Sabato 27 Luglio 2024
BRUNO VESPA
Politica

L’analisi di Vespa: campo largo flop, crescono i dem a scapito del M5s

Il giornalista: la polemica sul fascismo non paga. "Scurati? Un odiatore, 20 anni fa mi augurò la morte. Giusto fermarlo, siamo in regime di par condicio"

Giuseppe Conte, presidente M5S, al Movifest di Settimo Torinese (Ansa)

Giuseppe Conte, presidente M5S, al Movifest di Settimo Torinese (Ansa)

Secondo i sondaggi di Alessandra Ghisleri, le polemiche sul caso Scurati non hanno intaccato minimamente né la popolarità di Giorgia Meloni né i voti virtuali per Fratelli d’Italia che anzi guadagna qualcosa rispetto a due settimane prima. La gente pensa ad altro e saranno decisivi gli ultimi venti giorni della campagna elettorale per giocarsi il risultato finale. Aggiungiamo noi che la furiosa campagna contro la Meloni “fascista” del 2022 la portò dritta a Palazzo Chigi.

Quando Scurati dice di considerarsi un "bersaglio" dopo la mancata apparizione in Rai dei giorni scorsi, mi permetto di ricordargli un precedente. Nel settembre del 2005 a Venezia conducevo su Raiuno la serata finale del Premio Campiello di cui Scurati era uno dei finalisti. Di punto in bianco, non ricordo se prendendo spunto da un personaggio del suo libro, disse che si augurava la mia morte. Non lo avevo mai incontrato prima e non mi ero mai occupato di lui. La cosa fu così violenta e clamorosa che ricevetti le scuse di Vittorio Colao, allora amministratore delegato della Rcs. Sopravvivo a questo anatema da quasi vent’anni, ma tra i due il “bersaglio“ di maggiore anzianità – e per mano sua – sono io. Perché lo fece? Perché Scurati fa parte di quella rispettabile e intangibile categoria di odiatori che ritengono che tutto gli sia permesso perché fanno parte del “salotto buono“.

Non intendo entrare in una polemica che non mi riguarda, ma faccio rilevare che dal 12 aprile la televisione è tenuta alla par condicio. È dunque immaginabile che mentre noi ogni giorno – con una fatica enorme – dobbiamo contare minuti e secondi di ciascun politico intervistato perché non superi certi parametri stabiliti dalla commissione parlamentare di Vigilanza, Scurati o chiunque altro possa leggere un attacco formidabile al presidente del Consiglio senza un secondo di replica?

L’altro aspetto interessante degli ultimi sondaggi della Ghisleri per Porta a porta è che il Pd ha guadagnato sei frazioni di punto in due settimane, mentre il M5s ne ha perse otto. Questo nonostante le vicende giudiziarie di Bari cavalcate da Conte. L’elettorato può essersi accorto che il pasticcio sulla candidatura in Basilicata, determinato in larga parte dal M5s, con la porta in faccia ad Azione/Pittella ha fatto perdere al Campo Largo elezioni che se Azione/Pittella non fossero passati col centrodestra avrebbe potuto vincere. La sorpresa è che mentre tutti accusano Schlein di essersi appiattita su Conte, una parte dell’elettorato grillino pensa il contrario (la base del M5s è in larga parte contraria al Campo Largo e non è certo soddisfatta di aver visto crollare i consensi al Movimento che dal 2018 è sempre stato il primo partito della regione). Tra una copia e l’originale – mi dice la Ghisleri – la gente preferisce l’originale. La memoria torna così alle elezioni politiche del 1976. Francesco De Martino, segretario del Psi, proclamò che mai i socialisti sarebbero tornati al governo senza i comunisti. Il risultato fu che i comunisti guadagnarono sette punti e il Psi restò al palo. I notabili del partito chiamarono alla segreteria il giovane nenniano Bettino Craxi, nella convinzione che sarebbe stato un giocattolo nelle loro mani. E invece….