Rogo di Primavalle, morto Achille Lollo: "Porta verità scomode nella tomba"

A dirlo Giampaolo Mattei, fratello delle vittime arse vive nell'attentato compiuto nel 1973 da 3 militanti di Poter Operaio, tra cui il 70enne deceduto ieri in ospedale a Bracciano

rogo di Primavalle

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Roma, 4 agosto 2021 - E' morto ieri  all'ospedale di Bracciano Achille Lollo, unico arrestato per il Rogo di Primavalle. Con altri due militanti di Potere Operaio, Marino Clavo e Manlio Grillo, che poi si diedero alla latitanza, la notte tra il 15 e il 16 aprile 1973, Lollo, 70 anni compiuti l'8 maggio, diede fuoco alla porta dell'appartamento di Mario Mattei, all'epoca segretario della sezione 'Giarabub' di Primavalle del Msi, causando la morte di due dei sei figli di Mattei, Stefano e Virgilio, di 8 e 22 anni.  Per la strage di Primavalle Achille Lollo, venne condannato con Marino Clavio e Manlio Grillo a 18 anni di reclusione (per incendio doloso e duplice omicidio colposo, oltre che per uso di esplosivo e materiale incendiario, ndr), condanna poi prescritta. I tre aveva evitato l'arresto fuggendo all'estero: Clavo e Grillo prima del processo e Lollo dopo la sentenza di primo grado, quando, in attesa dell'appello, venne rilasciato.    

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Giampaolo Mattei, fratello delle vittime: "Si è portato verità scomode nella tomba"

"E' inutile commentare la morte di un assassino. Provo però del dispiacere perché si è portato molte verità scomode nella tomba". Lo ha detto all'Adnkronos Giampaolo Mattei, il fratello di Virgilio e Stefano Mattei, morti nel rogo di Primavalle del 1973, commentando la morte di Lollo. All'epoca dellattentato Giampaolo aveva 3 anni e fu messo in salvo dalle fiamme dalla mamma.

Due giovani arsi vivi: era il 16 aprile 1973

É il 16 aprile 1973. Sono le 3.20 di lunedì quando, nel quartiere romano di Primavalle, in via Bernardo di Bibbiena numero 33, lotto 15, scala D, terzo piano, un gruppo di giovani di Potere Operaio lascia davanti alla porta di un appartamento una tanica di benzina con un innesco artigianale. Attivano la miccia e fuggono via. Qualche secondo e poi lo scoppio, potentissimo.  La porta è avvolta dalle fiamme, che nel giro di qualche minuto si estendono a tutta la casa. E' l'appartamento di un ex netturbino, Mario Mattei, che all'epoca aveva 48 anni, segretario della sezione 'Giarabub' del Msi, Movimento sociale italiano, in via Svampa. Ha sei figli: quando si accorge dell'incendio, si getta giù da un balcone. La moglie Anna e i due figli più piccoli, Antonella di 9 anni e Giampaolo di soli 3 anni, riescono a fuggire dalla porta principale quando il fuoco comincia a diffondersi. Lucia di 15 anni grazie al padre si cala nel balconcino del secondo piano e da lì si butta, presa al volo da Mattei già a terra nonostante le ustioni sul corpo. Silvia, 19 anni, si getta dalla veranda della cucina: batte la testa sulla ringhiera del secondo piano, la schiena sul tubo del gas, viene trattenuta per qualche istante dai fili del bucato e quindi finisce sul marciapiede del cortile riportando la frattura di due costole e tre vertebre. 

Le vittime morte abbracciate alla finestra

Gli altri due figli, Virgilio di 22 anni, militante missino dei Volontari Nazionali, e il fratellino Stefano di 8 anni, invece, non riescono a gettarsi dalla finestra per scampare alle fiamme. Intrappolati, riescono ad affacciarsi e provano a chiedere aiuto. Alcune foto dell'epoca ritraggono Virgilio proprio mentre, completamente annerito e con il volto già devastato dalle fiamme, cerca di gridare aiuto. Muoiono bruciati vivi nel giro di pochi minuti. I vigili del fuoco li trovano carbonizzati e abbracciati vicino alla finestra che non erano riusciti a scavalcare.