Giovedì 25 Aprile 2024

Roman Polanski resta fuori dall'Academy, l'ha stabilito un giudice

Il regista aveva fatto causa all'organizzazione che gestisce gli Oscar per essere stato espulso: il tribunale ha dato ragione all'Academy

Roman Polanski

Roman Polanski

Roma, 26 agosto 2020 - Una sentenza emessa martedì 25 agosto negli Stati Uniti ha negato a Roman Polanski il diritto a essere reinserito nell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Il giudice ha riconosciuto all'organizzazione, che ogni anno vota gli Oscar, il diritto di espellerlo, come aveva fatto nel maggio del 2018. Si chiude in questo modo la causa intentata dal regista e sceneggiatore franco-polacco nell'aprile del 2019: il suo avvocato ha già fatto sapere che molto probabilmente non ricorrerà in appello, perché a Polanski "non importa appartenere all'Academy".

Roman Polanski e i guai con l'Academy

Tutto nasce a causa di un fatto avvenuto nel 1977, negli Stati Uniti, quando Roman Polanski fu arrestato con l'accusa di avere stuprato e drogato Samantha Geimer, all'epoca tredicenne. Inizialmente Polanski si dichiarò innocente, poi accettò un patteggiamento nel quale si riconosceva colpevole di un reato meno grave, quello che in USA si chiama statutory rape (attività sessuale non forzata con un minore). Quando il regista fu informato che il giudice aveva cambiato idea e pensava di condannarlo al carcere, decise di fuggire dagli States e da quel momento ogni richiesta di estradizione è stata negata. Ciononostante, negli anni seguenti era rimasto all'interno dell'Academy: sull'onda del movimento MeToo, nel 2018 l'organizzazione decise di espellerlo. Da qui la causa conclusasi il 25 agosto, intentata perché Polanski non aveva ricevuto alcun preavviso e perché non gli era stato concesso di difendersi, in particolare da nuove accuse, alcune delle quali archiviate perché senza fondamento, altre ancora pendenti. Pronunciando la sentenza, il giudice Mary Strobel ha detto che l'Academy avrebbe sicuramente potuto dare a Polanksi un maggiore preavviso, ma che in un secondo momento ha corretto il proprio errore, ha dato al regista l'opportunità per difendersi e che, in ultima analisi, la decisione di espellerlo "era basata su delle prove, non è stata arbitraria o dettata da capriccio e non è stato un abuso di discrezionalità". L'avvocato di Polanski, Harland Braun, ha detto che molto probabilmente non ricorrerà in appello, dicendo che per il suo cliente l'Academy "non significa nulla. Il punto era di essere stato espulso senza un giusto processo". A un certo punto ha anche citato l'ultimo film del suo assistito, 'L'ufficiale e la spia': "C'è una somiglianza. Ovviamente Alfred Dreyfus era innocente, e il signor Polanski è colpevole. Non c'è dubbio su questo. Non ha mai negato la sua colpa. Ma quando l'esercito francese capì di aver fatto un errore, non riuscì ad ammetterlo. Era la burocrazia. E in questo caso, giudice dopo giudice ignora le soluzioni più ovvie. Questo caso non verrà dimenticato, è come un caso Dreyfus. Forse sarà anche più interessante". Leggi anche: - Enola Holmes, il trailer: Millie Bobby Brown torna su Netflix - Ammonite, il film: amore e fossili con Kate Winslet e Saoirse Ronan - Mulan esce solo su Disney+ anche in Italia

 

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