Domenica 16 Giugno 2024
DAVID ALLEGRANTI
Politica

La riforma vista da Pera: "Sono sicuro che si farà. Ma no alla legge elettorale inserita in Costituzione"

L’ex presidente del Senato: ho dubbi anche sulla cosiddetta norma anti-ribaltoni. "Vale la promessa della premier agli italiani. E secondo me vincerà il referendum. Le critiche della sinistra? Ha dimenticato che anche D’Alema voleva il premierato"

La riforma vista da Pera: "Sono sicuro che si farà. Ma no alla legge elettorale inserita in Costituzione"

La riforma vista da Pera: "Sono sicuro che si farà. Ma no alla legge elettorale inserita in Costituzione"

Roma, 13 novembre 2023 – Senatore Marcello Pera, in questi giorni lei ha espresso alcune perplessità sul testo della riforma che introdurrebbe il premierato in Italia. Che cosa non le torna?

"Anzitutto, una premessa: questa volta la riforma si farà. La presidente del Consiglio l’ha promesso agli italiani, vuole portarla a termine e la maggioranza su questo punto è coesa. Giorgia Meloni va presa alla lettera. Perciò ci sarebbe bisogno anche che l’opposizione si facesse sentire, che proponesse qualcosa, perché si tratta di riformare la Costituzione. Logica e storia richiedono che questa riforma non si faccia gli uni contro gli altri. La premier è determinata e ha anche ribadito la sua volontà ad accogliere correzioni condivise e a vedere se ci sono altre soluzioni rispetto a quelle prospettate dal disegno di legge appena presentato".

Ma le sue obiezioni quali sono?

"Sono tecniche. Ci sono alcuni punti che ho sollevato e che vorrei poter correggere. Uno è l’introduzione della legge elettorale nella Costituzione. Non amo una legge elettorale, sia pure generica, in Costituzione, per il fatto che congela l’esistente. Se noi domani volessimo fare una diversa legge elettorale, con un impianto diverso, dovremmo modificare di nuovo la Costituzione. E perciò meglio sarebbe che la legge elettorale non fosse costituzionalizzata. È evidente che riformando la costituzione bisognerà riformare la legge elettorale ed è evidente anche che la legge elettorale riformata sarà tale che dovrà dare la maggioranza al premier eletto, però ci sono vari modi. È bene perciò che sia una legge ordinaria del Parlamento a farlo. Un altro punto che io ho trovato tortuoso è la norma cosiddetta anti-ribaltoni. Se il premier eletto entra in crisi, nel testo c’è scritto che il presidente della Repubblica può dare l’incarico a un altro primo ministro, purché abbia lo stesso programma e sia della stessa maggioranza. Il presidente La Russa l’ha definito un percorso ‘arzigogolato’, e così penso io, anche perché una volta messo per via parlamentare un secondo premier al posto del primo, il secondo certamente renderà omaggio al primo, dirà che come il primo non c’è nessuno, e poi però farà quel che gli pare e le circostanze gli impongono. Ecco due punti su cui l’opposizione dovrebbe fare proposte. Ma finora non ne ho sentita nessuna. Non ho chiaro quale progetto la sinistra porti avanti oggi".

Elly Schlein in piazza a Roma ha detto che la destra vuole “l’uomo solo al comando”.

"Sì, ho sentito la segretaria del Pd. Ha detto che Meloni vuole “comandare e non governare“. Ho l’impressione che dentro il Pd si stiano dimenticando la storia recente della sinistra. Perché il disegno di legge di un premierato molto forte lo presentò proprio il senatore Cesare Salvi nella commissione bicamerale di D’Alema. Come è possibile che ora se ne dimentichino? Anche D’Alema, come Renzi, non fa più parte del loro bagaglio?".

Magari perché questa segreteria non è incline al premierato.

"E allora il Cancellieriato di cui parlano e che contiene un potere di scioglimento, che la proposta Meloni non ha, come lo giustificano? Come concepiscono la democrazia, in maniera assembleare? Concedo che Elly Schlein sia giovane e non si ricordi che cos’è successo 20 anni fa. Però che tutto il Pd non abbia più un archivio e non si ricordi che il disegno di legge che avevano presentato nella commissione Bicamerale era quello del premier forte, ecco, mi stupisce. In ogni caso, io ho fatto qualche domanda e qualche obiezione sulla riforma, ma da parte loro non è venuta alcuna risposta. Quantomeno in pubblico".

E in privato?

"In privato più di uno si è fatto vivo, ma occorre un impegno pubblico. I fidanzamenti in privato non mi servono. A oggi, dai deputati, dai senatori e dai vari esperti del Pd, anche da quelli in linea con una certa tradizione riformista, non ho letto niente. Per il Pd della Schlein che fine hanno fatto Giorgio Tonini e Stefano Ceccanti? Fuori anch’essi?".

Il referendum è un rischio per Giorgia Meloni?

"I referendum sono una lotteria, quello Berlusconi non passò perché nel frattempo avevamo perduto le elezioni, eravamo molto deboli, c’era già un altro governo. Quello Renzi non è passato per una colpa irredimibile che si chiama Renzi. Ma questa volta Giorgia Meloni può vincere il referendum. La domanda che porrà – “volete voi che a governare sia il premier eletto o i partiti politici?“ – contiene sì un po’ di antipolitica, ma ad oggi ha un consenso positivo molto ampio. Se fossi nell’opposizione, non confiderei troppo nel referendum".

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