Sabato 27 Aprile 2024

Le parolacce aiutano a sopportare il dolore, ma alcune funzionano meglio di altre

Uno studio ha verificato che pronunciare un improperio allevia il dolore, ma l'effetto sparisce usando parole alternative

Con la parolaccia giusta si sopporta meglio il dolore

Con la parolaccia giusta si sopporta meglio il dolore

Quando inavvertitamente colpiamo uno spigolo con il mignolo del piede, fulminea prorompe la parolaccia. Moto istintivo di rabbia, ma in realtà serve anche come una sorta di meccanismo di difesa per mitigare il dolore. Lo psicologo Richard Stephens della Keele University conduce da anni ricerche sull'effetto analgesico delle imprecazioni; nel suo ultimo studio, pubblicato su Frontiers in Psychology, ha scoperto però che mentre le parolacce classiche funzionano davvero, ricorrere a insulti alternativi è inefficace. L'esperimento alla base della ricerca ha coinvolto 92 soggetti di ambo i sessi, ai quali era richiesto di immergere una mano in una bacinella di acqua fredda alla temperatura di 3-5° C. Durante l'immersione dovevano ripetere ogni tre secondi in modo casuale uno di questi quattro vocaboli: la parolaccia vera fuck, una parola neutra e due improperi finti inventati ad hoc, ossia fouch (più emotivo e vicino per assonanza a una parolaccia) e twizpipe (percepito come umoristico). I partecipanti dovevano quindi segnalare il momento in cui iniziavano a percepire dolore e poi tenere la mano nell'acqua fredda fino al limite della sopportazione. Quando pronunciavano fuck, nei soggetti si è registrato un aumento della soglia del dolore del 32% e un aumento della capacità massima di sopportazione del 33%. Non si è notato invece alcun effetto analgesico in relazione alle due parolacce finte. Il risultato non ha sorpreso il team di ricerca: "Sebbene non sia ancora del tutto chiaro come gli improperi producano questo effetto, è stato ipotizzato che le parolacce vengano imparate durante l'infanzia" associandosi strettamente all'eccitazione di emozioni; una caratteristica che manca alle finte parolacce, prive di legami con la nostra esperienza di vita. Lo studio suggerisce quindi che come e quando apprendiamo gli improperi convenzionali sia un aspetto importante del loro funzionamento. Leggi anche: - Perché i soldi non fanno la felicità, secondo la scienza - Perché le videoconferenze di lavoro sono così faticose? - Coronavirus, stress alle stelle per i genitori con figli piccoli
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