Giovedì 25 Aprile 2024

Valentino, chi sarà il nuovo direttore creativo? Il futuro della maison. Ma senza Piccioli nessuna sfilata a Parigi

La Finanza e il mondo della Moda si chiedono chi disegnerà i modelli della maison oggi in mano al Gruppo Kering di Francois Henri Pinault e al Fondo Sovrano del Qatar

Dopo addio di Piccioli Valentino annulla sfilate di giugno

Dopo addio di Piccioli Valentino annulla sfilate di giugno

Milano, 25 marzo 2024 –  Non poteva che essere così: a giugno nessun defilé a Parigi sotto le insegne di Valentino, dopo l’annuncio (non proprio a sorpresa per gli addetti ai lavoro) dell’uscita del direttore creativo Pierpaolo Piccioli dalla maison fondata nel 1960 a Roma da Valentino Garavani e da Giancarlo Giammetti e ora per il 30% nel portafoglio del Gruppo Kering di Francois Henri Pinault e per il 70% ancora in quello del Fondo Sovrano del Qatar tramite Mayhoola for Investments.

Nè la sfilata uomo, nè il defilè dell’haute couture che avrebbe dovuto tenersi nei giorni tra il 24 e il 27 giugno, anticipo dovuto alle Olimpiadi a Parigi. D’altra parte se non c’è più il direttore creativo a guidare con mano felice come quella di Piccioli da ben otto anni l’atelier romano d’alta moda di Piazza Mignanelli a Roma con quella fantastica squadra di maghi sarti e sarte capaci di ogni meraviglia chi mai potrebbe fare l’haute couture, che è la summa di ogni eccellenza e preziosità e bellezza della moda? Non certo un team interno. Quale ricca signora si metterebbe in mani sconosciute per pagare un abito decine di migliaia di euro? Un team interno forse poteva realizzare la collezione maschile di pret-à-porter ma vista la fine del rapporto con PPP i vertici della maison hanno convenuto di saltare il turno in attesa del nome del nuovo creativo.

Nome che tutti aspettano, anche solo per curiosità, come fanno le tante persone comuni che non ci stanno capendo più nulla tra arrivi e partenze nel fashion, pur con tanti diversi calibri di importanza.

Insomma a bordo passerelle e nelle sartorie pare regnare un po' di caos, come se la crisi geopolitica e sociale non bastasse.

Per gli addetti ai lavori l’addio a Pierpaolo Piccioli e alla sua eccellenza di stile e creatività in Valentino è dovuta soprattutto al fatto che forse al suo posto si cerca qualcuno in grado di potenziare il comparto accessori, quelle scarpe e borse che fanno i fatturati.

E inevitabile dare la colpa a questa fretta compulsiva sui numeri non tanto ai proprietari dei brand quanto agli analisti finanziari sempre pronti ad alzare la posta del business anche a svantaggio della qualità stilistica. Come è accaduto per esempio ad Alessandro Michele sfinito dalle pressioni dei numeri che non hanno tenuto conto di tante altre cose, compreso il fatto che anche il mondo della moda è cambiando nei due anni appena trascorsi ed ora ancora di più, perché siamo passati dal Covid, alla crisi energetica e ora alle guerre mondiali a pezzi come le chiama Papa Francesco.

E invece la finanza che sta tallonando la moda in modo assurdo e scellerato continua la sua corsa che potrebbe portare a guai seri, serissimi, per tutte le aziende del lusso mondiale.

Inevitabile ora la rissa e la ridda sui nomi di chi va al posto di chi. Intanto ci sono voci anche dall’America dove Michael Kors starebbe per lasciare il suo impegno creativo e prima di farlo sta cercando un erede. Ha gettato la spugna già un mago dello chic e del colore come il belga Dries Van Noten che si farà sostituire dai suoi allievi. Per ora. E cambi importanti anche in Italia dopo l’addio di Walter Chiapponi a Blumarine, per motivi personali e desiderio di dedicarsi al volontariato, dopo una sola collezione presentata lo scorso febbraio a Milano.

Nella scacchiera delle pedine stilistiche si muovono dopo l’uscita di Pierpaolo Piccioli da Valentino tanti nome eccellenti: c’è chi parla anche di un probabile arrivo in Piazza Mignanelli di Maria Grazia Chiuri, bravissima direttrice artistica di Dior e anche lei allieva per tanti anni di Garavani-Giammetti e poi al timone della maison Valentino proprio con Piccioli negli anni prima del 2016.

Ipotesi che pare però futuribile, visto i risultati esaltanti che la stilista romana ha fatto registrare a Dior, rilanciandone le vendite e il prestigio come nessuno prima di lei. E poi torna forte l’ipotesi di Alessandro Michele, deus ex machina di Gucci e creativo eccelso che ha portato il marchio delle due G al fatturato di addirittura 10 miliardi, poi costretto ad andarsene per il tedio degli azionisti e degli analisti quando i numeri sono diminuiti.

In questi due anni e pochi mesi Michele è rimasto in silenzio, certo il suo è un nome forte e galattico, quello di un genio dello stile che potrebbe lavorare e bene dappertutto per esperienza, capacità, talento e visione. Lui sì starebbe bene anche da Valentino, anche se non ha mai guidato un atelier di alta moda, e lì ritroverebbe un amico come Jacopo Venturini amministratore delegato della maison romana presieduta da Rachid Mohamed Rachid. La coppia Michele-Venturini da Gucci, negli anni d’oro sotto la presidenza di un altro bravissimo come Marco Bizzarri, ha fatto continui fuochi d’artificio: perché non rifare la festa?

E Pierpaolo Piccioli? In molti lo vedrebbero bene da Chanel, per ridare allure al brand specie sull’haute couture un po’ semplice con la direzione creativa della pur esperta Virginie Viard, erede designata da Karl Lagerfeld e molto gradita per i successi nelle vendite di borsette e collane ai fratelli Alain e Gerad Werheimerm proprietari dalla maison di rue Cambon. Oppure da Fendi, dove Piepaolo ha lavorato da giovane, ma solo tra un anno, quando sarà passato l’anniversario del centenario del brand fondato da mamma Adele Fendi.

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