Mercoledì 24 Aprile 2024

Gianni Morandi con Al Bano e Ranieri. "Noi tre, ragazzi poveri cresciuti a canzoni"

Gianni Morandi stasera sul palco nell’inedito trio con Al Bano e Massimo Ranieri. "E chissà che non facciamo davvero un tour"

Gianni Morandi  (78 anni)

Gianni Morandi (78 anni)

Ci sono Rose rosse, Se bruciasse la città, Perdere l’amore, ma anche Nel sole, Felicità e ancora Uno su mille, Andavo a cento all’ora, In ginocchio da te nel super trio che affianca eccezionalmente in questa seconda serata Gianni Morandi a Massimo Ranieri e Al Bano. Ma c’è pure l’omaggio ad Umberto Bindi di una versione corale de Il nostro concerto.

Morandi, finalmente assieme. Che effetto le fa questo trio?

"Lunedì quando ho sentito i nostri successi mischiarsi sul palco, in platea, in galleria, è stato bellissimo. Canzoni superpopolari come Nel sole, Rose rosse, In ginocchio da te che ci hanno fatto tornare ragazzi, quando eravamo rivali. Quando facevamo Canzonissima e ci sfidavamo in classifica. Ritrovarci lì a cantare tutti e tre assieme è un’occasione bellissima".

È dagli anni Novanta che Al Bano insegue questo progetto. Ma c’è voluto Amadeus per realizzare i suoi sogni.

"La verità è che avevo paura di confrontarmi con Al Bano e Massimo: hanno delle voci che mettono paura. A parte gli scherzi, questa cosa si doveva fare. E finalmente la facciamo. Al Bano ci ha già detto di avere già pronti per noi quattro spettacoli in giro per il mondo".

Stasera c’è da aspettarsi di tutto.

"Al Bano è proprio tosto, un uomo della terra, forte, deciso. E poi è bella questa storia dei tre figli di povere famiglie che si ritrovano dopo aver fatto così tanta strada. Ricordo Ranieri nella Canzonissima condotta da Peppino De Filippo, aveva 15 anni. Al Bano, invece, l’ho scoperto nel ’67 sentendolo cantare Nel sole mentre facevo il militare. Avevo davanti un anno e mezzo di naja e iniziai a preoccuparmi che queste nuove leve mi togliessero il posto".

Una canzone di Massimo che avrebbe voluto cantare lei?

"Sicuramente Perdere l’amore che Marcello Marrocchi, uno degli autori, mi aveva pure fatto ascoltare. Ma io ero legato ai miei autori, gente come Migliacci o Zambrini, dissi no. Per strada ne ho perse tante, ma ne ho trovate pure di meravigliose e va bene così. È una grandissima canzone che sarebbe potuta andare bene pure anche per me. In ginocchio da te l’avrebbe potuta cantare benissimo Massimo. Di Al Bano avrei voluto cantare la stessa Nel sole, mentre lui si sarebbe trovato bene probabilmente con pezzi ariosi, dal sapore pucciniano, come Se non avessi più te o Non son degno di te".

Finito Sanremo, a marzo, l’aspettano i palasport. E poi cosa fa? Dà retta ad Al Bano?

"Chissà che non dia retta ad Al Bano. Ci possiamo pensare a questa cosa, abbiamo una certa età ed è bello fare progetti a lunga distanza. Al Bano vorrebbe fare l’America del Nord, quella del Sud, l’Australia, la Spagna".

Nella serata d’apertura, intanto, ha fatto cantare l’inno nazionale a tutto l’Ariston.

"Meno male che, dopo l’adrenalina della gara di un anno fa, stavolta pensavo di emozionarmi di meno. Ma davanti al presidente come fai. Il Canto degli Italiani l’avevo cantato prima di qualche partita della Nazionale Cantanti e il 2 giugno scorso in un’Arena di Verona deserta per celebrare la Festa della Repubblica su RaiUno. Però questa è stata tutta un’altra cosa".

Ha pure trovato modo di scherzare sul suo repertorio.

"Già, ho cantato le mie canzoni brutte. Un gioco che facevo già in teatro per strappare un sorriso alla gente recuperando quelle che non sono riuscite al massimo con testi tipo: “Non cercare una mela sul pero perché non c’è. Ci credi o no? Ci credi o no? Chissà, però. Se un somaro si mette il pigiama una zebra non è…“, canzoni terribili".

 

 

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