Mercoledì 24 Aprile 2024

Roma, 50 anni dal rogo di Primavalle. Meloni: "Condurre Italia verso pacificazione"

I fratelli Virgilio e Stefano Mattei, figli del segretario del Movimento Sociale, ricordati con un francobollo. La sorella: "Non mi posso pacificare con chi non ha mai chiesto scusa". Ma si pensa ad un Museo del terrorismo con le vittime di ogni colore politico. Cosa accadde quella notte

La posa della corona e il francobollo per ricordare i fratelli Virginio e Stefano Mattei, morti nel rogo di Primavalle

La posa della corona e il francobollo per ricordare i fratelli Virginio e Stefano Mattei, morti nel rogo di Primavalle

Roma, 16 aprile 2023 - "Il 16 aprile di cinquant'anni fa l'Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale. Con il rogo di Primavalle e il barbaro assassinio di Stefano e Virgilio Mattei, il nostro popolo è stato costretto a prendere coscienza di una realtà che si andava affermando ma che in tanti continuavano a voler ignorare: l'odio cieco e totale nei confronti dell'avversario politico. Un odio allo stato puro che stava divorando la mente e il cuore di molti e che stava avvelenando la Nazione". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio per il cinquantesimo anniversario del rogo di Primavalle dove persero la vita Virgilio e Stefano Mattei.

"L'atroce uccisione di due giovani innocenti di 10 e 22 anni, colpevoli di essere figli del segretario della locale sezione del Movimento Sociale Italiano - prosegue Meloni - fece toccare alla violenza politica un punto di non ritorno. La terribile strage di Primavalle non è rimasta, purtroppo, isolata. Ad essa è seguita una lunga catena di morte e dolore che ha insanguinato le nostre città, ha distrutto intere famiglie e ha segnato per sempre la vita di tanti nostri connazionali, lacerando il nostro tessuto sociale e contribuendo a spalancare le porte all'abisso del terrorismo. 'Erano gli anni dell'odio', come ha correttamente sottolineato il senatore Verini giovedì scorso nell'Aula del Senato della Repubblica. Sì, erano gli anni nei quali l'avversario politico era un nemico da abbattere, erano gli anni dei cattivi maestri sempre pronti a giustificare anche il più orrendo dei crimini o a costruire false verità per coprire i responsabili, erano gli anni delle fazioni contrapposte e della delegittimazione reciproca".

"Tenere viva la memoria di quanto accaduto”

"Il popolo italiano ha saputo superare quegli anni così duri. Non lo ha fatto senza difficoltà – ha detto ancora la presidente del Consiglio -. Le cicatrici delle profonde ferite subite ne sono il segno concreto e, spesso, tornano a far male. Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l'hanno sacrificata ad un'ingiusta violenza. Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l'Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale. È l'obiettivo che l'Associazione Fratelli Mattei persegue fin dalla sua fondazione e che era nel cuore della signora Anna, donna straordinaria che non ha mai smesso di chiedere giustizia per i suoi figli e che ha impegnato tutta la sua vita con la forza della testimonianza. È l'obiettivo che mi auguro tutte le forze politiche, le Istituzioni, le agenzie educative e la società vogliano porsi per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio di rispetto e tolleranza. Perché nel confronto politico non ci siano più nemici da abbattere o da distruggere, ma soltanto avversari, con i quali confrontarsi civilmente e nel riconoscimento reciproco". conclude Meloni.

"Non mi posso pacificare con chi non ha mai chiesto scusa"

"Non mi posso pacificare con persone che non hanno chiesto mai scusa. A nove anni mi hanno distrutto la vita, come si fa a dimenticare?". É il ricordo commosso di Antonella, sorella di Stefano e Virgilio Mattei: Il resto della famiglia riuscì a fuggire. Sono passati cinquant'anni e oggi, in occasione della commemorazione con le istituzioni sotto la palazzina di via Bernardino da Bibbiena, Antonella ha ricordato con i cronisti quei momenti drammatici e gli anni seguenti. "La giustizia italiana è stata quella che è stata. Li hanno tutelati. Li hanno aiutati. Li hanno mantenuti. Franca Rame col suo 'soccorso rosso', Dario Fo, Moravia ha brindato nella casa al mare. Secondo voi io come mi devo sentire? Volete sapere la verità? Non mi posso pacificare con chi non ha mai chiesto scusa. Perché io devo essere in primis quella che va a chiedere una pacificazione? Assolutamente no. Parlo a nome personale. Avevo nove anni, ma perché mi hanno dovuto massacrare cosi'? Abbiamo vissuto malissimo" ha ricordato ancora Antonella, raccontando di non essere più tornata a Primavalle per quarant'anni, finché non glie lo ha chiesto suo figlio.

"Virgilio ha preferito morire che lasciare mio fratello più piccolo"

"Mio padre ha fatto scendere mia sorella Lucia dalla finestra - ricorda Antonella Mattei -. Poi ha provato a fare scendere Silvia che è caduta ed è stata un anno ingessata. Mia madre mi ha salvata. Da sotto ho visto mio padre con le gambe piene di fuoco. Non si può dimenticare. Virgilio, che era più grande, ha abbracciato Stefano perchè ha visto che non riusciva a camminare e non ce l'ha fatta. Ha preferito morire, piuttosto che lasciare mio fratello più piccolo lì. Questa immagine deve essere tramandata, la giustizia italiana non è stata giusta con noi, non ci hanno mai chiesto scusa. In questi cinquant'anni abbiamo parlato solo di politica, che è lecito, ma non di cosa è successo a noi umanamente".

