Domenica 11 Maggio 2025
Anna Vagli
Scene

Una fibra gialla svela il giallo di Trieste: la verità nascosta in due centimetri

Un dettaglio microscopico smonta tre anni di narrazione e rivela un delitto: la storia di Liliana Resinovich, fermata per sempre

Una fibra gialla svela il giallo di Trieste: la verità nascosta in due centimetri

Non serve il sangue per raccontare un delitto. Basta una fibra, se si trova nel posto sbagliato, al momento giusto.

Nel giallo di Trieste ci sono voluti tre anni per costruire una narrazione che parlava di fuga, fragilità, di un presunto gesto estremo. Sette ore per smontarla pezzo dopo pezzo, con un sopralluogo chirurgico nella casa di Sebastiano e Lilli. Settecento strumenti da taglio sequestrati: coltelli, forbici, cesoie. Accanto, guanti e maglioni, repertati per un altro motivo. Un arsenale da arrotino, compatibile con la professione, ma solo se nulla è stato usato nel momento sbagliato.

Eppure, non è una lama a far saltare tutto, ma una fibra gialla, lunga circa due centimetri, compatibile per colore e struttura con il maglione indossato da Visintin il giorno della scomparsa. La fibra è stata riscontrata in sede autoptica sul polsino sinistro della maglia indossata da Liliana quando è stata ritrovata. Non in casa. In un punto preciso: il polso. Il punto in cui si trattiene e si stringe. Il principio di Locard è chiaro: ogni contatto lascia una traccia. Ma perché quella traccia diventi una prova, deve avere coerenza con la dinamica, l’ambiente, il comportamento.Il DNA, in una casa condivisa, è scontato.

Certo, il trasferimento secondario esiste. Una fibra può aderire a un tessuto senza contatto diretto. Ma in quei casi c’è dispersione: frammenti, contaminazioni, coerenze ambientali. Qui, al momento, no. La genetica forense non si ferma alla composizione. Valuta la posizione, la pressione, la deformazione, l’orientamento nella trama del tessuto.E quando tutto converge in un’unica direzione, la casualità crolla. Intorno a quel punto si struttura il resto. Liliana viene ritrovata chiusa in due sacchi neri, in posizione fetale, con segni di compressione sul volto e sul collo.

La morte è avvenuta per soffocamento meccanico esterno. Non c’è suicidio. Per chiudere il cerchio, quindi, si cercano fibre plastiche compatibili con i sacchi, tracce di cordame, polveri anomale: sabbia, muffa, legno, residui organici.Due granelli fuori posto bastano per smontare tutta la scena. E poi c’è lei. Liliana che si stava rimettendo al centro della sua vita. Chi l’ha fermata non voleva solo bloccare il corpo. Voleva cancellare il progetto.