Giovedì 25 Aprile 2024

Regole per la Chiesa del futuro: lasciare non è un tabù. Ma senza rango di papa emerito

Convivenza difficile e rischio ricatti, in Vaticano sono convinti che l’esempio di Ratzinger resterà un unicum. Bergoglio non vuole istituzionalizzare la figura del ‘secondo Pontefice’: restano le attuali procedure

Città del Vaticano, 2 gennaio 2023 - Le dimissioni, complottismi e speculazioni a parte, sono state dovute alla mancanza di forza fisica. Ratzinger, già durante il periodo di ferie del 2012, aveva cominciato a maturare una specie di terrore all’idea di sorvolare nuovamente l’oceano l’anno successivo per partecipare a quei raduni di folle enormi che sono le Gmg inventate da Giovanni Paolo II. Programmata a Rio de Janeiro, per il febbraio del 2014, Ratzinger sapeva che dopo il viaggio in Messico e a Cuba che già lo aveva messo a dura prova con i medici che gli avevano proibito una nuova esperienza del genere, la Giornata della Gioventù poteva rappresentare per lui quasi un colpo fatale. Così, nonostante “l’incidente” del maggiordomo infedele Paolo Gabriele che complicava un po’ le cose, studiò nei minimi dettagli un programma capace di prevenire eccessivi scossoni, fissando le dimissioni a febbraio, quattro settimane per dare il tempo ai vescovi di organizzare le congregazioni e il conclave e arrivare pronti con un nuovo Papa in tempo per Pasqua e naturalmente per la Gmg e gli altri viaggi impegnati.

Joseph Ratzinger
Joseph Ratzinger

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Ma da allora la via delle dimissioni è davvero un’opzione? I Papi potrebbero realmente sdoppiarsi d’ora in avanti come prassi consolidata? Di recente, lo storico della Chiesa Alberto Melloni, proprio sulle pagine del nostro giornale, ha sostenuto che la scomparsa di Ratzinger lascia ora le mani libere a Francesco. Francesco non esclude di ricorrere alle dimissioni. Di recente ha raccontato alla Abc che in quel caso gli piacerebbe fare il pastore confessando i fedeli e visitando i malati senza vestire l’abito bianco. Eppure, anche adesso che l’emozione per il decesso del Papa suo malgrado rivoluzionario è così viva, molte menti, dietro le mura vaticane, vanno man mano raffreddandosi, consapevoli che la parabola di Benedetto sarà più un unicum da consegnare ai manuali di storia che non un nuovo modello da abbracciare.

Lo dicono diversi indizi. Il primo tra tutti è che nonostante le spinte avanzate da più parti in questi nove anni di convivenza, nessuno – nè il Pontefice regnante, nè la Congregazione custode dell’ortodossia, nè il Pontefice dimissionario, chiusosi in un austero silenzio e in scelte del tutto autonome come quella di continuare a vestire la talare bianca e a indossare la croce d’oro – abbia voluto istituzionalizzare la figura del Papa Emerito. Come a dire, le regole del codice canonico esistono, oltre quelle non ci spingiamo. È vero che lo stesso Bergoglio ha parlato più volte e anche di recente di dimissioni già pronte, ma quelle sono in caso di malattia, nel caso che una infermità improvvisa paralizzasse il disbrigo degli affari correnti. Per il resto ha dimostrato in tutti i modi di volersi occupare di ogni aspetto attinente al Romano pontefice e al vescovo di Roma, persino alzare l’attenzione sul suo predecessore morente quando il vescovo incaricato di assisterlo, monsignor Georg Gaenswein, era partito per le vacanze.

La verità è che la convivenza di due Papi è malsana perché come ha dimostrato anche proprio quella tra Benedetto e Francesco genera inevitabilmente uno spazio carico di tensioni in cui convivono un Papa e un Antipapa, un altare e un contraltare che vanno nel senso della divisione (diabolica per Francesco) e non della comunione. Il minimo che possono procurare sono scosse continue, proprio come degli impulsi elettromagnetici.

In più, c’è un altro aspetto. Dare per scontato d’ora in poi che ogni Papa sia pronto a dimettersi, apre il campo al forte rischio che quella del Pontefice diventi una figura ricattabile, addirittura una potenziale vittima di macchinazioni e dossier. Una volta che calerà il sipario sulla vicenda Ratzinger con le esequie e la tumulazione della salma, si potranno escludere nuove proteste, ad esempio, per i silenzi sul caso Rupnik? Sottovoce, non sono in pochi quelli che, se ad alta voce elogiano il gesto con cui Ratzinger è entrato nella storia e ha conferito maggiore modernità alla Chiesa, al riparo da orecchie indiscrete, preferiscono il vecchio modus operandi, con un Papa che, sia quel che sia, va avanti fino alla fine. Quel modo, oltretutto, che ha garantito al sistema di potere ecclesiastico di sopravvivere per duemila anni.