Giovedì 18 Aprile 2024

Pizza, la Campania cede il primato alla Lombardia. Cna: "Colpa della burocrazia"

Settemila pizzerie campane hanno chiuso i battenti negli ultimi due anni. La pandemia ha penalizzato il Sud, in ascesa Emilia Romagna, Veneto, Friuil. Tutti i dati di Cna

Pizza del celebre locale Sorbillo

Pizza del celebre locale Sorbillo

Napoli, 23 giugno 2022 – Settemila pizzerie perse in due anni, la Campania non è più la regione capitale della pizza: lo scettro passa alla Lombardia. A dirlo sono i dati presentati questa mattina al Village Pizza di Napoli dalla Cna, che ha tracciato un quadro del mercato delle pizze in tutta Italia. Il Nord sorpassa il Meridione in fatto di pizza, a dare il colpo di grazia al mercato è stata la pandemia che ha orientato i consumatori verso l’asporto, penalizzando i ristoranti.

Sommario:

Campania, cenerentola della pizza?

Regina della pizza per eccellenza, la Campania ha perso il primato con la chiusura del 41,1% delle attività che producono distribuiscono la pizza – dalle pizzerie alle rosticcerie, passando per i locali di asporto e i ristoranti – passando così da 17.436 esercizi del 2019 ai soli 10.263 locali di oggi, perdendo ben 7.173 punti vendita e precipitando così dal gradino più alto della classifica delle regioni d'Italia. E, mentre il web impazza sulla querelle tra Briatore e Sorbillo sul costo della pizza, l’Italia sconta il prezzo della pandemia.

Lombardia in vetta

Leadership conquistata dalla Lombardia, che oggi primeggia la graduatoria con 17.660 punti vendita e un incremento del +24,6% e 3.489 nuovi esercizi. "I dati analizzati nello studio, che abbraccia il periodo dal 2019 al 2021, indicano che crescono le regioni del Nord rispetto a quelle del Sud”, spiega Gabriele Rotini, responsabile del settore agroalimentare del Cna. Il trend era già nell’aria, una prima indicazione era arrivata dall’ultima rilevazione del 2017.

“Il lockdown ha caratterizzato la rottura di abitudini comuni: non si è più potuti uscire per andare in pizzeria, ma si è utilizzato l'asporto”, dice Rotini. “Le amministrazioni che hanno reagito per prime, autorizzando le consegne a domicilio – continua – con le regole legate alla sicurezza alimentare, hanno ottenuto i risultati riscontrati: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna. Mentre al Centro-Sud, dove solitamente la burocrazia amministrativa è più lenta, le amministrazioni non hanno sostenuto con prontezza le imprese come in Campania, Lazio (-34,8%), l'Abruzzo (-28,4%), la Sicilia (-14,8%), l'Umbria (-13%)".

Quanto costa la pizza? La forbice degli utili

Altro motivo indicato sarebbe quello legato alla forbice di utile per gli esercizi commerciali. La pizza al Centro Sud oscilla in un range tra i 5 e 7 euro, mentre al Nord si vende tra i 12 e 15 euro. L'aumento delle materie prime avrebbe così ridotto la marginalità degli esercizi che vendono la pizza al Su, mentre al Nord del Paese il maggior margine ha funzionato da scudo difensivo per gli imprenditori.

Chi scende e chi sale

Chi scende. I dati indicano che il maggior calo di attività ha coinvolto le regioni centro-meridionali rispetto a quelle del Nord: la Campania, perde il 41,1% delle attività (7.173), precipitando a 10.263 pizzerie. A seguire, il Lazio (-34,8%), l'Abruzzo (-28,4%), la Sicilia (-14,8%), l'Umbria (-13%).

Chi sale. Crescono la Basilicata (+102,6%), la Val d'Aosta (+75%), il Friuli Venezia Giulia (+59,8%), Trentino Alto Adige (+39,5%). La Lombardia incrementa il numero delle attività legate al mondo della pizza di 3.489 unità (+24,6 per cento), raggiungendo ben 17.660 attività. Aumentano anche l'Emilia Romagna (+ 1.496 attività), Veneto (+ 1.268 attività) e Piemonte (+ 1.148).