Venerdì 26 Aprile 2024

Tesoro inedito, viaggio al termine di Céline

Tornano alla luce migliaia di pagine rubate allo scrittore nel ’44: tra queste anche le parti mancanti dell’incompiuto “Casse-pipe“

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di Giovanni

Serafini

Un nuovo strepitoso capitolo viene ad arricchire la leggenda nera di Louis-Ferdinand Céline, l’autore di Viaggio al termine della notte e Morte a credito, a lungo bistrattato per le simpatie naziste e i libelli antisemiti. Adesso, a sessant’anni dalla morte (1 luglio 1961), nel momento in cui i veleni della politica si dissolvono per rendere giustizia alla grandezza dell’artista, un suo antico “tesoro di guerra” viene alla luce in circostanze misteriose per rivelarci altre facce, altri dettagli e nuovi capolavori dello scrittore.

Si tratta di un metro cubo di carta, migliaia e migliaia di pagine autografe in parte intaccate dalle tracce di umidità per essere rimaste sepolte al buio in qualche cantina. Molti fogli sono legati fra loro con ciappetti di legno da biancheria, tecnica abitualmente usata da Céline per raggruppare diversi capitoli di un’opera. Spiccano nel bottino le 600 pagine del famoso Casse-pipe, romanzo autobiografico che si credeva incompiuto, nel quale l’autore racconta le vicende militari tragicomiche vissute durante il servizio militare effettuato nel reggimento corazzieri di Rambouillet, alla vigilia della prima guerra mondiale.

Ci sono poi un grosso romanzo sconosciuto intitolato Londra, un migliaio di pagine di Morte a credito e decine di altri scritti e documenti. "Una scoperta letteraria come non se ne vedono da secoli", commenta l’avvocato parigino Pierre Perrat, specialista del mondo editoriale. "Una storia incredibile che ci porta indietro nel lontano 1944", aggiunge Emile Brami, biografo numero uno di Céline.

Fu appunto nel 1944, quando lo scrittore si era rifugiato nella Germania nazista insieme con gli ultras collaborazionisti di Vichy, che la porta del suo appartamento di Montmartre venne forzata: i ladri s’impossessarono di tutto quel che potevano stipare in un camioncino, in particolare dei voluminosi manoscritti custoditi in un grande armadio dello studio.

"Non mi hanno lasciato neanche un fazzoletto, neanche una sedia, neanche un foglietto", scrisse Céline al suo amico Pierre Monnier. "Il mio romanzo Casse-pipe – aggiunse – è condannato a restare incompiuto visto che quei delinquenti hanno portato via tutta la seconda parte e il finale".

Ma chi erano i “delinquenti”? E in quali circostanze il tesoro trafugato arriva adesso nelle mani degli esecutori testamentari di Céline? È stata la scomparsa l’8 novembre 2019 di Lucette Destouches, vedova dello scrittore deceduta a 107 anni, a sbloccare la situazione. "Quindici anni fa ricevetti la telefonata di un lettore che affermava di dovermi consegnare dei documenti. Gli diedi appuntamento e lo vidi arrivare con un enorme sacco. Mi disse che conteneva manoscritti di Céline e che me li consegnava a una sola condizione: renderli pubblici solo dopo la morte di Lucette Destouches. Era un uomo di sinistra e non voleva che la vedova di Céline si arricchisse", racconta Jean-Pierre Thibaudat, fino al 2006 critico teatrale del quotidiano Libération.

Per anni, senza parlarne con nessuno, Thibaudat lesse e trascrisse le migliaia di pagine. Quindi, morta Lucette, le diede nella loro integralità alle due persone designate dalla vedova come "custodi del tempio di Céline": l’avvocato François Gibault, 89 anni, e Véronique Chovin, 69 anni, amica e allieva di Lucette, ex insegnante di danza.

Secondo Le Monde, che racconta tutta la storia, gli ignoti ladri del ’44 erano membri della Resistenza che avevano il compito di perquisire le abitazioni dei collaborazionisti. Passati di mano in mano (un percorso tutto da ricostruire), i manoscritti di Céline approderanno sotto forma di donazione alla Biblioteca Nazionale di Francia. Una manna per studiosi e amanti della letteratura.

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