San Babila, eccoci in piazza Duomo. I giovani palestinesi, alcune centinaia, sono lì da un pezzo: urlano senza soluzione di continuità, provando a coprire con la parola "vergogna" anche il passaggio del monologo di Antonio Scurati su Matteotti.
Alle 16, le prime file tentano di sfondare le transenne per avvicinarsi al palchetto: il servizio d’ordine dell’Anpi non basta, deve intervenire il Reparto mobile con scudi e manganelli per evitare che gli argini si rompano e che la folla tracimi. Nel frattempo, si apre un altro fronte, lì vicino: tre-quattro ragazzi si parano davanti allo spezzone della Brigata ebraica appena entrato in piazza, qualcuno sventola le bandiere palestinesi. La situazione degenera in pochi secondi: altri giovanissimi, richiamati dal trambusto, escono da un fast food e danno manforte impugnando bastoni e prendendo di mira anche fotografi e cameraman. Intervengono le forze dell’ordine, che in più fasi bloccano diverse persone per accompagnarle in Questura: il bilancio finale parla di dieci indagati, tra cui una donna per oltraggio a pubblico ufficiale e nove coinvolti nell’aggressione per istigazione a delinquere per motivi razziali, tra cui tre minorenni (uno con un coltellino in tasca mai usato). A manifestazione conclusa, giovani palestinesi e centri sociali danno vita a un breve corteo improvvisato fino al Castello Sforzesco: è l’ultimo fuori programma, che si chiude senza ulteriori problemi. "Tensioni inevitabili, – chiosa il presidente provinciale Anpi Primo Minelli: ma due o trecento persone non sporcano una manifestazione con oltre centomila partecipanti".