Mercoledì 24 Aprile 2024

Jojo Rabbit, esce il film satirico su Hitler e il nazismo

Taika Waititi, Scarlett Johansson e Roman Griffin Davis sono i protagonisti di una commedia controversa

Una scena del film - Foto: Fox Searchlight

Una scena del film - Foto: Fox Searchlight

Fresco di riconferma alla regia di 'Thor: Love and Thunder', quarto film dedicato al supereroe Marvel, il regista e sceneggiatore Taika Waititi ha nel frattempo trovato il modo di realizzare un progetto più piccolo e personale: si intitola 'Jojo Rabbit', è una satira nei confronti di Adolf Hitler e del nazismo e ha per protagonisti Scarlett Johansson,Thomasin McKenzie, Sam Rockwell, Rebel Wilson e Roman Griffin Davis, oltre allo stesso Waititi nei panni di Hitler. Il primo trailer ufficiale mette subito in chiaro cosa dobbiamo aspettarci, ma non scongiura i rischi di un prodotto come questo.

Jojo Rabbit, la satira su Adolf Hitler e il nazismo

Il film è l'adattamento del romanzo scritto dalla scrittrice Christine Leunens e intitolato 'Caging Skies'. La trama racconta di un bambino tedesco, solitario e membro della gioventù hitleriana (lo interpreta Roman Griffin Davis). Il giovane si ritrova ad affrontare una sfida enorme quando scopre che sua madre (Scarlett Johansson) nasconde in casa una ragazza ebrea (Thomasin McKenzie). Ad aiutarlo nelle decisioni che dovrà prendere e nella crescita personale che questo comporta ci sarà il suo amico immaginario Adolf Hitler (Taika Waititi). 'Jojo Rabbit' avrà il suo esordio internazionale durante il Toronto Film Festival di questo settembre. Circa un mese più tardi inizierà la distribuzione negli Stati Uniti e a partire da gennaio quella in Europa.

Il trailer in inglese

Si può ridere di Hitler?

L'argomento scelto da Taika Waititi è evidentemente scottante e rischia di attirare critiche un po' da tutte le parti: non è certo al prima volta che Hitler e il nazismo sono oggetto di satira, ma non tutti i film hanno saputo trovare la giusta misura. Il nodo centrale lo chiarì Charlie Chaplin quando disse che non avrebbe realizzato 'Il grande dittatore' (1940) se avesse saputo dei campi di concentramento. Ciò non nega la possibilità di ridere del nazismo, ma in qualche modo bisogna riuscire a evitare che la risata diventi una minimizzazione delle sue responsabilità oppure l'occasione di uno scherno che lo confini nell'ambito delle eccezioni della storia mai più ripetibili. Il giusto film, insomma, è frutto di un equilibrio molto difficile: l'idea di fare di Hitler un amico immaginario può aiutare ad andare nella giusta direzione. Leggi anche: - A Beautiful Day In The Neighbourhood, Tom Hanks punta all'Oscar - The Great Hack - Privacy violata, il documentario di Netflix - Le serie TV Marvel della fase 4
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