Giovedì 25 Aprile 2024

Stresa, il piccolo che resta attaccato alla vita. Ma ha perso papà, mamma e fratellino

A 5 anni è in ospedale con le gambe fratturate e diversi traumi. L’altro bambino ricoverato non ce l’ha fatta

Tal Peleg, moglie di Amit Biran, e il figlio più grande. Il piccolo, Tom, 2 anni, è morto

Tal Peleg, moglie di Amit Biran, e il figlio più grande. Il piccolo, Tom, 2 anni, è morto

(Verbano Cusio Ossola)

La notizia che nessuno vuole ascoltare deve darla una donna, il sindaco di Stresa, Marcella Severino, che scoppia a piangere al passaggio dei carri funebri: fra i morti ci sono dei bambini. Lo annuncia con voce sdoppiata, primo cittadino e soprattutto madre. Tutto è incerto e aggrovigliato. Tom Biran, un piccolo israeliano di due anni, nato a Pavia, è deceduto sul colpo con i genitori. Ferito, solo e spaventato, sopravvive in gravi condizioni il fratello di cinque. Il sindaco ancora non sa che non è finita. Morirà qualche ora più tardi in ospedale anche Mattia Zorloni, 6 anni. Anche lui nello schianto ha perso mamma e papà. I frammenti della tragedia sullo sfondo di uno dei panorami "più belli del mondo", come scrisse negli anni Cinquanta il New York Times, aspettano di essere ordinati. Ma ci sono i bambini.

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E la luce di questa domenica abbagliante improvvisamente si spegne. Il lago, le isole Borromee: che senso hanno, chi li vede più. Per chi se non per i bambini, per educarli alla bellezza, è stato immaginato questo stupefacente parco giochi. Se una funivia precipita e un bambino muore, nemmeno la bellezza ci salverà. La speranza sono le due eliambulanze che volano verso il Regina Margherita di Torino. Mattia viene rianimato, il suo cuore riprende a battere. Gli fanno la tac, lo intubano. Il piccolo istraeliano di cinque anni si è fratturato le gambe e ha traumi alla testa, al torace e all’addome. Hanno sentito il sibilo, sono stati risucchiati indietro e sbalzati via nello schianto. Ma sono vivi. Passano le ore e un sospiro affratella i soccorritori: almeno loro ce la faranno. Finché alle sette di sera arriva il comunicato dolente dell’ospedale: anche Mattia si è arreso.

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"Abbiamo fatto tutto il possibile", spiegano commossi i medici della Città della Salute. Troppo gravi le lesioni riportate nell’impatto della cabina al suolo e poi contro gli alberi. Sopravvive il piccolo. È cosciente, parla in italiano. Non si presenta nessun parente. Non sa di avere perso tutta la famiglia. E ci sarà un motivo se dal presidente del consiglio al neoassunto giornalista del tedesco Bild, tutti mandano pensieri in quella direzione, i bambini. Che in funivia salgono come astronauti in viaggio verso Marte, spaventati senza darlo a vedere. E se c’è un’oscillazione cercano la mano di papà. E per esorcizzare il terrore del precipizio domandano in continuazione: non si può cadere, vero? La paura del vuoto, del crollo, è classificata tra le angosce arcaiche. Dalle prime ore di vita il neonato deve vedersela con l’ansia di caduta sperimentata dentro il sacco uterino. Il peso che schiaccia, l’espulsione. Dimentichiamo tutti. Con i mostri si impara a convivere e diventa sfida alla vertigine lanciarsi dalle sedie, dagli scivoli, dalle altalene. Se cadi ti fai male, l’ossessione di ogni madre. Il vuoto, come il buio, vanno guardati in faccia.

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E invece ieri quei bambini sono stati risucchiati all’indietro e non c’è stato tempo di vedere. Sono caduti in un bosco, altro terrore primordiale. E nel loro precipitare c’è l’angoscia di tutti, un senso di colpa collettivo. Chiunque sia autorizzato ad aprire bocca sulla tragedia è innanzitutto ai bambini che pensa. I bambini che non proteggiamo abbastanza e quelli che siamo stati. Un pensiero speciale lo manda Chiara Appendino, incinta del secondo. I bambini sono nella commozione di Draghi e di Conte, della Casellati, dei media internazionali. "Forza piccoli, tutta l’Italia è con voi" scrive su twitter il governatore ligure Toti. È doveroso diventare retorici, metterli davanti a tutto. Perché prima di tutto i bambini non muoiono. Non di domenica. Non su una funivia agganciata al cielo. Il cielo li protegge finché può. Ma quando gli adulti fanno pasticci a rimetterci sono anche loro, con la loro incrollabile fiducia nei grandi.

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