Giovedì 25 Aprile 2024

Elezioni regionali 2020, la Toscana decide tutto: è l'Ohio d'Italia

Due piazze piene: i big del centrodestra a Firenze per la chiusura della campagna elettorale. Il centrosinistra manifesta poco distante

Da sinistra Matteo Salvini (Lega), 47 anni, Giorgia Meloni (Fd’I), 43, la candidata Susann

Da sinistra Matteo Salvini (Lega), 47 anni, Giorgia Meloni (Fd’I), 43, la candidata Susann

"Anche se il timore avrà più argomenti, tu scegli la speranza". Non ci poteva essere frase più azzeccata per aspettare, con uno spillo di fiducia in più, dalla Fortezza Bastiani del Pd, che qualcosa accada. La frase di Seneca l’ha scelta il sindaco di Firenze, Dario Nardella, scrivendo il suo ultimo appello ai concittadini e ai toscani per gridare una volta di più che "il modello vincente è della nostra Regione". Il problema è che stavolta il deserto non è dei Tartari. All’orizzonte c’è davvero qualcuno. Il centrodestra sta dando l’assalto alla roccaforte toscana. Mai avvenuto, ma proprio nemmeno immaginato, in 50 anni di storia. Dal 1970 ad oggi, via di filata, una serie di presidenti di Regione targati sinistra (Pci) e poi centrosinistra.

Elezioni 2020, protocollo anti Covid: mascherine e matite sanificate

Regionali 2020: come si vota

E ieri sera, a testimonianza del testa a testa, c’erano due piazze piene nel centro storico di Firenze dove le coalizioni volevano dare prova di forza e di valori. Ad ascoltare il centrodestra con i big (Salvini, Meloni, Tajani più la lista Toscana civica) giovani e pensionati, gente comune. Una marea di tricolori. Tutti in piedi per il messaggio di Berlusconi, cori "Giorgia, Giorgia", applausi per "Matteo siamo con te". Dal Pd e soci clima più ordinato da norme anti Covid (tutti seduti) con simboli da primarie Usa (Bruce Springsteen come colonna sonora) e abbracci con i governatori toscani precedenti in prima fila. Della serie "La storia siamo noi".

Guida al referendum

La Toscana non è solo un voto amministrativo per il quale cinque anni fa più della metà degli elettori preferì rimanere a casa. Stavolta si guarda all’affluenza per guadagnare un voto in più perché sotto lo striscione della vittoria si potrebbe arrivare vicini vicini. Davvero da fotofinish. Tanto che Susanna Ceccardi, candidata presidente del centrodestra, avversaria di Eugenio Giani, candidato guida della Toscana per il centrosinistra, accusa il Pd di essersi trasformato in tour operator "affittando pullman per portare gli anziani a votare". Ma chi lo avrebbe mai detto che il destino della Toscana si sarebbe intrecciato a quello del governo nazionale, alla sorte del Nazareno, agli equilibri tra Salvini e Meloni? Pochissimi. Anche perché secondo gli analisti Giani partiva con un vantaggio di 8-10 punti nel febbraio scorso, prima del lockdown. Rosicchiati dalla ’leonessa di Cascina’ o dispersi dalla coalizione di centrosinistra (dalla sinistra ecologista al centro renziano) che si è risvegliata dal torpore solo dopo Ferragosto. Riflettori puntati sulla Toscana dunque.

L’attacco al potere storico è finito anche sulle pagine del Financial Times come esempio di possibile trasformazione politica italiana. Non bastano i pompieri sparpagliati nelle forze di governo a dire "il voto regionale non influirà" perché lo sanno tutti che lunedì notte potrebbe essere il tunnel più buio per il Pd. "Tutti responsabili, nessuno si tiri indietro. Si vince o si perde tutti insieme" si ripete dal quartier generale dem a Firenze. I conti si fanno alla fine. Tutti coinvolti. Renzi ha tirato fuori grinta e slogan, il Pd ha suonato ai campanelli e ha fatto il porta a porta come quando il Pci la domenica mattina portava di casa in casa l’Unità e il parroco si arrabbiava.

Caduti nel vuoto gli appelli al voto disgiunto. In primis al Movimento 5 Stelle ("Abbiamo litigato fino all’altro giorno" ripete Irene Galletti, candidata presidente grillina) e a Toscana a Sinistra (6% alle scorse regionali). Una sconfitta in Toscana darebbe vita all’opa sulla segreteria nazionale e spazzerebbe via il vertice locale (più ex renziano che zingarettiano). Farebbe processare scelte e strategie nel centrosinistra: anche Renzi finirebbe sul banco degli imputati perché la prima benedizione a Giani l’ha data proprio lui. "Se devo scommettere venti euro, punto ancora su Eugenio" dice in piazza Santissima Annunziata a Firenze Lorenzo Becattini, coordinatore delle segreteria toscana del Pd mentre sale sul palco per il comizio finale Giani. "Il nostro popolo non ci tradirà". La coalizione di Susanna Ceccardi ci crede, vuole il colpaccio. Il ribaltone ci sta, lo dicono le previsioni. Non c’è più vergogna in Toscana ad essere in piazza in tanti a fare il tifo per il centrodestra. Ci sono orgoglio e senso di appartenenza. Ed è già una vittoria.