Stresa, palazzi incantati e giardini da fiaba. Sconvolto un angolo di paradiso

Stresa, meta della nobiltà nell’800 e rifugio dei Mondadori durante la guerra. Oggi buen retiro dei principi sauditi

La funivia del Mottarone e il panorama sottostante

La funivia del Mottarone e il panorama sottostante

Stresa, la regina del Lago Maggiore. Un luogo così famoso che ancor oggi i treni internazionali partiti da Milano e diretti in Svizzera qui si fermano. Tutto l’anno. Stresa, sponda piemontese del Lago Maggiore, un compromesso tra il drammatico Lago di Como e il vasto Lago di Garda, impreziosito dalle Isole Borromee, palazzi d’incanto e giardini da fiaba.

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Stresa, con il suo storico Grand Hotel Des Iles Borromees, imponente costruzione ottocentesca dove il lusso abita da sempre e la famiglia reale Saudita viene ogni anno a ristorarsi, godendo della vista dell’acqua e di una vegetazione verdissima, l’opposto dei deserti arabici.

I punti oscuri della tragedia. Il cavo rotto, la caduta e i soccorsi

C’è voluta, ahimè, una tragedia per portare nuovamente alla ribalta questo pezzo d’Italia dimenticato, ma ancora oggi ricco di fascino perché bellissimo e carico di storia.

Incidente funivia Stresa Mottarone: i precedenti

Se da Stresa punti verso Milano, infatti, arrivi a Meina e sulla destra trovi Villa Mondadori, dove il vecchio Arnoldo e la famiglia sfollarono negli anni della seconda guerra mondiale, trasferendo la sede della casa editrice nella vicinissima Arona, che quell’editore geniale, nato poverissimo nella campagna mantovana, raggiungeva ogni giorno in calesse.

Se da Stresa, invece, punti versi il Sempione, vai, cioè, verso nord, ecco, a Baveno, Villa Branca, quelli del Fernet. E ancora, di nuovo verso sud, a Lesa, la bellissima Villa Campari, quelli del bitter, acquistata e magnificamente restaurata da Silvio Berlusconi. E sopra Stresa, invece, puntando l’Alpino, compound di ville in pietra e legno da borghesia d’altri tempi, oggi è tutto un recuperare case da parte di grossi investitori venuti dal freddo, i nuovi ricchi della vecchia Unione Sovietica.

Il piccolo che resta attaccato alla vita. Ma ha perso papà, mamma e fratellino

Qui veniva in villeggiatura anche il grandissimo Gianfranco Ferrè (1944-2007), architetto e stilista (o meglio, scultore di abiti). Per lui, come per tutti, immancabili una puntatina al Gigi Bar o alla Verbanella, il magnifico caffè sul lago dove il grande Willy Riva preparava con maestria riconosciuta i più classici cocktail internazionali, facendo sentire gli americani come a casa, deliziando i raffinati clienti inglesi e ammaliando i francesi con il suo charme da grande barman d’altri tempi (una sapienza che non è andata perduta grazie al figlio Paolo, lodato da Giovanni Agnelli, e ai nipoti Alessandro e Matteo, la terza generazione).

E sempre qui, a Stresa, ci fu la prima edizione di Miss Italia nel 1946. L’anno dopo la bellezza del luogo fu impreziosita dalla strepitosa leggiadria della vincitrice, una commessa di pasticceria, la milanese Lucia Borloni: nel passaggio dal bancone dei dolci alla vita di attrice diventerà famosa in tutto il mondo come Lucia Bosè. Piccola nota di colore: terza classificata una certa Gina Lollobrigida…

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Ecco tutto questo è molto più erano Stresa e il Lago Maggiore, teatro, negli anni feroci della seconda guerra mondiale, anche di brutte storie di ebrei traditi, derubati e consegnati ai nazisti, un capitolo ancora oscuro.

Oggi sostano nei grandi alberghi i turisti che fanno il tour d’Italie in una settimana. Qualche famiglia milanese continua a godersi le belle case dei bisnonni. Nel week end spopola il mordi e fuggi di tante coppie con bambini e visitatori in torpedone dalle vicinissime Francia e Svizzera.

No, non c’è più la villeggiatura glamour dell’Ottocento. Ma la bellezza è intatta. E sembra davvero impossibile che in questo pacioso angolo d’Italia sia accaduta una tragedia come quella che ieri ha inghiottito la vita di quattordici persone.

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