Mercoledì 24 Aprile 2024

Gemelli operati in utero: oggi hanno due mesi di vita e godono di ottima salute

Intervento ad aprile, i fratellini affetti da una rara patologia sono nati a 35 settimane il 6 luglio. Operati da una equipe tutta al femminile

Sala operatoria (immagini di repertorio)

Sala operatoria (immagini di repertorio)

Roma, 23 settembre 2022 - Hanno più di due mesi di vita e godono di ottima saluta. E' la miglior notizia per  una coppia di gemmellini sopravvissuti a un delicato intervento in utero che hanno affrontato ancora prima di venire alla luce. 

I piccoli affetti da una grave e rara patologia, la sindrome da trasfusione feto-fetale, sono stati operati ad  aprile scorso quando avevano 26 settimane di vita fetale. La gravidanza è andata avanti fino a 35 settimane, i piccoli sono nati il 6 luglio con taglio cesareo.

L'equipe di donne

L'intervento salvavita (se la sindrome da trasfusione feto-fetale non è trattata, il rischio di perdere entrambi i  gemelli è del 95%) eseguito al Policlinico Gemelli di Roma, è stato effettuato in occasione dell'apertura del primo centro di chirurgia fetale dell'ospedale da una équipe composta soprattutto di donne, tra cui Elisa Bevilacqua, tornata a Roma dopo 7 anni di esperienza a Bruxelles, dove ha lavorato sotto la guida del professor Jacques Jani, guru della chirurgia fetale, che ha partecipato all'intervento. Le gravidanze gemellari monocoriali comportano un rischio molto più elevato di mortalità e morbilità rispetto alle gravidanze gemellari dicoriali (due placente per i due gemelli). 

Una patologia rara

Una gravidanza gemellare monocoriale (due gemelli con una sola placenta) e biamniotica (e due sacchi amniotici).  "È dovuto - spiega Bevilacqua - alla presenza di comunicazioni tra le due circolazioni fetali, che avviene attraverso dei vasi speciali (anastomosi). Normalmente il sistema di scambio di sangue attraverso queste anastomosi è bilanciato, cioè avviene in modo 'equo'  tra i due feti, ma ci sono casi in cui il sangue va in misura maggiore da un gemello verso l'altro, determinando uno sbilanciamento dal punto di vista emodinamico e l'insorgenza della cosiddetta sindrome da trasfusione feto-fetale".

Il gemello detto "donatore" "si impoverisce di sangue (ipovolemico), con conseguente ridotta produzione di urina (oliguria) che porta ad una riduzione di liquido amniotico nel sacco nel quale è contenuto (oligoanidramnios)", spiega Belivacqua. Il gemello "ricevente" al contrario "si arricchisce troppo di sangue nella sua circolazione (ipervolemia), e facendo tanta pipì nel sacco amniotico sviluppa la complicanza detta polidramnios poliurico (il liquido amniotico nel suo sacco aumenta)". 

Intervento delicatissimo 

L'intervento per trattare la sindrome da trasfusione feto-fetale consiste nel "dividere in due la placenta (tecnicamente si dice dicorionizzare), per bloccare il passaggio di sangue (la 'trasfusionè) da un gemello all'altro, dividendo le circolazioni dei due piccoli, andando a coagulare con il laser i vasi che le mettono in collegamento (le anastomosi); in questo modo, al termine dell'intervento, ogni gemello ha la sua parte di placenta, non più comunicante con quella dell'altro gemello", spiega Bevilacqua.

"La sindrome da trasfusione feto-fetale - aggiunge - è sempre caratterizzata dalla presenza di abbondante liquido amniotico nel sacco del gemello 'riceventè; in questo caso particolare, oltre a dividere in due la placenta abbiamo proceduto ad evacuare circa sette litri di liquido amniotico". Si tratta di un intervento vitale ma non privo di rischi. «La complicanza precoce più importante della coagulazione laser delle anastomosi - spiega Bevilacqua - è la morte in utero di uno o entrambi i gemelli".

C'è poi "il rischio di travaglio prematuro e parto pretermine, accompagnato o meno da rottura prematura delle membrane». La durata dell'intervento, sottolinea Jacques Jani, «deve essere il più breve possibile, per evitare la rottura delle acque, una complicanza che si verifica purtroppo nel 15% dei casi". Si tratta, dunque, di un intervento complesso e rischioso. "In Europa — spiega la Fondazione Gemelli Irccs - ci sono pochi centri specializzati per la sorveglianza e gestione di tale condizione e ad oggi in Italia solo 7 centri sono in grado di eseguirlo".