Rocca: "Comunità si divise davanti a quei morti"

"Sono 50 anni da una tragedia che colpì un'intera comunità politica, anziché essere motivo di dolore per una intera comunità nazionale, che invece si divise anche davanti a quei morti. Forse uno dei momenti più bassi dello scontro politico che ha insanguinato gli anni Settanta e Ottanta" ha detto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, presente alla cerimonia per il 50esimo. Il governatore, visibilmente commosso, riprende le fila del racconto di Antonella Mattei: "Mettere una tanica di benzina e dare fuoco alle tre di notte, non è un attentato dimostrativo in una famiglia dove vivevano sei bambini, sei ragazzi. La commozione nasce da quelle parole che rendono vivo ancora quel dolore, quell'angoscia", ripete Rocca. "Quindi oggi è doveroso ricordare cosa è stato quel periodo per il nostro Paese perché non accada mai più, perché l'odio politico non prevalga, perché prevalga la ragione, il dialogo, la speranza".

Il ministro Sangiuliano: "Violenza comunista"

"Fu violenza comunista. Abbiamo il dovere di chiudere le lacerazioni del Novecento e conquistare un'autentica e sincera pacificazione nazionale. Per farlo, dobbiamo conservare la memoria di fatti come questo". Lo ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che oggi ha partecipato alla commemorazione durante la quale è stata deposta una corona di fiori e c'è stato un minuto di raccoglimento.

Il francobollo in memoria di Virginio e Stefano Mattei

"Nel ricordare quella strage efferata, noi ricordiamo tutte le vittime del terrorismo di quell'epoca", ha detto il ministro delle Imprese Adolfo Urso intervenendo oggi alla cerimonia per l'emissione di un francobollo per la strage di Primavalle, con impressi i volti di Virginio e Stefano Mattei di 22 e otto anni, definendo "emblematica" quella strage. Urso ha ricordato che vi fu una "campagna propagandistica che ottenne grande riscontro tra le autorità morali e intellettuali a coprire gli assassini che si conoscevano" e "a scaricare su altri la colpa". Tutto questo, ha detto ancora, per "coprire i responsabili per farli fuggire all'estero, con connivenze che durano per decenni".

"Istituire un Museo per le vittime delle stragi"

"La memoria degli anni di Piombo, e di tutte le vittime del terrorismo, di qualsiasi colore politico, deve appartenere alla storia nazionale - ha affermato il presidente della Commissione Cultura della Camera e deputato di Fratelli d'Italia, Federico Mollicone -. É arrivato il momento di istituire un Museo per le vittime del terrorismo e delle Stragi nel quale raccontare la guerra civile interna tra destra e sinistra, e il dopoguerra italiano, ricordando tutte le vittime, di destra e di sinistra, e delle forze dell'ordine. Va istituito un Museo per le vittime del terrorismo, con percorsi digitali ed esperienziali, dove la storia tragica del dopoguerra possa essere onorata e studiata, anche tramite l'acquisizione di documenti delle commissioni d'inchiesta, sul modello del memoriale dell'11 settembre a New York e del nuovo modello esperienziale sull'esempio della casa del terrore di Budapest".

Cosa accadde

Il 'Rogo di Primavalle' si consumò la notte tra il 15 e il 16 aprile del 1973 al terzo piano di una modesta palazzina di via Bernardo da Bibbiena 33, casa del segretario della sezione del Movimento sociale italiano, Mario Mattei, un ex netturbino. L'incendio doloso, provocato da un gruppo di militanti di Potere Operaio, uccise tra le fiamme i due fratelli Virgilio e Stefano Mattei di 22 e 8 anni, il resto della famiglia riuscì a fuggire. La foto, pubblicata dai giornali, dei due corpi carbonizzati sulla finestra dell'abitazione provocò una condanna unanime anche se al contempo si fece strada una campagna stampa guidata da diversi intellettuali a difesa dei militanti della sinistra extraparlamentare accusati dell'episodio. Achille Lollo fu l'unico a finire in carcere preventivo dopo la condanna a 18 anni in appello per incendio doloso, duplice omicidio colposo e uso di esplosivo e materiale incendiario assieme agli altri due imputati Marino Clavo e Manlio Grillo (rimasti latitanti senza mai scontare neppure un giorno di reclusione). La sentenza escluse l'aggravante di terrorismo.

Il processo e le ammissioni parziali

Durante il processo di primo grado, conclusosi con l'assoluzione degli imputati per insufficienza di prove, ci furono ripetuti scontri di piazza nei pressi di piazzale Clodio, sede del palazzo di giustizia di Roma, in difesa degli imputati. L'episodio più grave avvenne il 28 febbraio 1975, con violenti incidenti tra giovani di destra e di sinistra fuori dal tribunale, proseguiti in via Ottaviano dove davanti ad una sezione del Movimento sociale venne ucciso a colpi di pistola lo studente greco Mikis Mantakas, militante del Fuan. Lollo si rifugiò in Brasile prima della sentenza definitiva della Cassazione e la sua pena venne dichiarata estinta il 12 ottobre del 2003. Nel 2005, in una intervista, ammise di avere realizzato, con altri, un attentato dimostrativo con una bomba artigianale non esplosa, rivolto a Mario Mattei, ma sostenne sempre di non aver incendiato la casa con la benzina ("Non abbiamo mai pensato di farla scivolare sotto la porta per dar fuoco all'appartamento"). Sei anni dopo fece rientro in Italia e spiegò che l'azione venne eseguita da un gruppo di sei persone in tutto (lui compreso) e che doveva essere solo dimostrativa. Il 3 agosto del 2021 Lollo morì in una clinica di Trevignano Romano, all'età di 70 anni.