Venerdì 26 Aprile 2024

Napoli, il duello Sorbillo-Briatore non si farà: i pizzaioli depongono le armi

L'Associazione verace pizza napoletana ha fatto un passo indietro, la sfida in piazza è stata annullata. Il pizzaiolo di Sorbillo, Errico Porzio: "Non è più un cibo da poveri"

Manifestazione anti Briartore a Napoli

Manifestazione anti Briartore a Napoli

Napoli, 25 giugno 2022 – Il duello a colpi di pizza non si farà, la contesa tra Sorbillo e Briatore sul prezzo della pizza è smontata in pochi giorni. Complice, forse, la perdita dello scettro di Capitale della pizza, sfilata dalla Lombardia alla Campania. Troppi i locali chiusi e bassi i margini delle vendite, come spiega l’analisi di Cna presentata nei giorni scorsi al Pizza Village in corso in questi giorni a Napoli.

Dopo la polemica sulla qualità della pizza venduta a pochi euro sollevata dall’imprenditore Flavio Briatore, che nei suoi locali Crazy Pizza propone pizze esclusive a 65 euro, il presidente dell'Associazione verace pizza napoletana, Antonio Pace, e il pizzaiolo Gino Sorbillo, titolare di una catena di locali in Italia, avevano lanciato una sfida di assaggi in piazza.

Pizza sotto i 5 euro: si può?

Si può vendere una buona pizza a meno di 5 euro? A rispondere è Errico Porzio, pizzaiolo napoletano che ha cominciato in un piccolo locale nel quartiere di Soccavo e poi ha aperto una serie di pizzerie nella penisola, anche in zone chic di grandi città, come a Roma. Errico Porzio, del resto, prima che la polemica scoppiasse, da Crazy Pizza era andato davvero in prima persona e aveva mangiato una margherita, valutandola via social, esattamente come in tempi non sospetti aveva degustato e valutato quella di Carlo Cracco a Milano.

"Briatore l'ho sentito tre o quattro volte, dopo che il mese scorso sono andato nel suo locale – racconta il pizzaiolo napoletano – ma non su queste sue ultime dichiarazioni. Alla fine, però, a mio avviso non ha tutti i torti". Ma come, un pizzaiolo partenopeo che gli dà ragione? "Il discorso non è tanto il prezzo del prodotto finale – dice Porzio – non è un tema di costo. Bisogna fare, secondo me, un discorso che parte da un altro quesito. Dove fai quella pizza? Una pizza fatta in un rione popolare non può costare quanto una fatta in un locale lussuoso o un ristorante stellato".

“La pizza non è più cibo da poveri”

"Ormai la pizza da cibo dei poveri e street food napoletano è diventata altro, è diventata cibo di emozione, cibo gourmet". Tuttavia, "una margherita di qualità assoluta ha un costo di materie prime che non va oltre 1,60 euro, e sto parlando di rispetto del disciplinare, di una margherita cioè fatta con un San Marzano dop, un fiordilatte di Agerola, un olio italiano che viene magari anche da frantoi di nicchia e farine di una certa qualità". "

Napoli non è Milano: i costi fissi sono diversi

“Io ho 12 locali: in quello di Napoli, a Soccavo, dove ho un fitto di 800 euro mensili, io sono il pizzaiolo, elettricità e gas costano poco perchè il locale è piccolo, e la vendo a cinque euro. Nel mio locale di Roma, quella stessa margherita costa 8,50 euro. La pizza più gourmet che ho, a Napoli sta a 13 euro, a Roma, a Torino e a Milano la vendo intorno ai 20 euro. I costi che ho a Napoli non sono i costi di chi può avere un locale a Roma in via Vittorio Veneto o a Milano in Galleria. Stiamo parlando di luoghi in cui i fitti dei locali arrivano fino a 50mila euro al mese".

Briatore? “Ha i locali pieni”

"Se rispetti il disciplinare, puoi fare cibo di qualità anche sotto cinque euro – ribadisce il pizzaiolo – la qualità non dipende dal prezzo. Briatore però ha comunque locali pieni. Certo, io non metterei un Patanegra su una pizza, il calore ne distruggerebbe il gusto, ma lui è bravo anche a vendere l'aria. In più fa un prodotto croccante che è un gusto che viene incontro a quello di tutti, mentre molte pizze napoletane morbide e molto lievitate sono meno apprezzate soprattutto dagli italiani". Poi, continua Porzio, "noi napoletani ci dobbiamo liberare dall'idea che pizza sia solo una nostra, che la parola pizza qualifichi di diritto solo le nostre.

Quello che ci appartiene è la pizza napoletana che è una pizza particolare, forse la più suggestiva, forse la migliore al mondo; ma esistono altre pizze, come la romana tanti altri tipi di pizza italiani. E c'è anche stato un cambiamento forte di come viene percepito questo prodotto, che da cibo povero è diventato un cibo diverso e globale. Alla fine, non e' buono ciò che e' buono, ma è buono ciò che piace. E anche noi pizzaioli napoletani facciamo tutti una pizza differente, ognuno ha il suo prodotto ideale, chi la fa più fragrante, chi più' morbida, chi con il cornicione più alto, ma alla fine è la gente che decide di venire da te e mangiarla".