Mercoledì 24 Aprile 2024

La villa rotante: un salto nel futur(ism)o

A Verona sta andando in rovina il capolavoro razionalista realizzato nel ’35, un’anticipazione della moderna eco-architettura

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di Andrea Cionci

Una villa che gira su se stessa per essere sempre riscaldata dal sole, cambiare panorama e inseguire gli ultimi raggi di luce anche nei mesi invernali. Non è l’ultimo, fantascientifico ritrovato straniero nel campo dell’ingegneria bioedilizia, ma un primato italiano, capolavoro razionalista edificato in appena sei anni dal 1929 al ’35.

Non poteva chiamarsi diversamente “Villa Girasole” che fu concepita dall’ingegnere Angelo Invernizzi (1884-1958) insieme all’amico architetto Ettore Fagiuoli (1884-1961). Adagiata fra le verdi colline a 14 chilometri da Verona, presso il borgo di Marcellise, è incredibilmente poco nota avendo subìto la damnatio memoriae di tutta l’arte e l’architettura prodotte durante il Ventennio.

Fu voluta da Invernizzi non solo per realizzare l’utopia futurista dell’"immobile in movimento" e dare così lavoro ai suoi concittadini di Marcellise, ma anche come progetto sperimentale per la cura dei tubercolotici, che venivano allora curati con l’elioterapia. L’idea sarebbe stata quella di esportare questo modello all’estero, negli Usa, ma poi scoppiò la guerra e addio sogni di gloria.

L’ingegnere, animo nobile, era un uomo d’azione: già capitano del Genio durante il primo conflitto mondiale, era stato decorato con la Military Cross inglese e la Croce di Cavaliere della Corona d’Italia. Ammiratore di Marinetti e del suo culto per il movimento, a Genova si affermò progettando, primo in Europa, un garage sotterraneo elicoidale in calcestruzzo, oltre a numerosi edifici. (Sarà coautore – nel ‘39, con Piacentini – anche del grattacielo di Genova, allora il più alto d’Europa).

Giunto al successo, poté così concedersi di realizzare il suo buen retiro: Villa Girasole, composta da due corpi di fabbrica disposti a “V” intorno a una torre di 42 metri – simile a un faro – che ne costituisce l’asse di rotazione impedendone le oscillazioni. La parte meccanica fu affidata al giovane ingegnere Romolo Carapacchi. La villa poggia su 15 carrelli che scorrono su una ralla a tre rotaie circolari. Due motori elettrici, dal consumo inferiore a 6 cavalli, azionati da una semplice pulsantiera a tre bottoni (Avanti, Indietro, Arresto), facevano ruotare l’intero fabbricato – del peso di 1500 tonnellate – alla velocità di 4 millimetri al secondo.

La struttura in cemento armato è tamponata da lastre in Eraclit – un conglomerato di legno e magnesite di invenzione italiana prodotto ancor oggi – e rivestita con Alluman, una lega leggera che dona alla villa un che di futuristicamente “aeronautico” (all’epoca si rivestiva quasi sempre il cemento armato, ben conoscendo i danni che le infiltrazioni d’acqua avrebbero prodotto sulle anime metalliche). L’interno della villa venne poi sobriamente decorato in stile Déco da Fausto Saccorotti.

Il primo movimento della casa rotante fu compiuto nel 1933, ma la meravigliosa apparecchiatura si è arrestata ai primi anni 2000 per un leggero cedimento del terreno che ha deformato le rotaie. La Villa fu lasciata dalla figlia di Invernizzi, Lidia, alla banca Cariverona e a un fondazione intitolata ai genitori. "L’idea di mia zia era di farne un museo del ‘900 – spiega la nipote Stefania Ghiglione – e di ospitarvi studiosi di architettura da tutto il mondo. Sono sette anni che tutto è fermo a causa di un contenzioso per la cessione dei campi circostanti. Purtroppo, la villa sta morendo: una parte della torre centrale è già crollata e si teme per il resto".

Eppure, rimettere in funzione questo gioiello sarebbe una grande occasione di promozione turistica del Soave, già popolato da splendide ville cinque-settecentesche e ottime cantine vinicole, a un tiro di schioppo dal centro di Verona.

Per non parlare dell’aspetto simbolico: un’Italia, magnifica ospite per lo studio e la cultura che, baciata da “un sole terapeutico”, si rimette finalmente in moto, orgogliosa dei suo genii e dei suoi primati internazionali.

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