Mercoledì 24 Aprile 2024

Ora Roman Polanski fa causa agli Oscar

Harland Braum, avvocato di Roman Polanski, contesta la decisione dell'Academy relativa all'espulsione del suo assistito

Foto: AFP PHOTO/Valery HACHE

Foto: AFP PHOTO/Valery HACHE

Settimana scorsa l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, cioè l'organizzazione che presiede gli Oscar, ha espulso Roman Polanski perché la sua condotta è "contraria agli standard etici che sostengono i valori dell'Academy". Ora l'avvocato del regista contrattacca, contestando in sede legale questa decisione. Per approfondire: Roman Polanski e Bill Cosby espulsi dagli Oscar LA CONTROMOSSA DI ROMAN POLANSKI Secondo quanto riportato dal Los Angeles Times, l'avvocato di Polanski (Harland Braum) sta lavorando in punta di diritto. Nella lettera che ha inoltrato all'Academy si legge infatti: "Non stiamo contestando il merito dell'espulsione, bensì il fatto che la vostra organizzazione ha palesemente violato i propri standard di condotta, oltre a quelli richiesti dalle leggi che regolamentano le corporazioni statunitensi". In sostanza, a Roman Polanski non è stato concessa la facoltà di difendersi e di conseguenza la decisione di estrometterlo dai membri dell'Academy è impugnabile. POLANSKI: #METOO È IPOCRITA Dal canto suo, Polanski non fa nulla per calmare le acque. In una recente intervista concessa al magazine Newsweek Polska, ha dichiarato, a proposito del movimento #MeToo: "Credo che sia un esempio di isteria di massa come quelli che talvolta si verificano nella storia dell'umanità. In alcuni casi è molto drammatico, vedi la rivoluzione francese o la strage di san Bartolomeo, in Francia, mentre altre volte è meno sanguinoso, come accaduto durante il maccartismo negli Stati Uniti o durante il 1968 in Polonia. Penso che su #MeToo tutti si siano accodati al carro per paura, più che altro. Secondo me è un'ipocrisia assoluta". UN ATTO CHE "SERVE SOLO ALL'APPARENZA" Secondo quanto riportato dal Guardian, in aiuto di Polanski è arrivata niente meno che Samantha Geimer, che ha definito la decisione dell'Academy "un'azione brutta e crudele che serve solo all'apparenza". La Geimer non è una voce neutrale, in questa faccenda. Nel 1977 Polanski è stato infatti accusato di una serie di reati nei suoi confronti: dopo un patteggiamento, che ha portato all'archiviazione delle accuse più gravi (compresa quella di stupro), il regista si è riconosciuto colpevole di "rapporti sessuali illeciti con un minore". La pena fu relativamente lieve, perché il reato in questione non contempla un rapporto sessuale forzato, ma Polanski venne informato che il giudice intendeva disattendere il patteggiamento e condannarlo a 50 anni di prigione. Decise così di lasciare gli Stati Uniti il giorno prima della sentenza: come cittadino francese ha diritto a non essere estradato, ma il fatto di non essersi presentato all'audizione fa sì che ancora oggi il giudizio sia pendente. COSA SUCCEDE ORA? La questione è complessa, perché non è escluso che ci siano effettivamente i margini per costringere l'Academy a rimangiarsi la decisione di espellere Roman Polanski. L'avvocato di quest'ultimo sottolinea anche che è sbagliato associare le posizione del suo cliente a quella di Bill Cosby, fresco di condanna per violenza sessuale. La diffusa "cultura dello stupro", a Hollywood ma non solo, rende però particolarmente delicato l'argomento, perché non può passare il messaggio, errato, che si possa restare impuniti. A prescindere dalla posizione di Polanski. Leggi anche: - Meghan Markle e Harry: pub aperti fino all'una per festeggiare le nozze - L'impatto del turismo sul clima: quattro volte peggio del previsto - Quantico 3: gli agenti FBI sbarcano su Fox