Sabato 9 Novembre 2024
GIAMPAOLO PIOLI
Cronaca

Scandalo MeToo, il colpo di scena. Revocata la condanna a Weinstein. Ma l’ex produttore resta in cella

New York, saltano i 23 anni di carcere: nulle le testimonianze (fuori dalle incriminazioni) di alcune donne

Scandalo MeToo, il colpo di scena. Revocata la condanna a Weinstein. Ma l’ex produttore resta in cella

Scandalo MeToo, il colpo di scena. Revocata la condanna a Weinstein. Ma l’ex produttore resta in cella

Tutto da rifare. Condanna cancellata. Sentenza choc. Harvey Weinstein, se non dovesse scontare un’altra condanna a 16 anni inflitta per gli stressi reati di stupro e molestie da un tribunale della California, a quest’ora tornerebbe un libero fino al nuovo processo a New York, guidato dal procuratore Alvin Bragg (lo stesso che sta perseguendo Donald Trump in questi giorni). La corte d’Appello – il più alto organo giudiziario dello Stato di New York – con 4 voti a favore e 3 contrari ha annullato la sentenza di primo grado che aveva condannato Weinstein a 23 anni nel 2020 dopo un lungo procedimento iniziato nel 2017.

La decisione della Corte d’appello si basa su una serie di errori che avrebbe commesso il giudice del primo processo a Weinstein, James Burke: primo fra tutti, aver chiamato a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti di Weinstein. "Il rimedio per questi errori è un nuovo processo", ha stabilito la Corte. Sta ora al procuratore Alvin Bragg decidere se tornare a mettere l’ex boss della Miramax di nuovo in stato di accusa: "Faremo quanto è in nostro potere e restiamo fermamente dalla parte delle sopravvissute agli assalti sessuali", si è ripromessa a caldo la procura. Harvey Weinstein ha "pianto lacrime di gioia in prigione" quando ha appreso della cancellazione della sua condanna a New York. Lo ha detto la portavoce dell’ex produttore, Juda Engelmaye. "Era felice che qualcuno lo avesse finalmente ascoltato. E adesso aspetta di sapere dai suoi avvocati e dal sistema penitenziario quali sono i prossimi passi", ha aggiunto la Engelmaye.

Nel 2020 la modella e aspirante attrice Lauren Young, la star dei Soprano Annabella Sciorra e altre due donne, Dawn Dunning e Tarale Wulff, testimoniarono sui loro incontri con Weinstein sulla base di una legge statale che autorizza deposizioni su "precedenti malefatte" per dimostrare uno schema di cattivi comportamenti da parte dell’imputato. Deposizioni inammissibili secondo la Corte d’Appello: "Nel nostro sistema di giustizia l’accusato ha diritto a rispondere solo del crimine per il quale è stato incriminato".

La messa a punto è importante e potrebbe avere ripercussioni in un altro processo clamoroso in corso a New York: quello contro Trump per i pagamenti all’ex pornostar Stormy Daniels. Oltre cento donne avevano accusato nel 2017 Weinstein di reati a sfondo sessuale. Il loro racconto collettivo era stato la pietra angolare su cui si era fondato il movimento #MeToo. In termini legali però la condanna a New York dell’ex boss di Miramax è sempre stata controversa e i ricorsi in appello dei suoi avvocati, secondo gli esperti, avevano sempre avuto una chance. Il verdetto di oggi è stato accolto con shock dalle leader del #MeToo: "Dimostra quanto occorra ancora fare per mandare avanti i nostri ideali", ha detto Jane Manning, ex magistrato e direttrice del Women’s Equal Justice Project, seguita da Ashley Judd che nel 2017 fu la prima a rompere l’omertà sui misfatti di Weinstein: "Noi sappiamo quel che è successo". Soddisfatto si è detto invece l’avvocato dell’ex produttore, Arthur Aidala: "È una vittoria non solo per Weinstein, ma per tutti gli imputati nello Stato di New York i cui diritti fondamentali sono stati ribaditi dalla Corte".