Venerdì 26 Aprile 2024

Alluvione in Emilia-Romagna, morti e centinaia di sfollati. Viaggio nella devastazione: "Abbiamo perso tutto"

Dal Bolognese al Ravennate 48 ore da incubo: fiumi e torrenti esondati, frane, abitazioni crollate. Treni fermi per ore, scuole chiuse e strade distrutte. Le evacuazioni con elicotteri e gommoni

Più che una strada, una ferita. Dal Bolognese al Ravennate, da est a ovest: la via Emilia del progresso e dell’innovazione, dell’industria e della tecnologia, si ferma di fronte al maltempo.

Emilia Romagna sott'acqua: morti e sfollati
Emilia Romagna sott'acqua: morti e sfollati

E lo fa per raccogliere le forze, ricucirsi e ripartire, dopo due giorni da incubo, iniziati con una pioggia incessante e finiti tra le lacrime dei tanti che in poche ore si sono ritrovati travolti dall’acqua e dal fango.

Due i morti, oltre 500 gli sfollati, l’Emilia stessa che in certi punti è diventata un fiume, il traffico deviato e bloccato, le stazioni dei treni in tilt. Solo verso sera si è riusciti a tornare lentamente a una normalità da sussurrare sottovoce, nel timore che la pioggia o i fiumi si risveglino e tornino a reclamare quanto è appena stato sottratto loro con le idrovore e il sudore.

Faenza, nel Ravennate, è stata il cuore dell’emergenza. Ieri mattina si è svegliata col rumore dell’acqua nelle case. Una parte vasta della zona del borgo infatti, a pochi passi dal centro storico, è stata travolta dall’acqua del Marzeno, il fiume che a pochi chilometri dalla città si infila nel Lamone e che nella notte ha rotto l’argine. L’emergenza era partita con i proclami di allerta qualche ora prima, martedì sera, eppure nessuno dei residenti avrebbe mai potuto immaginare uno scenario così grave, di cui non si ricordano precedenti.

L’acqua ieri mattina infatti copriva le auto e arrivava a sfiorare il primo piano delle case. I residenti, sbracciati dalle finestre, hanno atteso che i soccorritori li facessero uscire coi gommoni, mentre tutta la città si riuniva attorno a loro col fiato sospeso. Molti negozi e ristoranti hanno tenuto chiuso.

"Non noi, benché ce lo avessero consigliato – dice la barista al caffè Piramidi, a pochi passi dall’alluvione –. Finché non viene l’acqua qualcuno dovrà pur dare un servizio". Tanti scappano dalle loro case senza niente: i più fortunati hanno un trolley, riempito alla rinfusa con ciò che si è trovato a portata di mano. Altri neanche quello: "Le scarpe sono rimaste al piano di sotto – dice Mario Bertaccini, mentre scende scalzo dal gommone dei vigili del fuoco –. Mi sono svegliato, ho visto che l’acqua cominciava a entrare dal garage interrato. Ho cercato di spostare in alto gli oggetti, è stato inutile. E poi è arrivata a piano terra: il frigorifero è caduto, il televisore pure. Non so neanche dove sia il mio portafoglio, pure quello era nel piano allagato".

Alba Lucatini cammina svelta, col riflesso della paura negli occhi. Si è sbracciata dal balcone per farsi vedere: "Non ho più niente, ma ancora un po’ e l’acqua sarebbe arrivata dov’ero io. Sono viva".

Nell’emergenza si accende la solidarietà. E così un gruppo di sconosciuti si ritrova a passarsi da un piano all’altro i mobili di una donna il cui soggiorno è finito sotto oltre mezzo metro d’acqua, mentre un ragazzo con la tavola sup mette in salvo per primo due bambini, in attesa dell’arrivo del gommone dei vigili del fuoco. L’Emilia stessa è stata scavalcata più volte dai fiumi in piena, sia a Faenza che a Castel Bolognese, davanti alla storica discoteca le Cupole. Questa volta l’acqua viene dal Santerno: un altro argine rotto, altri sfollati che si arrampicano da una finestra a un gommone, scalzi e senza documenti, lasciandosi alle spalle il cuore gonfio per i propri spazi, la propria vita. Altri chilometri, un’altra città ferita. Sempre alle prese con treni bloccati, traffico in tilt, acqua impazzita. Nell’Imolese è il Sillaro a rompere gli argini, impossessandosi di chilometri di strade, case e campi, mentre la collina trema per le frane. E neppure a Bologna è stata una bella giornata, con la piena del torrente Ravone in via Saffi: cantine e un negozio allagato, mentre si aprono nuove vie al traffico in centro per far defluire le auto nella città ostaggio dell’acqua. Mentre i pendolari restano col naso all’insù sui tabelloni della stazione, aspettando il primo convoglio coraggioso che si addentrerà tra i resti di un territorio distrutto. Ma la via Emilia e le sue città, sorelle geografiche e ora pure nell’alluvione, si rialzeranno anche dal giorno più buio.