Sabato 27 Aprile 2024

Con Di Maio il centro è più affollato. "Troppi galli per un piccolo pollaio"

Scetticismo tra i leader moderati. Renzi rimanda il discorso, Calenda contrario. E c’è chi invoca le primarie

Roma, 23 giugno 2022 - "Ora sono solo chiacchiere da ombrellone", taglia corto Matteo Renzi. Frase caustica, che però immortala nitidamente la situazione al centro. Per esserci, ci sarebbe: vale almeno un 10%, secondo i sondaggisti. Ma è un’ammucchiata caotica e rissosa che, al momento, non sembra avere alcuna possibilità di coagularsi. L’arrivo a vele spiegate di Di Maio nella già numerosa flottiglia ha confuso ulteriormente la situazione. Un po’ perché un’altra forza personalistica si aggiunge alla già accesa competizione tra prime donne. Ma molto perché nessuno ha idea di quale sia il disegno del ministro degli Esteri. Ettore Rosato, numero due di Italia viva, è meno tranchant del suo leader: "Puntiamo a costruire un soggetto plurale che si presenti al voto con un progetto ’draghiano’". Ma, ammette, il quadro "è destinato a cambiare radicalmente se il Pd rompe con i 5stelle in maniera determinata". Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e leader di Coraggio Italia, è invece netto: per lui il perno possibile dell’intera operazione sembra essere il disco verde alla prosecuzione di un’esperienza Draghi. "La scelta di Luigi Di Maio è stata coraggiosa. Apprezzo che cerchi un raccordo con i sindaci. Ci accomuna anche il sostegno all’attuale premier: saremo al suo fianco, se fa il ’partito del sì’ a progetti realizzabili".

Toti prudente: "Luigi dimostri di essere cambiato"

Occhio a Dibba, la mano de Dios grillina

Non è altrettanto ultimativo Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Italia al centro:"Non deve essere obbligatoriamente Draghi il premier indicato dall’area moderata per il 2023". Piuttosto, spiega, "il centro deve essere inclusivo, plurale. Basato su pochi principi non negoziabili e tante sensibilità. Ha bisogno di un front-man che si può scegliere con le primarie". Nell’arcipelago centrista, l’isola più grossa, dunque quella al momento più determinante, è Azione di Calenda, alleata con + Europa di Emma Bonino. Qui però i toni cambiano di molto. Calenda ha visto il suo partito crescere nelle rilevazioni dalle classiche percentuali da prefisso telefonico a un più significativo 5%. Anche il suo è un partito del leader, con un progetto però più ambizioso: trasformare quella che per ora è un’ esigua forza nell’ago della bilancia in grado di condizionare da solo, senza accorpamenti, senza cioè cartelli centristi.

Il leader di Azione, Carlo Calenda (Ansa)
Il leader di Azione, Carlo Calenda (Ansa)

'Insieme per il futuro': ecco da chi è formato

Un po’ incidono i pessimi rapporti con Renzi: "L’animosità è reciproca", dice ancora Rosato. Ma molto pesa la determinazione dell’ex ministro dello Sviluppo economico nel perseguire e fare della massima coerenza il suo biglietto da visita. Un po’ come sul fronte opposto fa Giorgia Meloni. Così, spiega che l’obiettivo è "costruire un’area che faccia un risultato intorno al 10% per ’costringere’ le forze liberali e progressiste a riunirsi attorno alla figura di Draghi".

In questo caos , insomma, si potrebbe dire che il centro tutti lo vogliono ma nessuno muove un dito per costruirlo. Così paradossalmente proprio nel quadro che un tempo si sarebbe definito balcanizzato, della guerra di tutti contro tutti, inizia a farsi strada una tentazione che in superficie somiglia al campo largo di Letta ma in realtà ricorda la sfortunata Unione di Prodi nel 2006. Un gruppone anti-destra che vada da Renzi a Fratoianni, con entrambi i cocci del Movimento 5stelle e magari qualche innesto eccellente del partito di Berlusconi. Al centro resterebbe così solo la scommessa di Carlo Calenda.