di Benedetta Cucci
Torna a Venezia il cinema di Yuri Ancarani, dopo Atlantide nel 2021. Il videoartista e regista italiano prosegue la sua ricerca sul comportamento maschile e con la sua ultima opera Il popolo delle donne sarà domenica alle Giornate degli Autori. La protagonista del film è Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista con 45 anni di lavoro clinico alle spalle, che parla in una lectio magistralis nel cortile della Legnaia alla Statale di Milano (nella foto). Il film di 65 minuti evidenzia il rapporto fra la crescente affermazione sociale delle donne e l’aumento della violenza sessuale maschile, fenomeni che nel corso del film vengono descritti come direttamente proporzionali.
Ancarani, come è nato il film?
"Ho incontrato Marina a Milano tempo fa per parlare del progetto di Atlantide, dove avevo a che fare con minorenni e ragazzi molto giovani e avevo necessità di un supporto professionale che mi portasse a comprendere certe dinamiche. Da sempre faccio una ricerca sul comportamento maschile e in questo caso avevo avuto a che fare con i classici gruppi di giovani maschi, il branco, e lei mi è stata di grande aiuto. Marina mi spiegava con tale semplicità un concetto così complesso, da farmi pensare e dirle: bisogna farci un film. Volevo mi raccontasse la sua ricerca, ma lei mi ha risposto tante volte di no".
Perché?
"Perché diceva che le persone non sarebbero state così interessate alle sue parole. Poi l’ho convinta e adesso che il film esce è molto contenta".
Perché le sue parole potrebbero non piacere?
"Il film spiega che bisogna demolire gli stereotipi sia maschili che femminili. Prendiamo per esempio i fatti di cronaca di questa estate del 2023 e che rendono il film incredibilmente puntuale. Si parla molto di rieducare i ragazzi sugli stereotipi maschili del passato, che oggi non hanno più senso di essere nel sistema educativo, e qui siamo tutti d’accordo, ma bisogna andare anche oltre. Marina fa un’introduzione molto importante su cos’è la violenza e allo stesso tempo spiega che non è più tempo di educare le bambine senza spiegare come comportarsi se ci si trova in una situazione complessa, perché si dà per scontato che ci sia sempre una figura maschile a proteggerle. La tesi del film e di Valcarenghi è che quanto più il mondo delle donne si afferma, tanto più si acuisce la violenza insofferente di una parte del mondo maschile".
Tutto cambia nulla cambia?
"Marina spiega con molta precisione la realtà di cui noi ci dimentichiamo, ovvero che per tremila anni la superiorità degli uomini nei confronti delle donne è stata la normalità e poi, in qualche decennio, la liberazione femminile che c’è stata in tante parti del mondo e che è partita negli anni Settanta, non è stata gestita pensando a cosa sarebbe potuto succedere. Un cambiamento così repentino e bellissimo necessitava di una gestione psichica sia degli uomini sia delle donne e le donne si sono ritrovate a mostrare intelligenza e competenza, ma in una società maschile che non è cambiata".