Venerdì 26 Aprile 2024

Sonia Bergamasco: "Io e Montalbano, amore a distanza"

"Tra Salvo e Livia c’è gelosia: in passato è stata concreta. Ora ha toni da commedia". "Sposo il commissario ma si scopre che è un sogno. O forse è un incubo"

Livia e il commissario Montalbano si sposano (o è solo un sogno?)

Livia e il commissario Montalbano si sposano (o è solo un sogno?)

Milano, 12 marzo 2018 - Sonia Bergamasco, 52 anni, eclettica attrice di teatro, cinema e televisione, è conosciuta dal grande pubblico soprattutto come Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano.

Livia e Montalbano sono due persone molto diverse: che cosa di Salvo affascina la sua fidanzata? «La sua forte personalità e la sua integrità».

Il loro è un rapporto a distanza... «È il rapporto di due persone che da sempre hanno una loro vita e una forte indipendenza, e che però da molti anni hanno deciso di tenere stretto il nodo che li unisce, malgrado i chilometri e i mari che li separano. Sanno di poter contare sempre l’una sull’altro».

Forse è un po’ anche quello che accade a lei, visto che suo marito (Fabizio Gifuni) è attore come lei e spesso in tournée... «La nostra è una situazione completamente diversa, abbiamo due figli».

Il rapporto tra Livia e Montalbano resiste proprio perché sono lontani? «Bella domanda. Non ci sono regole fisse, ciascuno si dà le proprie regole però vivendo un sentimento amoroso giorno per giorno. In fondo si tratta di una situazione letteraria, anche se ha una sua forte verosimiglianza, perché ci sono molte coppie che vivono situazioni del genere».

Lo spettatore potrebbe chiedersi: perché quei due non si sposano? «Nel 2018 stiamo ancora chiedendoci perché non si sposano? Può essere, ma anche no. Non mi sembra che oggi il matrimonio sia all’ordine del giorno per la salute, il benessere e la felicità di una coppia. Comunque proprio nell’ultimo episodio intitolato ‘Amore’ c’è stato un matrimonio, che però si scopre essere un sogno. O forse un incubo».

Anche la gelosia appare qua e là nella serie di Montalbano: è un sentimento inevitabile, che addirittura può far bene a una coppia? «È un sentimento umanissimo che, entro certi limiti, può essere qualcosa di vitale. Se supera quei limiti, invece, può essere solo distruttivo e violento. La gelosia tra Salvo e Livia è stata in passato concreta, nel senso che ci sono state delle occasioni, probabilmente causate anche dal tipo di vita e lavoro di Salvo. Nell’ultimo episodio c’è la gelosia, ma - forse per il fatto che ormai si tratta di persone mature, che alle spalle hanno una lunga conoscenza - si ripropone però con toni da commedia, più divertiti, più frizzanti».

Gran parte del pubblico percepisce Livia come un personaggio antipatico. Perché? «Fin da quando Camilleri l’ha creata è stata percepita come quella che assorbe un po’ del tempo sacro e santo di Salvo, quindi come un disturbo rispetto all’eroe. Credo che ciò sia voluto proprio da Camilleri. Però un’altra bella parte di pubblico segue Livia e Salvo con molto affetto».

Lei ha lavorato molto in televisione, ma il suo grande amore resta il teatro. Proprio in questi giorni sta portando in tournée ‘Il Ballo’ tratto da un racconto di Irène Némirovsky (al Parenti di Milano dal 17 al 25 marzo), in cui interpreta tutti i personaggi. Come mai questa scelta? «Fin dalla prima volta in cui ho letto il racconto mi ha colpito e appassionato, subito ho desiderato portarlo in scena. E ho pensato al modo in cui rappresentare i cinque personaggi, ambientando la scena in una soffitta immaginaria arredata con specchi polverosi da cui sorgono i fantasmi della famiglia della giovane protagonista».

Lei ha lavorato con grandi personaggi del teatro italiano, da Carmelo Bene a Giorgio Strehler. Cosa le hanno insegnato? «A Carmelo Bene devo una cosa essenziale. Volle ascoltare quello che facevo da attrice musicista (Sonia Bergamasco è diplomata al Conservatorio, ndr) e mi disse: non devi più essere da una parte musicista e dall’altra attrice. Devi intrecciare i due percorsi. Per me è stata una grande spinta. Strehler era un personaggione, con i suoi lunghi capelli bianchi ondulati di cui andava molto fiero, la sua vanità d’artista, accanto a una purezza infantile. Ciò che ricordo con più intensità è il modo in cui immaginava e raccontava tutti i personaggi, tutto uno spettacolo. Come evocatore era ineguagliabile».

Come si passa da Strehler e Carmelo Bene a Checco Zalone, col quale ha girato ‘Quo vado’? «È il gioco dell’attore, il desiderio di fare sempre cose diverse».

Il suo personaggio era cattivissimo: la dura manager che in ogni modo cercava di far fuori Checco Zalone attaccato al posto fisso... «È una figura che di solito appartiene all’immaginario maschile, il potente di turno che se la prende col sottoposto. L’idea di tradurlo al femminile è stata una bella invenzione drammaturgica».

A proposito delle serie americane che oggi spopolano, lei ha parlato di ‘idolatria’. È una critica? «Le mie figlie stanno seguendo con una passione senza fine ‘Grey’s Anatomy’. Sono serie di altissimo livello qualitativo, io non le guardo moltissimo ma solo perché non ho tempo. Ho detto ‘idolatria’ perché credo che si inneschi una sorta di dipendenza nei confronti di una storia che non finisce mai».

Lei ha aderito al manifesto ‘Dissenso comune’ contro le molestie alle donne. Allo stesso tempo però ha difeso anche la posizione assunta da Catherine Deneuve... «Io non difendo Catherine Deneuve. Ho detto che probabilmente c’è stata una scelta infelice di alcuni vocaboli e nella formulazione, ma nella sostanza il testo è stato travisato. L’urgenza del momento è cercare un equilibrio tra uomini e donne».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro