Lunedì 14 Luglio 2025
Maddalena De Bernardi
Magazine

World Gin Day 2025: storia e curiosità del celebre distillato al ginepro

Dalle origini medicinali nelle Fiandre alla rivoluzione dei cocktail, il viaggio secolare del gin tra alambicchi, spezie e cultura pop

Gin Day 2025: storia del gin

Gin Day 2025: storia del gin

Il 14 giugno 2025 torna il World Gin Day, evento internazionale nato nel 2009 a Birmingham.

Protagonista indiscusso della mixology contemporanea, il gin oggi vive una nuova giovinezza grazie a micro-distillerie, produzioni artigianali e sperimentazioni botaniche: una cultura in continua evoluzione.

Dai sentori balsamici del ginepro alla complessità delle botaniche moderne, il gin continua a reinventarsi. Si tratta di una bevanda dall’anima antica, in grado di raccontare la storia d’Europa unendo cultura, passione artigiana, territorio. 

Dal jenever olandese al London Dry, origini del distillato aromatico

La storia del gin affonda le radici nel jenever, un distillato medicinale a base di ginepro nato nei Paesi Bassi nel XVII secolo. La sua storia intreccia medicina, botanica e alchimia.

Il nome deriva dal ginepro (Juniperus in latino), pianta dalle proprietà curative nota fin dall’antichità. In olandese, il distillato a base di bacche di ginepro era chiamato jenever (o genever), termine che, abbreviato e anglicizzato, in seguito diede origine alla parola “gin”.

Si ritiene che la prima vera elaborazione di un prototipo di gin sia avvenuta nei Paesi Bassi, e in particolare a Leida, dove nel XVII secolo il medico Franciscus Sylvius de la Boe iniziò a distillare un tonico a base di ginepro e alcol come rimedio per i disturbi renali e la gotta. L’intento era medico, ma il risultato piaceva anche al palato.

Utilizzato inizialmente come rimedio per la salute, il distillato divenne rapidamente popolare anche per il suo gusto secco e aromatico. A esportarlo in Inghilterra furono i soldati britannici, che lo assaggiarono durante le guerre nelle Fiandre. Qui, con la salita al trono di Guglielmo d’Orange, il gin trovò terreno fertile: nacque così il London Dry, più pulito e secco rispetto alla versione olandese, destinato a diventare uno dei distillati più amati al mondo.

A Londra, tra il 1720 e il 1750, il gin divenne così economico e diffuso che scoppiò una vera epidemia sociale: il cosiddetto Gin Craze. Le distillerie erano ovunque, anche nei quartieri più poveri. La qualità era spesso pessima e la situazione degenerò a tal punto che il Parlamento fu costretto a intervenire con leggi restrittive per limitarne il consumo.

Dall’epoca vittoriana alla mixology del XXI secolo

Se in epoca vittoriana si definì il profilo del London Dry, futuro stile di riferimento per la mixology classica, iniziò a diffondersi anche l’ormai celebre Gin & Tonic, ideato dagli ufficiali inglesi in India per mascherare l’amarezza del chinino, usato contro la malaria.

In seguito, nell’arco del Novecento il gin diventerà protagonista di cocktail leggendari come il Martini, il Negroni, il French 75. Una storia che non smette di rinnovarsi: il nuovo millennio ha visto novità ed evoluzioni grazie alle micro-distillerie e i gin botanici.

Gin botanico: identità e ricerca nel bicchiere

Il gin è definito dalla presenza predominante del ginepro. Infatti, per essere definito “gin”, un distillato deve contenere bacche di ginepro come aroma dominante. Si tratta di un requisito stabilito a livello europeo.

Fra le sperimentazioni botaniche creative oggi troviamo gin al mirto, ai fiori di lavanda e persino alle alghe. Fra gli ingredienti appaiono scorze di agrumi, spezie come pepe rosa o coriandolo, rosmarino, fiori di lavanda, angelica ed erbe selvatiche.

Accanto ai marchi storici, si moltiplicano i piccoli produttori che curano filiere locali e sostenibilità. Il 2025 conferma anche la crescita del mercato del non-alcoholic gin, ossia distillati analcolici con le stesse note aromatiche del gin tradizionale. Un trend che intercetta nuove abitudini di consumo e stili di vita sobri.