Mercoledì 24 Aprile 2024

Madonna del parto a Roma, nuova luce con il bio restauro

Utilizzati batteri affamati per ripulire il capolavoro rinascimentale di Jacopo Sansovino in Campo Marzio

Roma, 8 maggio 2023 - Torna a splendere di una luce forse mai vista la "Madonna con il bambino" (1521), nota a tutti come "Madonna del Parto", capolavoro rinascimentale di Jacopo Sansovino in Campo Marzio a Roma. Un'opera dal forte carattere devozionale, fin dall'Ottocento meta di pellegrinaggio di partorienti o donne che desideravano avere dei figli, venute qui a chiedere la grazia, anche toccando il gruppo scultoreo.

"Non solo toccarlo, ma anche prendere dell'olio che era presente nei lumini e a quel punto diventava un olio santo e andare a spalmare la superficie con quest'olio", ha sottolineato Chiara Scioscia Santoro, restauratrice della Soprintendenza speciale di Roma. "La scultura prima dell'intervento di restauro si presentava con queste grandi macchie, vaste aree di colore bruno arancio", ha aggiunto.

Imponente e dolcissima allo stesso tempo, con la veste che scende in morbidi drappeggi sino ai piedi e il bambino sorretto mentre le scapita con i piedini su una gamba. Erano secoli che la Madonna con il Bambino, non brillava così nella sua nicchia nella basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio. 

Bio restauro

La statua si mostra, infatti, ora in tutta la sua bellezza dopo il restauro bio promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, in collaborazione con Intesa Sanpaolo nell'ambito del programma Restituzioni Monumentali.

"È una scultura bellissima, sulla quel si sentono le influenze di Raffello e Michelangelo e custodita in una chiesa che è essa stessa un libro d'arte, con opere che vanno dal '400 all'800 - racconta la Soprintendente Daniela Porro - Sansovino guardava in particolare alla statuaria antica e si era ispirato a un Apollo citaredo".

Le pratiche devozionali 

Proprio le pratiche devozionali, dalle decine di candele e lumini posti intorno a lei, l'uso di toccarla spalmando olii profumati e vestirla di monili e corone, oltre al tempo e alle polveri, avevano fortemente oscurato e segnato il suo marmo di Carrara. L'intervento di restauro, condotto dalla restauratrice Anna Borzomati, è durato sei mesi e ha visto l'impiego anche di una metodologia non tradizionale e all'avanguardia, come l'utilizzo di particolari batteri. Coltivati al Laboratorio Oem dell'Enea, sono stati resi affamati proprio delle sostanze che ricoprivano l'opera, così da eliminarle senza danneggiarla e senza l'uso di solventi chimici, nel pieno rispetto di ambiente e fruitori.