
Roma, 15 giugno 2024 – Il filibustering manesco di giovedì e venerdì alla Camera e al Senato non ha offuscato il G7 di Giorgia Meloni, come forse desiderava qualcuno. La bellezza della Puglia, l’altissima qualità della cucina, il ruolo della padrona di casa morbida nei sorrisi come una mozzarella, ma all’occorrenza dura come un caciocavallo (vedi Macron) ha lasciato in primissimo piano temi fondamentali come i soldi per la ricostruzione dell’Ucraina, relegando al secondo l’inutile polemica sull’aborto con i diritti e i limiti già concordati lo scorso anno dal G7 in Giappone. La visita di Papa Francesco, che ha con la Meloni un vecchio rapporto confidenziale, ha dato all’avvenimento di Borgo Egnazia un carattere singolarmente unico.

La fortuna (perché ci vuole anche quella) ha consentito alla premier di presentarsi intorno al grande tavolo di legno d’ulivo come l’unico in eccellente stato di salute tra leader sconfitti (Francia e Germania), in procinto di esserlo (Gran Bretagna), molto a rischio (Canada e Giappone) o affannati, non solo fisicamente (Stati Uniti) con l’incombente fantasma di Trump. Pur non essendo riuscite ad offuscare il G7 pugliese, le risse parlamentari sono inaccettabili e molto allarmanti. Sono accadute anche durante la Prima repubblica. Andreotti mi raccontò che per proteggersi durante la feroce discussione sulla ‘legge truffa’ (legge elettorale che, se approvata, avrebbe reso molto più snello il sistema parlamentare italiano) si mise in testa un cestino della carta. Ma era appena cominciata la ‘guerra fredda’, c’era un fronte popolare d’obbedienza sovietica. Oggi nulla di questo è più giustificabile. È comprensibile che premierato e autonomia differenziata non piacciano alle minoranze. Ma questo non giustifica aggressioni, soprattutto se le commettono uomini della maggioranza. Nei prossimi tre anni la minoranza potrebbe alzare i toni (attenti alle piazze...), ma questo richiede a maggior ragione ai partiti di governo di rispondere con democratica fermezza, senza mai provocare o esasperare i toni. Non possiamo permetterci che si ripetano scene come quelle dei giorni scorsi con un numero record di provvedimenti disciplinari. I parlamentari recuperino rapidamente la dignità del ruolo.