
Fra Strehler e Wanda Osiris. Tutto quanto fa(ceva) varietà
Da una tenda del salotto, un bel salotto imporporato e colto di una Milano che sapeva quanto era Milano essere nati e cresciuti a Milano, la subrettina ammaliante, occhi prensili occhi da gatta canta: “Io son la bella di Portorico però il mio amore è di Pernambuco e se ti do un bacio ti lascio il buco”. Da una porta del corridoio sbucano Michelangelo Antonioni "col suo tenerissimo sorriso" e un broncio storico per malattia sentimentale e Giorgio Strehler "leonino con la sua criniera turchina", per uno sbaglio del parrucchiere di fiducia, autore, il parrucchiere, di un frontale di onde e ostinazione che il maestro del Piccolo Teatro non abbandonerà mai più. Qualcuno suona qualcosa di quel “tizio” 23 volte nominato agli Oscar e perduto nel tempo, Dimitri Tiomkin, da Le avventure di Hajji Babà cantata da Nat King Cole, e Mariangela Melato, l’amica sovrana, fa cenno “che bela...”, e quel salotto borghese, colto di storia dello spettacolo e di emozioni infantili e adolescenziali, si apre diventando il salone di una dimora della diva dal turbante bianco, in vena di confessare che alle feste di Hollywood lei, Valentina, la Cortese di una stagione irripetibile, ha visto cose che noi umani... Perfino camerieri nudi con vassoio e cravatta ciondolante a coprire appena il ciondolo. Wanda Osiris sorride, ne ha viste anche lei di cose.
Avvincente flusso, ma anche “vizio”, di coscienza di un grande giornalista e critico del nostro cinemateatro, Maurizio Porro, vittima dell’oro incenso e mirra del Varietà da bambino, Io li conoscevo bene (La nave di Teseo) è un memoir tranchant, e parliamo di un “taglio” del cuore-tempo in decenni di visioni e frequentazioni. E si parte da una casa, quella di famiglia, dove i fantasmi di incontri, amicizie, spettacoli, film, voci, aneddoti, rivelazioni, diventano labirinto sociale e artistico. Si parte da una casa perché per Maurizio è la parte per il tutto, Ronconi a giocare a Scarabeo con Melato, Hitchcock, Kubrick, Ford e Cukor o la cinefilia in videocassetta con Fernanda Pivano e parterre mondano, ed è anche la finestra dalla quale la madre Alba controllava il ragazzetto che attraversa per infilarsi di fronte tra le vetrate del Teatro Carcano. Voci lontane sempre presenti. La musica è finita, certo. Però gli amici non se ne vanno.