Mercoledì 24 Aprile 2024

Simone & Yves, quando l’amore era eterno

Uniti dall’arte, dalla politica e dai sacrifici: Montand la tradì con Marilyn, la Signoret lo perdonò. E riposano nella stessa tomba

Yves Montand con Simone Signoret

Yves Montand con Simone Signoret

"Abbiamo litigato molto, ma questo è un bene. Altrimenti le cose sarebbero state molto tristi": valle a capire le donne, valla a capire Simone Signoret che al suo Yves Montand ha perdonato tutto, tenendo in piedi un amore di 36 anni e un matrimonio che, celebrato nel municipio di Saint-Paul-de-Vence nel ’51, ha avuto fine solo con la morte di lei, il 30 settembre 1985. Vennero entrambi al mondo nel 1921. Lei, Simone-Henriette-Charlotte Kaminker il 25 marzo a Wiesbaden in Germania; lui, Ivo Livi il 13 ottobre a Monsummano, in Toscana.

La Francia e l’Italia sono pronti a ricordarli ora, nel centenario. Cent’anni d’amore, verrebbe da dire: un amore antico, un matrimonio durato per una vita intera, talmente “normale“ da risultare oggi – con nozze vip e non vip che si consumano dopo un giorno o due – un’"impresa eccezionale".

Anche se poi in realtà di “normale“ in quest’amore c’è ben poco. Simone, figlia di un ebreo polacco nata in territorio tedesco sotto l’occupazione francese, quando scoppia la seconda guerra mondiale trova rifugio con la famiglia in Bretagna; all’inizio degli anni ’40 si trasfererisce a Parigi dove studia ma sogna solo una cosa: fare film. Inizia da comparsa e, arrivata la Liberazione, è già attrice di cinema diretta dal compagno, il regista Yves Allégret, che ha incontrato nel ’43; nel ’46 nasce la loro figlia, Catherine (e la Signoret ottiene celebrità e premi con il film L’albergo della malavita); nel ’48 Simone e Allégret si sposano.

Non pensate alla Signoret nelle foto che la ritraggono ultrasessantenne quando, "con un compiacimento quasi sfacciato – scriveva la Aspesi – aveva permesso al suo corpo di sformarsi, alla sua faccia di allargarsi, gonfia di rughe e di stanchezza". Pensatela sexy e fatale Dédée d’Anvers nel ’48, pura e perversa (altro che Sharon Stone) Thérèse Raquin nel ’53; ricordatene la fulgida femminilità del Casco d’oro (’52) e i taglienti occhi criminali de I diabolici (’54). Bellissima, voce profonda e sensuale, brillante e colta, è la stella anticonformista della Rive Gauche, sigaretta tra le dita, amica di Prévert. Ed è Prévert a presentarle, nel ’49, questo ragazzo italiano arrivato in Francia da bambino, famiglia socialista, fin da giovanissimo metalmeccanico fan di Stalin e di Fred Astaire, lanciato nel mondo dello spettacolo da Edith Piaf che prima se lo trastulla come amante, poi lo liquida temendo abbia le potenzialita per oscurare, pur cantante ancora sconosciuto, la sua sua stella senza fine.

Il 19 agosto 1949 Simone Signoret e Yves Montand si incontrano all’Auberge de la Colombe d´or, a Saint-Paul-de-Vence. È amore a prima vista. In soli tre giorni, l’attrice liquida Allégret. Con Yves sono complici e complementari: Simone, illuminata, lo trasforma in un uomo raffinato; Yves, classe operaia, fa sbocciare in lei la militanza politica. Tra il Café de Flore e il grande appartamento di Parigi in Place Dauphine, soprannominato “la roulotte”, discutono con Sartre e de Beauvoir, amano l’arte di Giacometti e Braque, si nutrono di gioia e passione, si struggono di dolore: Simone ha due aborti spontanei. In ritardo di almeno sette anni rispetto alla Signoret, e solo dopo averla conosciuta, Ivo Livi da Monsummano acchiappa il primo successo – vero e vasto – al cinema: è il ’53, il film è Vite vendute di Clouzot.

La carriera della coppia procede di pari passo con l’impegno politico: nel ’56 vivono però i fatti d’Ungheria come la fine della loro utopia, tanto da cercare di annullare una tournée già fissata in Unione Sovietica. E scema l’ostracismo degli Usa nei confronti della coppia “comunista”: nel ’60 Simone è la prima donna a vincere un Oscar come miglior attrice in un film non americano (La strada dei quartieri alti). Con Yves volano a Hollywood e qui diventano amici di Marilyn Monroe e del marito Arthur Miller. Simone torna in Francia, Yves gira con Marilyn Facciamo l’amore, e mai titolo è più azzeccato: Montand perde la testa, ricambiato, per la Monroe. Simone sa tutto, e lo aspetta a Parigi. Lui torna da lei. Simone lo perdona: "Se Marilyn è innamorata di mio marito, ciò prova che ha buon gusto. Anch’io ne sono innamorata".

Innamorata, sempre e per sempre. La Signoret continua a recitare, scrive libri (La nostalgia non è più quella di un tempo), continua a vincere premi, ma inizia a percorrere una strada – alcol – che è quasi di autoannientamento, affinché il suo Yves a poco a poco brilli sempre più di lei, sia più prezioso, più affascinante. Finisce per incarnare nella vita reale le donne che ha portato sullo schermo, quella loro dolorosa disposizione a vivere anche nelle condizioni più desolate, pur di amare. Alla sua morte Montand si risposa, e nell’88 ha un figlio. Ma dal ’91 la tomba in cui Yves riposa al Père-Lachaise è la stessa di Simone.

 

 

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