Mercoledì 24 Aprile 2024

Quando Conrad scandì: la Russia non è Europa

L’autore di ’Lord Jim’ era nato nell’attuale Ucraina e avversava il potente vicino: "È dispotismo asiatico, nemico dei valori occidentali"

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Cesare De Carlo

Jozef Teodor Konrad Korzeniowski, questo era il vero nome. Era nato nel 1857 a Berdichev e aveva trascorso l’infanzia a Zhitomir, duecento chilometri a sudovest di Kiev. Gli invasori russi ci sono passati nella loro avanzata verso est accompagnati dalle maledizioni postume di questo personaggio. Non uno qualsiasi, una gloria della letteratura mondiale. Era Joseph Conrad nella versione inglese. Ma era ucraino, al pari di Gogol, Babel, Grossman e di altri celebri scrittori. Scrittori ucraini più che russi. O di origine ucraina: da Bulgakov agli stessi Puskin e Cechov, che pur non essendo nati da quelle parti in Ucraina trascorsero periodi significativi. Ma nessuno aveva per la Russia lo stesso disprezzo, il livore, l’odio manifestati da Conrad nei suoi romanzi, e confermati dalle atrocità commesse in questi mesi dalle truppe di occupazione.

Ecco che cosa scrive in Autocrazia e guerra del 1905, lo stesso anno della disastrosa sconfitta russa contro il Giappone e del fallimento della prima rivoluzione russa: la Russia non è Europa, "è un dispotismo asiatico, implacabilmente nemico dei valori umani della civiltà occidentale". Ne L’agente segreto (1907) parla della "incontrollata, furiosa, deliberata disseminazione di milioni di criminali nell’Europa occidentale". In Sotto gli occhi dell’Occidente (1904) denuncia la "vera anima della Russia" che è un misto di "ipocrisia, violenza, distruzione demenziale, vocazione al tradimento" seguita dalla "sindrome dostoevskiana della vigliaccheria e dell’angoscia che anela all’assoluzione spirituale". Le sue rivoluzioni sono farse tragiche e crudeli "naufragate in un mare di sangue". E – da notare – quando scriveva mancavano tredici anni a quella rivoluzione di Ottobre che anche i comunisti di casa nostra esaltavano come un momento liberatorio dell’umanità dalla schiavitù del capitalismo.

Quattro mesi prima dell’avvento dei bolscevichi al potere, Conrad definiva inaffidabile e inutile la partecipazione russa nella guerra contro la Germania. E quattro mesi dopo: "È un Paese in decomposizione, prigioniero di un passato che ha le sue radici nella barbarie delle tribù dell’Asia centrale".

E ancora: "...ora è più pericoloso che mai, più dei Tartari e dei Turchi, perché la sua ferocia non deriva più dalla selvaggia arretratezza delle razze nomadi ma da un enorme, ribollente massa di pura corruzione morale generante violenza gratuita di ogni tipo".

Da dove veniva tanta "ripugnanza per la mentalità russa e il suo emozionalismo"? Dalla sua infanzia e dalle sopraffazioni sistematiche sulla Polonia. Korzeniowski è un nome polacco. La famiglia viveva in Ucraina nella seconda metà dell’Ottocento, quando la società ucraina era composta da tre classi sociali: i russi, che formavano la burocrazia di potere, i polacchi che possedevano le terre, gli ucraini che facevano i contadini. Poi nel 1863 il padre Apollo partecipò alla rivoluzione polacca contro la monarchia zarista. Nella repressione che ne seguì, l’intera famiglia fu esiliata in Siberia. La madre ne morì. Il padre poco dopo ma non senza avere trasmesso al figlio un saggio dal titolo Polonia e Muscovy.

Muscovy stava per Russia , definita la piaga dell’umanità, l’essenza di barbarie e caos, la negazione del progresso. Di qui l’obbligo morale della rivolta. Il giovane Jozef adorava suo padre. Ma non ne condivideva la pulsazioni radicali, non credeva cioè nella rivolta e nemmeno nell’anarchismo tirannicida che allora aveva molti proseliti anche in Occidente. La Russia andava solo maledetta. E basta. Nessuna speranza di cambiarla se non in peggio.

A 15 anni con l’aiuto dello zio riparò in Svizzera e da lì a 17 andò a Marsiglia e si imbarcò. In mare trascorse quasi venti anni. Girò il mondo. Ne trasse spunti per i suoi famosi romanzi da Lord Jim a Nostromo, a Palestina, a Il negro del Narciso, a Cuore di tenebra e molti altri. Prese la cittadinanza inglese. Cambiò, anzi gli cambiarono il nome. Imparò la lingua e si dedicò ancora di più alla scrittura pur continuando a viaggiare. Divenne anche capitano di un mercantile. E affinò la sua formazione culturale sino a diventare quello che Balzac definiva uno "storico naturale della società". Nel 1924, prima di morire, rifiutò la nomina a baronetto della corona inglese. Gli sembrava un tradimento verso l’amata Polonia.

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