Venerdì 26 Aprile 2024

Covid, i pediatri: "Certificati per la scuola? Non li facciamo". Caos tamponi

Il presidente Biasci risponde ai presidi: "Si rischiano ambulatori intasati e rientri in classe insicuri. Solo il test dà la certezza"

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Senza fare il tampone, il certificato medico per il rientro in classe è "inutile e dannoso perché darebbe false certezze". Quindi, per quanto sia problematico da un punto di vista organizzativo è indispensabile fare i tamponi agli studenti "sospetti" e, per evitare di paralizzare le scuole con un drastico abbassamento della frequenza, bisognerà avere la risposta in poche ore, e non giorni. È netta la replica di Paolo Biasci, il presidente della Fimp, la federazione italiana dei medici pediatri, alla richiesta dell’Associazione nazionale presidi di rendere obbligatorio dopo una assenza di 5 giorni da scuola il certificato medico.

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"Non c’è modo di distinguere una influenza stagionale dal Covid senza esami specifici. Per certificare con certezza la non contagiosità di un paziente – osserva Biasci – dobbiamo far fare il test. Abbiamo la necessità del referto di un tampone per poter redigere un attestato che permetta il rientro a scuola, a meno che non vogliamo tornare a far affollare gli studi dei pediatri per un adempimento burocratico cancellato tempo fa proprio perché privo di valore scientifico". "Se vogliono che certifichiamo la non contagiosità da Covid, devono darci il solo strumento che ci consente di affermarlo. Il tampone. Il che significa, qualora si volesse procedere su questa strada, che occorrerà attrezzarsi per ridurre i tempi dai 4-5 giorni attuali alle poche ore che vengono assicurate per ci fa il test in ospedale. Mi auguro che le Asl e le regioni si siano organizzate. In ogni caso una cosa deve esser chiara: non pensino che possiamo chiudere un occhio e certificare tirando a indovinare".

"I pediatri hanno ragione a chiedere il tampone. Non vedo qual’è il problema, i pediatri prescrivano il tampone: di certo senza certificato i ragazzi non possono tornare a scuola" replica il presidente dell’Associazione presidi, Antonio Giannelli. Ma il problema c’è: sono i tempi di risposta al test, che se saranno di 4-5 giorni rischiano di obbligare gli studenti, nell’arco di un anno scolastico, ad assenze di settimane per le normali malattie da raffreddamento.

I dati dei contagio di ieri mostrano una impennata dei decessi per Coronavirus: sono stati 24 nelle ultime 24 ore; venerdì erano stati 10. Un dato così alto non si registrava dal 7 luglio, quando le vittime erano state 30. I 24 decessi di sono avvenuti: 9 in Lombardia, 1 in Piemonte, 2 in Emilia-Romagna, 5 in Veneto, 1 nel Lazio, 2 in Liguria, 1 in Campania, 1 in Puglia, 1 in Friuli-Venezia-Giulia e 1 in Umbria. In deciso calo invece i nuovi contagiati: 1.638, contro i 1.907 di ieri. In lieve aumento i tamponi: ieri 103.223, 3.384 in più rispetto a venerdì. I pazienti ricoverati con sintomi sono 2.380 (-7), di cui 215 in terapia intensiva (+ 7).