Mercoledì 24 Aprile 2024

Martin Margiela, in mostra a Parigi i vent'anni dello stilista del mistero

La mostra al Museo Galliera di Parigi celebra il genio mai apparso in pubblico e mai fotografato, famoso per lo stile del riciclo

La giacca di parrucche di Martin Margiela (Omaggio)

La giacca di parrucche di Martin Margiela (Omaggio)

Parigi, 2 marzo 2018 -  In pochissimi hanno visto la sua faccia perchè lui, Martin Margiela, è lo stilista del mistero e dell'esclusione volontaria, l'uomo che non solo non è mai comparso in passerella per i venti anni che ha sfilato a Parigi ma non ha mai voluto farsi una foto. Logico che non ci sia traccia fisica di lui se non del suo genio insuperato e insuperabile alla mostra inaugurata ieri sera al Museo Galliera con un evento mondano ed eccelso: “Margiela Galliera 1989/2009” da domani, 3 marzo al 15 luglio, con una retrospettiva geniale e intelligente curata da lui stesso come direttore artistico e come commissario dell'esposizione da Alexandre Samson, curatore delle collezioni contemporanee del museo della moda parigino e allievo di Olivier Saillard, lo storico della moda che ha appena lasciato il suo incarico di direttore al Galliera.

Dire che si visita una mostra di vestiti è davvero limitativo tanto Margiela esce fuori come titano del fashion, copiatissimo fin dagli inizi alla fine degli anni Ottanta, dopo esser arrivato sulla Senna dal Belgio come capitano dei giovani stilisti usciti dalla scuola di Anversa (come per esempio Dries van Noten) ed essere stato per qualche anno l'assistente primo di Jean Paul Gaultier. Poi la decisione di mettersi in proprio e aprire l'atelier in St. Denis, con quel suo stile dall'approccio concettuale, che punta sulla decostruzione dell'abito magari trovato al mercato delle Pulci per poi ricomporlo con stilemi moderni e spiazzanti per passerelle che hanno avuto per spazi le stazioni dei treni o vecchi locali parigini. Questa è la prima retrospettiva parigina che comincia dal primo defilè di Martin Margiela, classe 1957, che ora abita in qualche parte del mondo sempre in severo oblio, quello per l'estate 1989 del 23 ottobre 1988 al Cafè de la Gare de Paris, con quel minimalismo che lo farà entrare nel mito della moda moderna.

Le modelle da subito hanno la faccia coperta da un pezzo di cotone bianco. Nasce subito la linea Artisanal (che ora il nuovo proprietario del brand, Renzo Rosso, ha affidato ad un altro genio come John Galliano che resta fedele al Dna), nascono subito le calzature Tabi che si ispirano a quelle dei lavoratori giapponesi, il gilet cucito con lo schotch, quello di pezzi di piatti di ceramica, il gioiello che non è altro che un tappo di champagne, le giacche di plastica trasparente portate su quelle vecchie, usate e frustrate che Martin trova nei mercatini, “Quando io taglio un vestito nuovo o uno vecchio non penso di distruggerlo ma di farlo rinascere sotto un'altra forma” ha detto Margiela in una rara intervista, esaltando quell'arte del riciclo che poi tutti gli copieranno. Tra i pezzi più sorprendenti al Galliera la maglia realizzata assemblando otto paia di calzini bianchi americani realizzata per Martin da Deanna Ferretti Veroni che nella sua fabbrica alle porte di Reggio Emilia ha lavorato 12 anni con lui e che ieri sera all'anteprima della mostra era emozionata, commossa e felice di aver ritrovato tanta bravura. Spettacolari infine i cappotti oversize, le giacche di capelli, la borsa rivestita di una fodera di cotone bianco per esalttare la filosofia del no logo.