Venerdì 23 Maggio 2025
NINO FEMIANI
Cronaca

Strage della funivia, i punti oscuri. Cavo, freno e meteo: via all’inchiesta

L’ultimo collaudo risale al marzo del 2024: nei documenti l’impianto era stato dichiarato sicuro. Immagini di una telecamera mostrano la cabina caduta scivolare indietro e sparire nella nebbia

Strage della funivia, i punti oscuri. Cavo, freno e meteo: via all’inchiesta

Roma, 19 aprile 2025 – Quattro morti. Un ferito grave. Famiglie distrutte. E la solita domanda: era evitabile? Il giorno dopo il disastro del Monte Faito è quello del dolore e delle domande. Tante, mentre l’inchiesta aperta dalla Procura di Torre Annunziata, guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso, aperta per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, fa i primi passi (impianto sotto sequestro). E l’attenzione dei magistrati si focalizza su quattro punti, anche utilizzando alcuni video amatoriali, già nelle loro mani. Il primo riguarda il ‘cavo traditore’, come lo hanno già bollato gli uomini dell’Eav, l’Ente autonomo Volturno, che gestisce la struttura. Era logoro il "traente" tanto da spezzarsi? Eppure, doveva resistere a tonnellate di forza, invece ha ceduto di colpo. Perché? L’acciaio non mente: è vecchio e malridotto, o è stato "stracciato" da un errore umano. Le perizie dovranno scavare nelle carte, nei verbali di chi avrebbe dovuto fare manutenzione. Perché l’ultimo collaudo risale a un anno fa, marzo 2024, e l’Eav giura che tutto era in regola. I documenti firmati dal direttore di esercizio erano rassicuranti e dichiaravano l’impianto ‘sicuro’, parole che suonano come una beffa.

Il soccorso alpino sul luogo in cui è precipitata la cabina della funivia del Faito
Il soccorso alpino sul luogo in cui è precipitata la cabina della funivia del Faito

Il secondo punto è il freno. Due cabine. Una si è salvata, l’altra no. La dinamica è chiara: il cavo traente si rompe, il sistema dovrebbe bloccare tutto, le cabine restare ferme, aggrappate alla fune portante. Invece no. Quella a monte ha preso velocità all’indietro per 800 metri, ha sbattuto contro un pilone, si è "scarrucolata" e poi schiantata nel dirupo, non lasciando scampo ai cinque occupanti (quattro morti, un ferito grave). Dov’era il freno di emergenza, perché non si è attivato? Fanno capolino i fantasmi della strage del 2021 al Mottarone in cui qualcuno aveva disattivato il freno. È successo qualcosa di analogo al Faito? Gli addetti dell’Eav lo escludono con sdegno. Allora ci si chiede: perché un sistema progettato per non fallire nelle emergenze, è stato così ingannevole?

Il terzo punto riguarda il meteo. Giovedì Santo c’era allerta gialla, ma lì a oltre mille metri d’altezza il clima era parecchio precario, con la nebbia calata già dopo mezzogiorno e raffiche di vento e pioggia. Condizioni climatiche troppo a rischio per una funivia che ascende a 1100 metri? L’Eav ribatte: "Il direttore di esercizio ha valutato che c’erano i presupposti per far muovere le cabine". E precisa: "Quando il vento supera un certo livello, la funivia si blocca automaticamente". Gli esperti, invece, obiettano: se il cavo era già un colabrodo, anche le folate da allerta gialla potevano compromettere il regolare funzionamento.

Infine il quarto e ultimo punto: i soccorsi. Dopo la rottura del cavo, c’è stato un vuoto. Un silenzio radio. "Perse le comunicazioni con la cabina", dicono i soccorritori. Ma cosa è successo in quei minuti? Perché non è scattato l’allarme immediato? L’Eav parla di "condizioni sotto controllo", ma la verità è che nessuno si aspettava il crollo. Non è chiaro se la cabina a monte sia precipitata subito o se sia scivolata all’indietro lungo il cavo, schiantandosi contro un pilone. Una telecamera dell’impianto la mostra tornare indietro ondeggiando e sparire nella nebbia. La certezza del disastro è arrivata solo dopo ore a causa della scarsa visibilità.

Intanto, hanno tutte un nome le quattro vittime del disastro di Castellammare. L’ultimo identificato è Graeme Derek Winn, 65 anni, fratello dell’altra vittima britannica Margaret Elaine Winn, 58 anni. A loro si aggiungono Janan Suliman, 26 anni, araba con cittadinanza israeliana, e l’operatore di bordo Carmine Parlato, 59 anni, di Vico Equense. Un solo sopravvissuto: Thabet Suliman, 23 anni, fratello di Janan, ricoverato in gravi condizioni all’Ospedale del Mare.