Venerdì 26 Aprile 2024

Marco Giallini principe di Roma: "Una storia di redenzione"

Per l’attore il primo film in costume sotto la guida di Edoardo Falcone. "La mia principale qualità? Credo il cuore, l’umanità. Ma una corazza ci vuole"

Marco Giallini, 59 anni, nei panni del protagonista del film "Il Principe di Roma"

Marco Giallini, 59 anni, nei panni del protagonista del film "Il Principe di Roma"

Roma, 23 novembre 2022 - Le strade di Roma sono popolate di fantasmi. A Bartolomeo Proietti, ricco e avido signore che brama di acquisire il titolo di principe, capita di incontrarne più d’uno, da Giordano Bruno a Beatrice Cenci a papa Borgia, in un viaggio indietro e in avanti nel tempo. Siamo nel 1829, nella Roma papalina con Il Principe di Roma, regia di Edoardo Falcone, Marco Giallini protagonista. Accanto a Giallini, Giulia Bevilacqua, Sergio Rubini, Filippo Timi, Denise Tantucci, Giuseppe Battiston.

Per Giallini, il primo film in costume, tra carrozze e nobili magioni. Un personaggio inizialmente bieco, disposto a sborsare una grande somma per sposare la figlia di uno spiantato principe e conquistare l’ambito titolo. "Ma quello che compie Bartolomeo, è un percorso di redenzione. Una presa di coscienza che lo porterà a rivedere le sue scelte", spiega Giallini. E Falcone afferma: "Non poteva che essere Marco a interpretare questo ruolo perché soltanto lui in questo momento incarna la romanità".

Il regista svela qual è stata la sua fonte di ispirazione. "Da sempre volevo fare un film che parlasse della Roma del Papa re, e il film di Luigi Magni Nell’anno del Signore è un caposaldo. E volevo fare un film non soltanto comico, ma che parlasse di temi universali. Mi è venuto in aiuto Il Canto di Natale di Dickens, un libro che è la storia di una trasformazione, con questo Scrooge ambientato nello stesso periodo ma a Roma". Non un film di Natale, che Falcone e Giallini hanno già realizzato insieme l’anno scorso, Io sono Babbo Natale , ultima interpretazione di Gigi Proietti. E il nome del protagonista, Bartolomeo Proietti, diventa un omaggio all’attore scomparso, la cui figlia Carlotta è presente in un piccolo ruolo.

"È il terzo film che faccio con Falcone (il primo era stato Se Dio vuole nel 2015, ndr ) e so che lui studia tutto nel dettaglio, con grande scrupolo, io quindi non mi sono preparato eccessivamente. Ho letto un po’ ma tanto poi Falcone fa quello che vuole. Si prepara lui e poi dice a me cosa devo fare. Nonostante l’aspetto così mite, ti dice una cosa e se ne va, per cui non hai nemmeno la possibilità di dire la tua – spiega Giallini – Fare un film in costume è stato divertente, anche se quando abbiamo girato eravamo ancora in piena pandemia – aggiunge – e avere intorno tutti con le mascherine non era il massimo".

Viene subito in mente, come riferimento, il Marchese del Grillo di Sordi, ma Giallini fa i nomi anche di altri attori, non solo romani. "Un’ispirazione diretta no, ma certo sono cose che uno si porta dentro, che ha assorbito. E quindi, sicuramente Sordi, ma anche Aldo Fabrizi, uno dei più grandi. Paradossalmente Vittorio Gassman, anche se era nato a Genova, e ancora Tognazzi e tutti quelli che citiamo sempre. E spero che tra una quarantina d’anni citeranno anche noi".

Attore che passa con successo dal cinema alla televisione, Giallini dice: "La mia principale qualità? Credo il cuore, l’umanità. Mi dicono, sei rimasto lo stesso. Sì, ma sono gli altri che non mi vedono uguale. Come fai? Ci vuole un po’ di corazza. In cinema vedo tutte corazze. Credo che la mia qualità sia un difetto in un mondo, non solo del cinema, come questo".

 

 

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