Lunedì 6 Maggio 2024
GIOVANNI ROSSI
Politica

Il discorso di Mattarella : "Doveroso essere uniti sull’antifascismo". E difende il pluralismo

Il capo dello Stato sull’Altare della Patria e poi in Toscana nei luoghi degli eccidi "Il regime non conosceva pietà, censurava i giornali e negava l’innegabile" .

Il discorso di Mattarella : "Doveroso essere uniti sull’antifascismo". E difende il pluralismo

Il discorso di Mattarella : "Doveroso essere uniti sull’antifascismo". E difende il pluralismo

"Antifascismo", "unità", "pluralismo". Il 25 aprile di Sergio Mattarella si snoda attorno a parole chiave che riaffermano i valori costituzionali senza lasciare spazio a ipotesi revisioniste o a riletture forzate. Deposta la corona all’Altare della Patria con la premier Giorgia Meloni e i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, il Presidente della Repubblica vola in elicottero a Civitella Val di Chiana. "Viva il Presidente, viva la Resistenza, viva l’Italia", è il grido di popolo. Mattarella partecipa alla commemorazione delle 244 vittime di una delle più orrende stragi nazifasciste del 1944. Qui, nel 79° della Liberazione e a 80 anni dall’eccidio, il Capo dello Stato invoca un univoco sentimento nazionale. Scandisce le stesse parole di Aldo Moro: "Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico". La Costituzione nasce dalla Liberazione. "Il 25 aprile – dichiara Mattarella – è ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Pace e libertà che, trovando radici nella resistenza contro la barbarie nazifascista, hanno prodotto la Costituzione in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma di autoritarismo o totalitarismo".

La sala della memoria dell’eccidio pungola il Presidente. È la prova che l’orrore non ha confini quando la storia si avvita in "cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie" lungo tutto il Paese. Nella tensostruttura allestita nello stesso luogo in cui gli abitanti del paese furono uccisi con un colpo alla nuca, a gruppi di cinque, prima che l’abitato fosse dato alle fiamme, Mattarella rievoca le ferite del fascismo. Un regime "disumano" che "negava l’innegabile" con la strettissima censura dei giornali, che "non conosceva la pietà", che educava i bambini "all’obbedienza cieca ed assoluta". Una deriva tragica fino al folle approdo repubblichino di Salò, "il regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il controllo totale di Hitler".

Dopo "l’8 settembre, con i vertici del Regno in fuga, molti italiani non si piegarono al disonore – afferma il Capo dello Stato –. Un riscatto morale, prima ancora che politico". Cita uno ad uno i valori recuperati: "La libertà al posto dell’imposizione. La fraternità al posto dell’odio razzista. La democrazia al posto della sopraffazione. L’umanità al posto della brutalità. La giustizia al posto dell’arbitrio. La speranza al posto della paura". Quella paura via via impadronitasi della vita pubblica sin dal 1924, quando l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti – odiato da Mussolini e ucciso dai suoi sicari – svelò i "tratti disumani" del fascismo. La conclusione è chiara: "Senza memoria, non c’è futuro".

Ed è proprio al futuro che il Presidente guarda. In una giornata infinita – che al ritorno al Quirinale include il ricevimento delle associazioni combattentistiche – Mattarella invia messaggi molto espliciti in occasione dei 35 anni di vita del quotidiano Mf e del 150° della nascita di Guglielmo Marconi, precursore dell’attuale società connessa. "Anche l’informazione è attraversata da cambiamenti epocali. La velocità delle trasformazioni rischia di incidere su pilastri della nostra stessa democrazia", osserva Mattarella. Ecco perché "il pluralismo resta una condizione di libertà irrinunciabile". Per il Capo dello Stato, "arricchire il campo delle fonti, l’analisi dei fatti, il confronto tra i punti di vista è un valore che si riverbera sull’intera società". Una sottolineatura forte nel 25 aprile delle tante piazze d’Italia dove risuonano Bella Ciao e il monologo di Antonio Scurati censurato dalla Rai.