Venerdì 26 Aprile 2024

"Qui Nicolò Carosio": la prima volta 90 anni fa

Il 1° gennaio 1933 la radiocronaca completa di una partita: Italia-Germania 3-1. Nacque così la leggendaria “Voce“ del nostro calcio

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di Carlo

Cavriani

"Gentili ascoltatori buongiorno. Qui è Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta". Uno stile confidenziale. Sono passati 90 anni, ma quella voce vigorosa e cordiale allo stesso tempo resterà nella storia. È quella della prima radiocronaca ufficiale di una partita intera di calcio. Niente collaboratori, nessun commentatore tecnico a fianco. Lui e basta. Nicolò Carosio entra nelle case degli italiani e diventa la Voce. Primo gennaio 1933, piena epoca fascista. Allo stadio Littoriale di Bologna, dove campeggia una statua equestre di Benito Mussolini, presenti le massime autorità guidate dall’onorevole Leandro Arpinati, dirigente federale e uomo politico di primo piano del fascismo, Italia e Germania si affrontano per la quinta volta. La pioggia del mattino lascia il posto a un freddo pungente. La città è ancora in disordine per i festeggiamenti di San Silvestro. Orario d’inizio 14.30. I prezzi del biglietto d’ingresso variano da 4 a 30 lire, 25mila spettatori paganti. La banda della milizia ferroviaria suona l’inno tedesco, poi la Marcia Reale e l’inno Giovinezza. I giocatori italiani, in maglia azzurra, entrano in fila indiana e salutano romanamente.

Sulla Torre di Maratona c’è un giovanotto di 26 anni, alto e magro, stretto in un lungo e pesante cappotto, in testa il classico Borsalino. Sta tutta la partita in piedi. È Carosio che racconta il velocissimo gol del tedesco Rohr al 2° minuto, poi le reti di Meazza, Costantino e Schiavio e il grande successo degli azzurri (3-1). Nicolò Carosio racconta con la sua calda voce piena di epica e poesia le imprese della Nazionale. Da quel momento il radiocronista, Nick per gli amici, accompagnerà la leggenda azzurra in otto campionati del mondo e tre olimpiadi. Le sue cronache alla radio somigliano più all’interpretazione di un grande attore per un’importante prima teatrale, che al resoconto di una partita di calcio.

Memorabili i suoi neologismi come "quasi rete". Il regime proibisce i termini stranieri e Carosio trasforma il "cross" in traversone, il "corner" in calcio d’angolo e il "gol" appunto in rete. L’enfasi che mette nelle sue radiocronache però non ha nulla a che vedere con quella del fascismo. È sempre corretta da un pizzico d’ironia, ereditata dalla madre inglese, Josy Holland, pianista. Il padre, Paolo, siciliano, è un severo ispettore di dogana. Per imparare il mestiere Nicolò (nato a Palermo nel 1907) frequenta per qualche tempo a Londra il campionato inglese e prende contatto con un santone del calcio britannico, Chapman, allenatore dell’Arsenal.

Carosio è un grande professionista. Prima della partita entra negli spogliatoi delle squadre per "conoscere bene i giocatori e memorizzare le loro facce". Si fa ripetere più volte il nome e il ruolo di atleti spesso sconosciuti che non portano neppure i numeri sulle maglie. La numerazione sarà introdotta nel 1939-40. Le sue cronache non sono mai strillate. Per lui i fuoriclasse in campo non "dribblano i cammelli nel deserto". Spesso si limita ai nomi dei giocatori, ma in modo sempre appassionato. Diventerà un mito, la sua popolarità immensa. Nelle giornate fredde d’inverno, mentre adesso i cronisti all’intervallo dicono che l’arbitro manda tutti a bere un tè caldo, lui si congeda dagli ascoltatori con altro spirito: "A Dio piacendo, adesso andremo a berci un bel whiskaccio". Altri tempi.

Passerà dalla radio alla televisione, commentando circa tremila partite. Sarà il primo telecronista e terrà a battesimo, nelle domeniche iniziali, anche Tutto il calcio minuto per minuto. Nel mondiale messicano del 1970, in un afoso pomeriggio di Toluca, l’arbitro brasiliano De Moraes annulla una rete che Gigi Riva aveva segnato al portiere israeliano Vissoker, per un fuorigioco sbandierato dal suo assistente africano. Carosio impreca contro il guardalinee etiope.

Alla Rai succede un terremoto. Viene escluso per punizione prima di un divorzio burrascoso e definitivo. Riabilitato solo quasi quarant’anni dopo dalla Domenica Sportiva di Massimo De Luca. Visionando l’intera telecronaca originale ripescata dagli archivi Rai, Carosio non rivolge alcun insulto razziale al guardalinee. Nick muore nel 1984, lasciando il ricordo e il fascino della sua voce.

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